Si affaccia il bambino, ancora sognante, dal grembo materno, ai primi motti di luce cristallini che la vita gli si offre.
La luce riconosce, se già conosce, la creatura: Beniamino è il suo nome! – dice la madre, che confermi il padre, per favore, almeno il nome.
Il nome viene appena pronunciato, eccone fatto, ecco il risultato: " E’ un miracolo la vita! Il bimbo è pur sano e bello! "
Cosa è la vita, se non quella magica elucubrazione del sano e del bello, due parole che poi sedimentiamo nell’ anticamera del cervello! Come sarebbe diverso, il mondo, se solo questo, il mondo per inciso, fosse naturalmente sano e bello?
Beniamino, rara creatura di nuova manifattura, tutto questo non lo sa:
Cosa potrebbe mai sapere più dei sensi che, risvegliati di getto dal torpore del cuore materno, appena sanno di sentire?
Il primo reale ostacolo che la rara creatura, si trova adesso, gratuitamente, ad affrontare, è lo scalzo preambolo di tutta questa storia, che ancora tarda, mea culpa, ad aprire i battenti.
Quale ostacolo, si starà già domandando il lettore esigente, si profila peregrino all’ orizzonte, come un treppiedi, non propriamente in asse con la sala da pranzo, se rovinasse addosso al bambino gattonando?
Beniamino risente del colpo gobbo, e una oscura forza da dentro di lui incrina le prime e disponibili barriere del pianto:
-Tesoro!–
Arriva la mamma!
Cosa stesse facendo, Beniamino, un istante prima di rompere il silenzio, solo il treppiedi, incosciente, lo potrebbe intuire o tutt’ al più il gatto, Gastone; dov’è finito il gatto?