Arrivo all’ appuntamento in orario, sono le dodici e trenta e posteggio l’ auto davanti all’ ingresso della biblioteca… Lei non c’è ancora.
Nell’ attesa metto un CD dei Pearl Jam, la canzone che ascolto è “ Present tense” cinque minuti e quarantasei secondi. Finisce, guardo fuori, lei non c’è ancora, rimetto il pezzo ma non lo ascolto tutto e guardo l’ orologio, sono le dodici e trentanove e lei non si vede. Penso che sia strano perché il bibliotecario manda tutti fuori alle dodici e trenta e per venire giù c’è solo una rampa di scale da fare.
Decido di chiamarla al telefono
-Pronto, sei ancora su?-
-No, sono già davanti alla porta, ti aspetto-
-Ma cosa dici? Guarda che sono in macchina proprio davanti all’ ingresso!-
-Non prendermi in giro che sono proprio qui. Ti aspetto-
-Basta con questo scherzo! Altrimenti me ne vado e torni a piedi-
-Non so che dirti! Io sono proprio qui davanti e…-
-OK, torno a casa! Ci vediamo lì-
La strada che percorro è meravigliosamente libera e costeggia il sentiero alberato dove lei tornerà a piedi. Volto lo sguardo per vedere se la scorgo tornare ma il sentiero è deserto e non vedo nessuno. A quest’ ora saranno tutti a casa.
Posteggio l’ auto nello spiazzo vicino casa, percorro la stradicciola, apro il cancello e giunto in giardino chiamo mia madre ma mia madre non risponde… immagino che starà preparando da mangiare o in rigoroso silenzio si appresteranno lei e mia figlia ad accogliermi con qualche sberleffo per completare lo scherzo.
Ma non mi accoglie nessuna sorpresa se non quella che la casa è deserta.
Cerco nei vani, nei prati circostanti, scruto verso il sentiero, i balconi dei vicini ma non vedo nessuno.
Decido di chiamare anche mia madre e si ripete la storia di prima…
-Pronto?-
-Ciao. Quando arrivi? Aspettiamo solo te-
-Ma aspettiamo chi? E dove?
-Ma qui, a casa, io e tua figlia! Stiamo prendendo il sole in giardino-
-Ma quale sole e giardino! Basta con questa storia! Vi aspetto!-
Interrompo la comunicazione.
Passa un attimo e squilla il telefono, è mia figlia.
Riprendiamo la storia del “ dove sei, sono qui, no, non è vero” finché mi dice,
-Va bene! Ti mando una foto- e a questo punto è lei che interrompe la comunicazione.
Notifica di messaggio in arrivo!
Ed ecco dinanzi a me la foto che ritrae mia figlia e mia madre davanti alla porta.
La data è inequivocabile, la foto è stata scattata da appena un minuto! Proprio dove mi trovo io adesso.
Da quel giorno è passato molto tempo. Continuo a intrattenere regolari dialoghi esclusivamente telefonici con familiari e amici, essenzialmente con tutti, così come prima.
Continuiamo a vivere negli stessi posti, a trascorrere le nostre giornate nelle stesse case, a dormire negli stessi letti, a scambiarci fotografie che ci auto ritraggono negli identici posti e scattate alle stesse ore senza mai vederci ma da quel giorno non ho incontrato più nessuno… da come mi dicono, così come gli altri…