Dall’età di sedici anni, Giuliana era stata molto desiderata dagli uomini.
Molti maschi, e anche qualche donna a dire il vero, le ronzavano attorno come mosche. Dovunque lei andasse, durante tutto l’arco della giornata, c’era sempre qualcuno che ci provava e le faceva qualche proposta oscena.
La fonte del suo successo era legato al suo fondoschiena.
Il suo sedere, avvolto sapientemente in un paio di jeans strettissimi, era così ben fatto che la chiamavano affettuosamente «Ciabelcul».
Un nomignolo che poteva essere simpatico, ma che non rendeva omaggio alla sua squisita intelligenza e alla sua straordinaria sensibilità.
Era diventata, malgrado lei, l’oggetto oscuro del desiderio di molti uomini.
Giuliana riusciva a convivere con il fatto che molte persone fossero attratte irresistibilmente dal suo fondoschiena e non dalla sua personalità.
Era una donna monogama, senza grilli per la testa.
Studentessa di Scienze Politiche all’Università di Roma, Giuliana s’innamorò perdutamente di Francesco, un aspirante pittore di nature morte, con il quale conviveva da alcuni anni, in perfetta simbiosi.
Tutti gli amici di Giuliana lo guardano con invidia perché per loro era letteralmente l’unto del Signore, l’unico uomo che avesse conquistato il suo cuore.
Fu durante il funerale di Enrico Berlinguer che avvenne un fatto incredibile: un amico di nome Michele, uno studente fuori- corso che l’aveva gentilmente accompagnata, le toccò il culo, durante le onoranze funebri del leader carismatico comunista.
La cosa le diede molto fastidio e la raccontò a Francesco, il quale cercò di ridimensionare l’accaduto per non drammatizzare l’episodio.
Qualche amico più intimo del pittore gli chiedeva in continuazione quale strategia avesse attuato per meritarsi una donna così seducente.
Francesco sorrideva divertito alla sottile provocazione, perché era stato proprio quel sorriso sornione a conquistare la bella Giuliana.
Fu durante il periodo verde- oliva di Francesco che Michele cominciò a ossessionare Giuliana con un corteggiamento assillante.
Francesco, che stava attraversando un brutto periodo dovuto al servizio militare, sottovalutò la situazione.
Michele cominciò a seguirla dappertutto, anche quando si recava all’università o in biblioteca. L’aspettava ostinatamente all’uscita dei corsi per riaccompagnarla alla Casa dello Studente.
Le mancava soltanto la stesura della tesi di laurea, quando accadde la cosa più terribile che potesse capitare a una donna.
Giuliana stava rientrando a casa, dopo una giornata di studio in biblioteca, quando si accorse che Michele la stava aspettando, dietro la porta.
Probabilmente, aveva sottratto la chiave della stanza dalla sua borsetta e l’aveva duplicata, senza che Giuliana se ne rendesse neanche conto.
L’aggressione si svolse in pochi minuti e fu di una violenza inaudita.
L’uomo la spoglio con irruenza, la trascinò sul letto, le tappò la bocca con un fazzoletto, le strappò le mutandine e, con un impeto disumano, la violentò ripetutamente.
Giuliana cercò in ogni modo di sottrarsi alla violenza carnale, ma la veemenza di Michele era così smisurata che fece finta di essere svenuta per non dare all’uomo la soddisfazione di vederla piangere per il dolore.
Dopo varie ore d’inaudita violenza, Michele la legò sul letto e abusò di lei per tre giorni, dopodiché fuggì via, lasciandola in una pozza di sangue.
Nonostante le corde che la legassero al letto, Giuliana riuscì a liberarsi e a dare l’allarme.
Qualche giorno dopo, i Carabinieri ritrovarono la macchina di Michele bruciata e il suo corpo carbonizzato.
Francesco chiese e ottenne una licenza di quarantotto ore.
Si precipitò all’ospedale, dove Giuliana era stata ricoverata d’urgenza con prognosi riservata.
Due mesi più tardi, Giuliana si accorse di essere rimasta incinta.
Francesco e Giuliana si sposarono, vissero felici e contenti, ma non dissero mai a nessuno che Filippo fosse il figlio naturale di Filippo, l’uomo che aveva stuprato Giuliana.