Mauro aveva quasi quarant’ anni e non si era mai sposato perché, come diceva spesso lui, sotto l’ influsso dell’ alcool o nei rari momenti di lucidità, «la donna che devo sposare, non è ancora nata!».
Era un bell’ uomo, colto e onesto, e non aveva mai pensato di prendere moglie, almeno fino al giorno in cui, Nicola, un suo vecchio amico d’ infanzia, non lo convinse a cambiare idea.
Nicola era andato a Cuba, dopo essere stato collocato prematuramente in pensione, ed era rimasto così affascinato dalla sua cultura da tornarci due o tre volte all’ anno.
Fu durante uno dei suoi viaggi che incontrò la donna che sarebbe diventata la sua nuova compagna di vita. L’ uomo aveva alle spalle due matrimoni falliti e tre figli a cui doveva passare gli alimenti. Fu allora che decise di collaborare con un’ agenzia matrimoniale italo - cubana.
A sentire lui lo faceva soltanto perché amava profondamente la cultura cubana e perché era un profondo conoscitore di Che Guevara.
«Conosco delle donne cubane che farebbero salti mortali per sposarsi con un italiano!», gli disse Nicola mostrandogli delle foto sul suo cellulare.
Una foto in particolare attrasse l'attenzione di Mauro. Ritraeva una ragazza che indossava un leggero vestito rosso che metteva in risalto la sua bellezza acerba e sensuale.
Scendeva le scale di un castello medievale o di una casa diroccata e, con la mano sinistra, scansava una ciocca ribelle dei suoi lunghi capelli scuri.
L’ uomo rimase così sconvolto dalla sua magnificenza che riuscì a malapena a pronunciare la seguente frase: «E chi me lo dice che è veramente lei la ragazza della foto?».
«Io la conosco personalmente. Si chiama Carmencita. Vive a Trinidad e ti posso garantire che è molto più bella di quanto possa apparire nella foto. Ha ventiquattro anni, anche se ne dimostra molti di meno!», gli rispose Nicola.
Mauro se ne innamorò a prima vista e, dopo averci riflettuto a lungo, diede l’okay a Nicola per cominciare a espletare le pratiche per fare arrivare la ragazza in Italia.
Le operazioni inerenti il permesso di soggiorno e il visto durarono alcuni mesi, a causa di macchinosi cavilli burocratici, ma finalmente Carmencita ottenne l’ agognato permesso.
Mauro chiede un permesso, all’ azienda dove lavorava, per recarsi all’ aeroporto ad accogliere la donna che parlava soltanto qualche parola d’ italiano.
L’ impatto fu traumatizzante, soprattutto perché le due persone non riuscivano a comunicare verbalmente.
Cenarono a lume di candela in un rinomato ristorante del centro, poi le fece fare un giro in taxi per conoscere la città, dopo di che, si recarono all’ albergo, dove Mauro aveva prenotato.
Successe una cosa incredibile. Improvvisamente, Carmencita chiese in spagnolo al cameriere della reception se la loro era una camera con letto matrimoniale o con due letti singoli.
Mauro pensò che la cubana fosse una ragazza molto seria e che, essendo molto cattolica, oggettivamente le sembrava inopportuno dormire con un uomo che aveva conosciuto, soltanto, via Face book o Skype. Durante le poche telefonate, che erano riusciti a fare, si era parlato di un eventuale matrimonio, soltanto se tra la coppia fosse scoppiata la fatidica scintilla.
Mauro non diede molto peso alle parole di Carmencita e, fece finta di niente, anche quando dormirono insieme in un letto matrimoniale. La cubana aveva indossato un casto pigiama di flanella.
Il giorno dopo, si recarono al paese natio di Mauro, dove furono accolti dalla popolazione come se fossero tornati dal viaggio di nozze.
Passarono alcune settimane, senza che la giovane donna si concedesse a Mauro, che continuava imperturbabilmente ad assumere nei suoi confronti un inconsueto fair play, perché ingenuamente pensava che la donna fosse illibata e che aspettasse il giorno ufficiale del matrimonio per congiungersi a Mauro. La cubana, come la chiamavano tutti al paese, passava intere giornate a dormire, a levarsi le doppie punte ai capelli, a truccarsi.
Non andava a fare la spesa e non preparava neanche da mangiare. Rimaneva per ore, seminuda sul letto, a guardare il soffitto o a telefonare.
La data del matrimonio era già stata fissata quando successe una cosa che sconvolse i piani amorosi della coppia.
Mauro lavorava in una nota ditta che produceva apparecchiature agricole e, dopo l’ inizio della crisi, stava mettendo in cassa integrazione centinaia di operai.
Lo sciopero era stato proclamato senza preavviso, subito dopo l’ inizio del primo turno, perché le R. S.U. dei lavoratori non erano state preventivamente informate dai vertici della ditta del potenziale licenziamento di 200 operai.
Mauro decise di aderire allo sciopero e di fare una sorpresa a Carmenlita.
Tornò a casa con l’ auto di alcuni operai, non suonò al campanello dell’ appartamento per non svegliare la donna di cui era profondamente innamorato.
Entrò in sordina nella stanza da letto e si trovò a uno spettacolo che lo sconvolse per tutta la vita: Camencina era completamente nuda, a cavalcioni di Nicola sdraiato sul letto.
Mauro uscì, profondamente turbato, si sedette su una sedia per riflettere. Dovette fare uno sforzo immane per allontanare dalla sua mente pensieri pericolosi, poi si alzò e andò a telefonare a un taxi.
La coppia continuò imperturbabilmente a fare l’ amore. Fu soltanto quando il tassista suonò, ripetutamente il campanello, che gli amanti si resero conto che era senz’ altro successo qualcosa di grave e che era meglio andare ad aprire la porta d’ ingresso.
Mauro prese una valigia, buttò alla rinfusa i vestiti della donna e la consegnò al taxista.
«Accompagni questi due signori all’ aeroporto, per favore! », gli disse con un filo di voce.
Nicola e Carmencina si rivestirono in un batter d’ occhio e uscirono a occhi bassi. Appena la coppia scomparve dietro la porta di sicurezza, Mauro alzò gli occhi al cielo e bestemmiò.
Carmencina tornò a Cuba e, dopo qualche mese, anche Nicola e la sua compagna si trasferirono definitivamente nell’ isola caraibica.