Tre erano i gatti che Luisa ospitava nella sua casa. Rappresentavano la cornice ad una vita ricostruita dopo la perdita del marito. Diversi per tonalità di pelo e per età accattivanti per simpatia.
Raccolti ognuno per strada in alternati momenti della vita della donna, ognuno salvato da una tragica fine precoce con uno slancio emotivo sottile e felice.
Li aveva svezzati sostituendosi con umiltà come madre, ed ora la compensavano con le loro feline tenerezze dalle quali si intuiva quanto dipendessero da lei. Dori e Pica erano gattine ancora giovani, una bianca con una macchia marrone sulla schiena e l'altra tutta nera, Zeno era il primo arrivato e di anni ormai ne aveva parecchi,
Fulvo e con due occhi verdi, incantava ancora veramente! Questo gatto a Luisa dava sempre una gioia chiara e crescente e alla sera soleva sedersi in poltrona con esso in grembo. Avveniva allora che iniziasse tra loro due un dialogo nell'unico modo possibile, Zeno soffondeva fusa per tutto il tempo che lei lo tratteneva.
E proprio fra quelle fusa, tenendo gli occhi chiusi, Luisa intrecciava attimi passati assieme rivedendo suo marito, abbracciandolo col pensiero. Ah, se quel gatto avesse potuto parlare, lei pensava respirando a fondo, perchè le pareva di sentire il peso di quel ricordo, rimanendo tuttavia illuminata da una luce interiore piena.
Dori e Pica, invece, seppur affettuose, erano ancora in quella fase nella quale i felini antepongono il gioco a tutto ribadendo continuamente la poca voglia di accettare imposizioni altrui. Purtroppo una sera di fine Estate presentò a Luisa la realtà della sorte. Al suo rientro, nell'aprire l'uscio di casa, non venne accolta dai suoi gatti, ma si sorprese di udire un lento miagolio provenire dal salotto. Cautamente mosse passi leggeri pervasa da una inquieta curiosità. Ciò che vide la lasciò in un dilatato sgomento, impreparata ad un dolore sconosciuto. Sul tappeto a terra giaceva steso Zeno immobile, Un leggero movimento del pelo sul fianco, dava ad intendere che il suo respiro fosse assai flebile. Posate composte accanto, Dori e Pica, di tanto in tanto, ora l'una ora l'altra avvicinavano il loro musetto a quello del loro compagno, emettendo nel contempo uno strano miagolio. Regnava una strana tristezza in quella stanza e Luisa ne fù subito contagiata, Lacrime silenziose le colarono sul volto, sentendo il proprio respiro un ansito. Inginocchiatasi accanto al gatto morente, lo implorò con il cuore di non lasciarla in un tumulto pazzo di sofferenza. Pensava di come avesse sempre allontanato dalla mente l'eventualità della fine dell'amato gatto. L'orologio appeso al muro battè le 20, 00 e mentre la mano di Luisa delicata scorreva sopra la testolina dagli occhi ormai chiusi di Zeno, notò un bagliore alla finestra aperta, il sole gonfio del suo rosso scendeva lento lasciando spazio ad un mosaico di sfumature arancioni. Fuori gli echi della vita che continuavano, là una veglia strana e sofferta. Come si mostrava doloroso separarsi da quella bestiola! Come apparivano strane Dori e Pica, guardavano la padrona e poi il gatto steso a terra. Nell'aria sembrava stabilirsi come una strana intesa fra loro, A quel punto Luisa ebbe la consapevolezza di un suo pensiero fisso. Gli animali provavano sentimenti di gioia e di dolore, naturalmente lo dimostravano nella maniera in cui Madre Natura li aveva dotati. E solo in quel momento capì di vedere veramente per la prima volta. Le sembrò di essere meno sola mentre quell'intenso strazio si andava lentamente dissipando. Senza quel groviglio di emozioni si sentiva capace di accettare la fine dell'animale. E poi, successe un fatto incredibile. Nell'attimo in cui Zeno smise di respirare, dalla finestra aperta, si presentò lieve un sospiro di vento caldo, e con esso entrò una farfalla colorata. Si mosse leggera ora in alto, ora in basso, fino a posarsi sul capo del gatto, quasi a perdersi, per poi rialzarsi chiudendo le ali e riaprendole con un volo fragile, mesto ma sincero . Poi dopo un secondo di esitazione uscì dalla medesima finestra. Luisa osservò quella scena con un sottile batticuore, anche le gattine rimasero stranamente ferme, come stupite. Così lei si sentì certa di poter immaginare che quella farfalla si fosse portata con sé l'anima del suo Zeno. Ovunque, sui prati in fiore, lo avrebbe figurato lieto a rincorrere bianche nuvole e di notte nel cielo immenso accoccolato sulla stella più luminosa.
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