Era una sera particolarmente buia. Dietro i vetri della finestra, in gran parte oscurati dalla condensa e dai rivoli d'acqua piovana, Sara osservava, senza reale interesse, la strada sotto casa, flagellata da un temporale tanto improvviso quanto violento.
I due lampioni, che di solito illuminavano quel tratto di viale, oscillavano sferzati dal vento. Le luci al led apparivano e scomparivano a intermittenza nell’ oscurità, tra uno scroscio e l'altro di una pioggia fragorosa e greve, in cui più non si distinguevano cielo e terra.
Sara guardava, ma i suoi pensieri non accompagnavano lo sguardo, vorticando e accavallandosi nella sua mente, senza regola, come le raffiche di vento che piegavano i fragili rami del salice nel piccolo giardino, fin quasi a toccare l’ erba del prato.
Grosse pozzanghere si allargavano sulla ghiaia intorno alla panchina su cui, fino a qualche giorno prima, era rimasta a godersi il tiepido sole di settembre, con un libro aperto nelle mani e nessuna nube all’ orizzonte.
Anche quel giorno il tempo era stato bello, fino al primo pomeriggio. Ma le nuvole si formano d’ improvviso, inaspettate, e coprono a loro piacimento anche un cielo fino a pochi momenti prima limpido e sereno. Non che la cosa la meravigliasse più, ormai. Ce n’ erano stati di temporali imprevedibili e inattesi nel corso della sua vita! Ma alcuni riescono a sorprenderti comunque, per quanto tu creda di essere preparato e organizzato rispetto alle conseguenze che portano con sé.
“ Pronto?” e in pochi attimi la nube si squarcia e la pioggia cade giù dal tuo cielo, grossa e pesante, inonda ogni cosa, non c’è difesa, riparo, controllo.
“ Le cose qui non vanno. Bisogna che veniate per qualche giorno, per dei colloqui.”
Le cose dovevano andare, almeno per altri due mesi. Poi si sarebbe visto cosa fare, con un po’ di calma, ragionando, organizzandosi.
Invece eccolo là il fulmine, seguito dal tuono lungo e cupo, a rintronarle le orecchie, la mente, e il cuore.
La valigia, la casa chiusa con cura, la partenza, il viaggio, l’ arrivo, il colloquio, la vita che torna a stritolarti come un cencio vecchio. Ma non bisogna cedere. Non si può.
Andare avanti, bisogna, come quelle vecchie locomotive a vapore che arrancano sui pendii della montagna, sbuffando e sferragliando. Prima o poi ci sarà una stazione, dove fermarsi a riposare, a riprendere fiato, per poter continuare ancora e ancora e ancora…
Prima o poi.