Stavo accompagnando mio padre alla seduta di chemioterapia, avremmo preferito essere altrove, a pesca, a caccia, a donne, ma destino volle così.
Viaggiare con lui era indescrivibile, battute, barzellette, storielle di quando era giovane. Le cazzate che fece e le situazioni più assurde, avrei potuto scriverci un libro. Se era in forma si trasformava in un pilota di rally, quando era prostrato prendeva le sembianze del classico vecchio con il cappello.
Mascherava i sintomi come un degno attore di teatro, ma soffriva parecchio.
La nostra famiglia si era sfasciata da tempo, avevo una sorella che sentivo quotidianamente e che vedevo spesso, nostra madre si dette alla macchia.
Io e mio padre, dopo aver scoperto la malattia, decidemmo di vivere sotto lo stesso tetto.
In caso di bisogno ero vicino, poi comunque non potevo lasciarlo solo e comprare una casa era fuori dal mio budget.
Ricordo con dolore il viso segnato, quell’ espressione incerta e dubbiosa. Quell’ aria stanca, ma indomabile e sofferente. Alle volte quando mi guardo allo specchio la rivedo.
Certe mattine era difficile pensare positivo. Avevamo il carattere molto simile e nonostate fosse una roccia, lo vedevo sgretolarsi giorno dopo giorno. Spesso non riusciva ad alzarsi dal letto, non poteva mangiare, non sapevo che fare. Accettare ed andare avanti, ma come si può?
La fine era prossima.
Impotente e senza fare nulla, la voglia di urlare e di spaccare tutto premeva per uscire, persi il conto delle bestemmie che tirai. Non si fa, ma sarebbe inutile, ho smesso di credere tanto tempo fa.
Durante uno dei nostri ultimi viaggi, mi vide un po’ distante, ma non chiese nulla. Io stavo zitto, non volevo dargli altri problemi.
All’ andata guidava lui, non sentiva ragioni, io prendevo posto accanto e mi gustavo il viaggio... sì un paio di palle. Scherzavamo, si rideva e si finiva quasi sempre a parlare di cremazione. Ci voleva cuore e coraggio, con una buona dose di forza d’ animo.
La strada era nostra, lunghi viali costeggiati da pini, primavera alle porte. Mi accesi uno spinello, senza farci caso, avevo la mente altrove e lo sguardo perso sulla linea di mezzeria.
" Ighe, ma cosa fai, non lo passi all’ ala? " Mi disse con tono ironico.
"Papà, ma è uno spinello" risposi.
"Appunto no, passalo, cosa credi che il fumo mi faccia venire il cancro? " rimasi ghiacciato tipo iceberg.
"Aaaaah ma che schifezza è, alla mia età si fumava meglio, altro che questa merda pressata. Voi giovani non sapete cosa sia la roba buona”.
Tornai in me e quasi con una punta di vergogna e curiosità dissi " ma non ti incazzi che mi faccia le canne? "
"Beh, in altre circostanze ti avrei fatto passare dal finestrino, ma visto a che punto siamo, lasciamo stare". Accostò al margine della strada, vieni facciamo due passi.
“ Ormai ci siamo figlio mio, il tuo vecchio sta per tagliare il traguardo. Vorrei avere più tempo, starti vicino, ma non posso, non mi è concesso. Per queste ultime nostre gite all’ ospedale, voglio tu abbia dei ricordi piacevoli, anche se mi buttano in vena i peggio troiai. Metterti in croce perchè fumi gli spinelli pensi sia giusto? Cosa credi, che darti del coglione perchè ti fai del male serva? Hai quarant’ anni. Se con gli insegnamenti che hai avuto, che ti ho dato, le cose che hai visto, non sei capace di capire cosa va fatto e cosa no, fatti due domande e datti delle risposte. Vieni, fermiamoci qua un attimo, ti vedo stanco, riprendi fiato".
Era fantastico, riusciva a farmi sentire una nullità in sette passi, non scoppiai a piangere perchè la sortita finale mi fece sorridere.
Ci sedemmo su un grosso tronco tagliato, mi prese il braccio.
“ Oh Matteo, è chiaro che ti senti perso, vorresti risposte, ti torneranno alla mente questi momenti. Dovrai fare i conti con il dolore che non passerà, proverai a non pensarci, ma sarà sempre li in agguato. Andrai avanti, troverai la forza nella quotidianità, quelle che ti hanno sempre aiutato. Il lavoro, la musica, la pesca, volendo le donne, se mai ne troverai una sana di mente che non sia uno scarto di manicomio.
Le cose positive della vita quelle che ti danno emozioni e non preoccupazioni. Hai una sorella anche se alle volte tende a sparire, ma alla mia dipartita vi avvicinerà ancora di più, anche perchè dovrete portarmi voi al campo santo, io da solo non ce la farò".
E qui le lacrime scesero come un fiume in piena.
Tornammo alla macchina canticchiando canzoni goliardiche, ma avevo il morale sotto la suola delle mie scarpe da ginnastica.