I ladri. Abbiamo tutti paura dei ladri, che siano essi piccoli scippatori o ladri di professione, di quelli che, superando le barriere altamente tecnologiche dei sistemi d’allarme più innovativi, riescono ad entrare nelle nostre case, portandosi via oggetti preziosi, denaro, pezzi di grande valore, spesso più affettivo che reale.
Eppure c’è un ladro che ci deruba quotidianamente, puntuale, irrefrenabile, non perseguibile dalla legge, che non ha bisogno di aprire porte blindate o tagliare abilmente i vetri delle nostre finestre, per portarci via ciò che maggiormente ci sta a cuore, la vita.
Questo Arsenio Lupin invisibile, sempre presente accanto a noi, di notte e di giorno, è il Tempo.
Ma che banalità! Tutti lo conosciamo e siamo consapevoli di ciò che combina da mattina a sera, quale incommensurabile ricchezza ci sottrae per non restituircela mai più, gli attimi, i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni. Tutti sappiamo, eppure, come accade per la certezza della morte, fingiamo di non sapere e andiamo avanti, come se nulla accadesse, mentre in realtà il nostro vivere è un continuo perdere e finire.
Ma che discorsi! E basta! L’ hanno detto già i più grandi filosofi e i più grandi poeti!
Lo so bene, ma quello che continua a meravigliarmi è lo straordinario funzionamento della mente umana, la sua capacità di non concentrarsi mai (se non in rari momenti di riflessione) su questa realtà tanto evidente quanto abilmente accantonata dai meccanismi di sopravvivenza del nostro super io.
Accade un po’ la stessa cosa quando ci ostiniamo a negare concetti come quello di "infinito”, soprattutto in senso spaziale.
A scuola, di tanto in tanto, un po’ per fare una pausa durante le ore di Letteratura Italiana o di Latino, talvolta anche un po’ per gioco e per curiosità, ponevo ai miei alunni un quesito. “ Quanti di voi – chiedevo - credono nell’ esistenza di un Essere superiore, di un Motore dell’ Universo, in Dio?”. Puntualmente mi rispondevano con asserzioni filosofiche, con decise negazioni su tesi teologiche o si avventuravano in dissertazioni scientifiche sull’ origine del mondo, sull’ evoluzionismo ecc.
Allora buttavo lì un’ altra domanda, quella sullo spazio e sull’ infinito. “ Ma che c’ entra, adesso, prof?”, esclamavano quasi in coro. E io li invitavo a riflettere partendo da sé stessi, dal posto in cui si trovavano in quel preciso momento, allargando gradualmente gli spazi. “ Adesso mi trovo in un’ aula del Liceo Scientifico, ad Agnone. Agnone è nel Molise, il Molise è in Italia, l’ Italia è in Europa e l’ Europa è nel mondo. La nostra Terra è nel sistema solare, questo è in una galassia, tra tante altre galassie e insieme formano quello che noi chiamiamo Universo”. A questo punto tacevano. Allora buttavo lì l’ ultima domanda, quella alla quale sapevo che difficilmente avrebbero risposto: “ E ditemi, ora, dove si trova l’ Universo? Dove inizia e dove finisce lo spazio?”.
Nessuno sapeva rispondermi. I grandi quesiti sullo spazio, sul tempo, sull’ Infinito e sull’ Eterno sono spaventosamente affascinanti e terrificanti per la nostra piccola, presuntuosa mente umana.
A me è sempre bastata una banale riflessione come quella su dove ci troviamo, per credere che un Dio deve necessariamente esistere.