Il passerotto infreddolito s’era posato sul davanzale e con il becco cercava invano le briciole che era solito trovare, per sbarazzarsi dalla neve che lo aveva ricoperto, sbatté le ali irrigidite dal freddo siberiano. L’inverno era così gelido, che quando camminavi sopra la terra, sentivi lo scricchiolio dei passi. Un freddo intenso da gelare persino la mente.
Questo pensava Eugenio, mentre la sua mano tremava sulla tela ancora immacolata. Dopo una notte di forti nevicate, quella mattina finalmente era spuntato il sole che prepotentemente entrava nella stanza ed il bianco della neve gli rifletteva sugli occhi provocandogli fastidio. Erano giorni, anzi mesi che Eugenio non riusciva più a dipingere, come se la sua mano si fosse paralizzata e non avesse più nulla da rappresentare.
Ma poi pensava, che senso aveva? Dipingere non gli dava più nessuna gioia e poi nessuno ammirava i suoi quadri. Aveva creduto molto nelle sue doti e nella sua capacità di trasmettere sulla tela momenti di vita ed immagini di straordinaria bellezza, come può essere un tramonto sul mare o le montagne innevate, ma era rimasto deluso nel vedere che le persone che lo conoscevano, non avevano mai dato importanza alla sua passione, anzi, spesso lo deridevano e scherzando lo chiamavano il pittore mancato. Rabbiosamente scagliò i pennelli in aria e diede un calcio alla tela e pensò, chi se ne frega, al diavolo la pittura.
Agguantò il cappotto ed uscì, aveva bisogno d’aria e di vedere gente. Scese per strada e si infilò nel piccolo bar all’ angolo, Marta la barista, gli sorrise salutandolo: ”Ehi Eugenio, ti sei deciso a farti vedere, come stai?” Lui invece di rispondere educatamente, le ordinò una cioccolata calda e mentre stava aspettando che lo servissero, entrò nel locale una ragazza con dei libri sotto il braccio. Era tutta incappucciata e si intravedevano solo i suoi occhi verdi, due meravigliosi occhi di giada.
Si sedette al tavolino di fronte a quello di Eugenio e subito si sbarazzò di sciarpa, cappello e guanti. Eugenio restò folgorato dalla bellezza di quel viso dai tratti dolci e nello stesso tempo sensuali. Abbassò lo sguardo, non era abituato a fare la figura del pesce lesso, tuttavia non riusciva a staccare gli occhi da quella meraviglia.
Quella sì che sarebbe stato un bel soggetto da immortalare su tela. All’ improvviso avvertì la voglia di dipingere, di fissare l’emozione che stava provando. La ragazza ordinò un caffè ed aprì un libro, senza accorgersi dell’ interesse che aveva suscitato nell’ uomo. Eugenio si ricordò di avere una matita in tasca, la portava sempre con sé e sul tovagliolino di carta iniziò a disegnare quel volto che l’ aveva stregato completamente. La matita impresse velocemente su quel foglio occasionale il ritratto della ragazza. Fece appena in tempo, perché lei finalmente si accorse di lui e seccata per essere osservata insistentemente dall’ uomo, consumò in fretta il suo caffè e si avviò verso l’ uscita.
Eugenio era come impazzito, pensò: allora esiste l’ amore a prima vista! Pagò la sua cioccolata ed uscì dietro la ragazza. Lei camminava a passo spedito e di tanto in tanto si voltava perché si era accorta di essere seguita. Vedendo che era il ragazzo del bar, si fermò furiosa e lo affrontò, gli occhi erano diventati più scuri e lei incredibilmente più bella urlò: ”Si può sapere perché mi segui? Ti serve qualcosa?”
Eugenio riuscì a malapena a parlare: ”Ti chiedo scusa, ti andrebbe di posare per me?”
Lei scoppio a ridere: ”Ma stai scherzando vero? Posare per chi? Chi sei un fotografo?”
“ No, no!” Rispose Eugenio toccandosi i capelli, lo faceva sempre quando era particolarmente nervoso: ”Sono… ecco sono un pittore e credo che tu saresti perfetta come modella.”
Stella si incuriosì, a guardarlo bene aveva davvero l’ aspetto dell’ artista dannato: i capelli lunghi, lo sguardo rapito, la sciarpa multicolore, la barba un po’ lunga e infine non era niente male. Poi pensò tra sé che se l’ avesse pagata, le avrebbero fatto comodo un po’ di soldi, anche perché stava per finire i risparmi che le erano rimasti per l’ università. Rispose: “Se dovessi accettare quanto mi darai?”
Eugenio a stento riusciva a sopravvivere con quei pochi soldi che i genitori gli mandavano, credendo che stesse studiando, ma non voleva perdere l’occasione ed a costo di non mangiare nulla rispose: ”Ti va bene dieci euro all’ora?”
Lei fece finta di pensarci ma in realtà aveva già deciso: ”Per me va bene.”
Eugenio continuò dicendo: ”Se vuoi possiamo iniziare già da subito, abito proprio qua vicino.”
Lei stringendosi ancora di più il cappotto per il vento freddo che improvvisamente s’ era levato rispose: ”Non ora, possiamo fare questa sera.”
Eugenio sapeva che la sera con la luce artificiale i colori venivano falsati, ma per paura che la ragazza ci ripensasse accettò:” Va bene facciamo per le diciotto?”
