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L’ amore per il gioco non ha età così come la tentazione dello scherzo, la brama d’ ironia. Servono a trascorrere degli attimi diversamente, a temperare la noia quotidiana. Il pensiero improvviso è fonte di arricchimento se concatenato ad altri pensieri che scorrono lungo un filo logico, anche se non sempre la logica, il buon senso o la ragione partecipano a questo incontro. Può capitare che la matassa di questa linea di pensieri s’ imbrogli, inavvertitamente, per un incidente, per una banalità, per un’ imprevedibile sciocchezza, perché poi il caso è sempre lì che osserva. *** Quel mattino, peraltro assai bello, infarcito di uno splendido sole di primavera e allietato dall’ allegro cinguettio di uccellini che svolazzavano giù al parco, il nostro amico si svegliò con un’ irrefrenabile voglia di vita. Passò sotto la doccia, gustò una prelibata colazione pregustando una passeggiata per il centro e il successivo incontro con la fidanzata, quando giunto al succo di pompelmo scorse il capo di una corda che fuoriusciva da un cassetto. Lo aveva riposto lì la sera prima per una banale necessità che non staremo qui a spiegare. Osservò quel capo penzolante con il sorriso sulla faccia, un po’ come uno scemo, e così come uno scemo, un esistenzialista o solo un bambino incominciò a pensare, e pensò a cosa potesse servire quella corda. Ci si poteva legare un pacco, trainare un mezzo, stendere dei panni oppure… rivelare ogni mistero. Si alzò tralasciando di bere il caffè che amava tanto, si diresse verso la credenza, aprì il cassetto, svolse la corda raggomitolata che soppesò come l’ orafo una catena d’ oro, quindi si diresse verso lo studio… Volse lo sguardo in direzione del soffitto come a cercare qualcosa di cui ignorava la presenza e che trovò. Da una parete all’ altra, una putrella in ferro attraversava tutta la stanza. Probabilmente in un tempo ormai lontano era servita per movimentare o sollevare chissà cosa, ma non l’ aveva mai saputo. Sorrise soddisfatto, le cose procedevano per il verso giusto. Prese uno sgabello posto vicino alla libreria, vi salì sopra e annodò la corda, quindi, si avvoltolò l’ altro capo intorno al collo. Adesso lui era lassù, a destreggiarsi serenamente tra la finzione scenica e l’ ingresso nella conoscenza finale. Sarebbe bastato un calcio allo sgabello e in attimo tutto gli sarebbe stato rivelato. Diede un’ occhiata all’ orologio che portava al polso. Le dieci e trenta. Doveva comperare il regalo per la fidanzata, l’ appuntamento era per l’ una, avrebbero mangiato nel solito posto… C’ era ancora tempo e poteva continuare a immaginarsi di essere chi ha in mano il proprio destino. Certo che era tutto così strano… un calcio, e via! Ma era un gioco che di lì a poco sarebbe terminato. Sarebbe andato a comperare il regalo, avrebbe incontrato la fidanzata, avrebbero mangiato al solito posto, poi, sarebbero passati piacevolmente i loro giorni, avrebbero fatto dei viaggi, conosciuto gente, si sarebbero sposati, avrebbero avuto dei figli, poi sarebbero diventati nonni e poi… Poi, all’ improvviso squillò il cellulare che aveva posato sulla scrivania. Era sicuramente lei… Scese velocemente dalla scaletta e… Quel mattino, peraltro assai bello, infarcito di uno splendido sole di primavera e allietato dall’ allegro cinguettio di uccellini che svolazzavano giù al parco, il nostro amico si era svegliato con un’ irrefrenabile voglia di vita. |
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