“ Perché ami tanto le nuvole?” le chiese. “ Ne sembri profondamente affascinata, direi quasi ossessionata. Le ritrai continuamente, in ogni momento del giorno, come se ogni volta potessero acquistato caratteristiche nuove, mentre alla maggior parte di coloro che si limitano a guardarle, appaiono sempre uguali a se stesse”.
“ Non so” le rispose distrattamente, tenendo lo sguardo fisso in un punto alto del cielo, dove si addensavano fitte alcune nubi, in forma di nastri irregolari. “ Forse perché, come gli uccelli, vivono sospese nell’ aria e non toccano mai la terra.”
“ Creature privilegiate, dunque, cui è dato di elevarsi al di sopra delle miserie di questo mondo. Ma non hai riflettuto sul fatto che, rimanendo a mezzo tra cielo e terra, per quanto protette e immuni dalle brutture del reale quotidiano, non è data loro la benché minima possibilità di attingere le vette del cielo? Possono solo galleggiare nell’ azzurro, come battelli senza timoniere, che navigano nel vasto oceano del creato?”
Rimase a riflettere lungamente prima di rispondere e la risposta fu essa stessa una domanda.
“ Intendi dire che non possono attingere l’ immensità? Le nuvole non pretendono di toccare la vetta del cielo, sanno bene che a nessuno è dato farlo se non nel sogno e per brevi attimi illusori. Non si provano nemmeno a toccare il cielo con le mani, come dicono di aver fatto alcuni, quando si illudono di aver raggiuntola felicità! Ma la felicità, credimi, è data soltanto dalla serena condizione di transitorietà tipica appunto delle nuvole. Quello stato di divina indifferenza di cui parlava il poeta degli ossi, quel porto sepolto chissà dove cui noi miseri mortali tendiamo, pur sapendo che in realtà non esiste.”
“ Forse comincio a capire perché ami tanto le nuvole, amica mia. Infatti, ora che rifletto meglio, mi rendo conto che anch’ io non faccio altro che tendere a qualcosa di irraggiungibile, da sempre, senza soddisfazione alcuna. La divina indifferenza, dicevi? Dunque è qui la soluzione…”
“ Adesso non esagerare! Se ci fosse una soluzione all’ insoddisfazione umana, non saremmo qui a discutere del privilegio delle nuvole. Diciamo piuttosto che dovremmo comportarci come loro, accettare serenamente di rimanere sospesi a mezzo tra cielo e terra, senza pretendere di attingere la vetta e badando sempre a non precipitare sulla terra oppure a sprofondare negli abissi marini.”
“ Praticamente quello che non seppe fare Icaro! “
“ Esatto! Anche se, te lo confesso, tante volte ho invidiato quel giovane temerario e lo sventurato coraggio che lo spinse a salire sempre più in alto, finché la vampa del sole non sciolse le sue ali di cera. Per qualche breve attimo si sarà illuso di poter oltrepassare i limiti dell’ uomo, di poter spezzare le catene di quella finitezza che ci umilia e strazia la nostra anima infinita, intrappolata nel carcere del corpo.”
“ Dobbiamo ammirare le nuvole, dunque, proprio per la loro straordinaria capacità di sapersi accontentare?”
Quasi trasognata, senza guardarla in viso, alla fine rispose:
“ Scusami se mi sono distratta, amica, ma ho appena visto un gruppo di splendidi cirri, candidi come neve, soffici come ovatta. Non vorrei che svanissero alla mia vista prima che io riesca a ritrarli. Lo Vedi? Sono così passeggere e cangianti le nuvole! Bisogna cogliere l’ attimo sempre, anche con loro, come dovremmo fare per ogni cosa nella nostra breve e insignificante esistenza terrena. Ma sai bene che la saggezza non è prerogativa scontata di tutti e gli amanti delle nuvole in particolare, come avrai ben capito, ne sono totalmente privi”.