Le diede l’ indirizzo e la vide sparire velocemente dietro l’ angolo. Ritornò a casa ed aspettò con ansia l’arrivo di Stella. Si fece buio e per di più riprese a nevicare, guardò giù dai vetri appannati e vide una figura camminare svelta, la riconobbe subito, era lei. Arrivò su in un attimo, Eugenio nel vederla cercò di controllare la sua impazienza di iniziare a dipingere. L’ aiutò a togliersi il cappotto ricoperto di neve e restò senza parole di fronte a quella figura slanciata ed aggraziata, non aveva solo un bel viso, ma anche un fisico mozzafiato.
Indossava una gonna molto corta ed un paio di stivali alti, da cui si intravedeva solo qualche centimetro di coscia, questo abbigliamento la rendeva particolarmente provocante. Lei sfrontatamente e sfidandolo con lo sguardo disse: ”Allora si inizia?”
Eugenio le chiese se voleva bere qualcosa ma lei rifiutò rispondendo: ”Siamo qui per lavorare, vero?”
Sempre più impacciato e di fronte alla determinazione di Stella preparò la tela sul cavalletto e le chiese di sdraiarsi sul divano. Lei con sensualità si adagiò sui cuscini, Eugenio le si avvicinò chiedendole di aprire almeno i primi bottoni della camicetta, Stella osservando l’effetto che faceva sull’ uomo, iniziò con grazia e molto lentamente a slacciarsi, dalla scollatura si intravedeva una pelle d’ avorio liscia ed i seni che prepotentemente sbucavano dalle coppe del reggiseno troppo succinto.
Il comportamento della ragazza rendeva tutto molto più difficile, infatti Eugenio, si sentiva molto coinvolto fisicamente e cercava di nascondere l’inevitabile innalzamento della sua virilità, sedendosi dietro la tela.
Prima di iniziare percorse con lo sguardo le forme seducenti di Stella dapprima si soffermò sulle bellissime gambe affusolate e slanciate poi risalì verso le cosce candide e sode, da cui si poteva scorgere la biancheria intima di pizzo nero.
Iniziò a dipingere, cercando di mantenere un dignitoso autocontrollo, si dava dello stupido, era la prima volta che una donna conosciuta da poco gli facesse perdere la testa in quel modo. Lei imperturbabile, continuò a posare con naturalezza, quasi come se l’ avesse fatto sempre. Dopo un paio d’ore, Eugenio disse che per quel giorno poteva bastare. Lei si passò maliziosamente la lingua sulle labbra inumidendole e poi ammiccando, se le mordicchiò.
A quel punto erano talmente vicini che il battito del cuore iniziò a galoppare. L’attrazione era così forte da essere palpabile, lui avvicinò la bocca alla sua, lei dischiuse le labbra accogliendolo in un bacio profondo in cui le lingue si incrociarono scambiandosi un piacere sublime e scatenando ad entrambi una fortissima emozione. Fu un bacio coinvolgente che fece scatenare in loro un desiderio folle di possedersi. Eugenio iniziò a baciarla dappertutto, mordicchiandole i capezzoli che in quel momento erano eretti dall’ eccitazione.
Stella emise un gemito stringendosi ancor di più a lui e quando lo sentì turgido da esplodere, le si aprì come un fiore trattenendolo dentro di sé il più possibile. Poi esplosero all’ unisono in un amplesso irrefrenabile ed infine, storditi per la passione travolgente restarono avvinghiati.
Dopo un po’ Stella si alzò e si rivestì, dicendo che l’indomani aveva delle lezioni all’ università e forse non sarebbe potuta venire, ma era solo una scusa, infatti da quel giorno non si fece più vedere.
Eugenio la cercò dappertutto chiedendo informazioni a chiunque incontrasse, ma nessuno pareva conoscerla, intanto cercò di completare il ritratto con gli occhi della memoria. Ricordava tutto di lei, ogni minimo particolare, ogni parte del suo corpo. Dopo quell’ opera ne dipinse altre e con lo stesso soggetto. La sua musa ispiratrice.
Erano passati alcuni mesi e l’amico di Eugenio, Riccardo, vedendo i suoi dipinti, le piacquero così tanto che gli propose di allestire una piccola mostra. Questo lo impegnò alcune settimane poi finalmente a fine estate, tutto fu pronto.
Intanto, la notizia della mostra si era diffusa e la manifestazione ebbe un discreto successo. Molte furono le persone che andarono a visitarla, fra queste una giovane coppia. L’uomo teneva stretta la ragazza per la vita, baciandola di tanto in tanto e quando l’ attenzione di lui si soffermò sui dipinti, restò ammutolito e rivolgendosi a lei le disse: ”Stella guarda come ti somiglia la donna raffigurata in queste opere.”
Lei non sapeva che la mostra allestita era del giovane pittore per cui aveva posato per una sola volta. Cercò di mantenere la calma e rispose sorridendo nervosamente: ”Ma dai scherzi? Io sono molto più bella.”
Eugenio rivedendola, avvertì un mare di emozioni, si accorse che non l’aveva mai dimenticata. Seguì la coppia verso l’uscita, lei in quel momento si girò guardandolo negli occhi ed il suo sguardo fu più eloquente di mille parole. Ne era certo, nemmeno lei l’ aveva dimenticato.