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Mi fece mettere il taxi nel cortile interno " Almeno è al sicuro " disse. No vabbè, lo stavo pensando, ‘ sto qua è veggente. Presi il piumino e zainetto, scesi. Attendeva fuori, era altissimo, sfiorava i due metri, credo. Entrammo ed il cane ci accolse, un tenerissimo meticcio di una dolcezza assurda mi pare l’ avesse chiamato Piuma. Gli corse incontro balzellando e ululando. Un bell’ appartamento. Mi guardai intorno un po’ spaesata e non del tutto in me. Mai avrei pensato di ritrovarmi nella tana di un estraneo, "conosciuto" in trentacinque minuti la sera del 31 dicembre, cosi, completamente improvvisata. Allungò il braccio, anche se era più appropiato dire fronda di pino marittimo, mostrandomi dove fosse il bagno. "Se ti vuoi lavare le mani o fare pipì o altro, insomma, fai come se fossi a casa tua". Sul polso aveva un tatuaggio. Discreto e poco sgargiante, ma non capii che cosa fosse. Passai per il corridoio, in fondo, il bagno e nell’ angolo un piccolo disimpegno. Accanto, la camera da letto. C’ era una scatola di cartone con scritto "roba della stronza". Sbirciai in camera sua....un campo di battaglia Napoleonico era più ordinato, un chaos indescrivibile. Questo è di un’ altra lega... eeeeeh sarebbe una bella sfida entrargli in testa, pensai. Chissà che lavoro fa. Il bagno pulito. Aveva messo i diplomi al muro.....un pazzo. Matteo Matteucci nato a Pisa il 5/07/77. Settantasette? Cazzarola, ma ha quasi quarant’ anni. Ne dimostra massimo trenta. Feci pipì, mi detti una sistemata, sciolsi i capelli. Cambiai camicietta, mi struccai, assunsi un’ aria meno impostata, più selvaggia. Tornai in salotto, stava in piedi davanti al caminetto, guardava delle foto. Anche in questa circostanza mi sentivo sola, mi sentivo di troppo. "Puttana misera, ma chi è? ". Spiegarlo diventa difficile, alle volte sembrava un film di fantascienza misto magia. Aveva il potere di isolarsi così, su due piedi, di sparire, di azzerare ogni vibrazione. Mi porse il dolce ed il bicchiere di Coca. Si tolse la felpa, due tatuaggi per braccio. Sul sinistro l’ occhio di Horus e sul destro un nome: Mati. Allora ha una figlia. Sarà divorziato? Lo capisco, alle volte si sta meglio soli, però in due, alle volte aiuta. Ci sediamo per terra davanti al camino, potevamo andare sul divano ed invece no. Boh, cominciavo a non capirci più nulla. Mi sentivo in bilico, ma stranamente stavo bene. Mancavano pochi secondi a mezzanotte, fissò il fuoco, una lacrima gli scese sulla guancia. Provai disagio. Mi guardò sorridendomi. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma rimasi zitta, quasi intimorita. Un gesto naturale come una carezza, toccargli il ginocchio per quanto semplice, poteva essere inadeguato. Non volli disturbarlo, era chiaro, aveva demoni da placare. Non aveva paura di piangere, cosa rara negli uomini. Carattere sensibile, senza maschere. Più ci stavo e più mi piaceva. Aveva qualcosa di misterioso, di magnetico, di diverso da tutti gli altri. Faceva anche tenerezza.
Vedere un tipo di quasi due metri rannicchiato con le ginocchia al petto, come per cercare calore, fossi stata più coraggiosa l’ avrei abbracciato. Suscitava in me profondo rispetto. Guardai il fuoco, affidando alle fiamme i tormenti passati, sperando in un domani più sereno. Gennaio era giunto.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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