Paradiso, Viale dei Tigli, n° 2588601406
Caro automobilista che mi hai investito qualche anno fa, procurandomi ferite mortali mentre stavo attraversando quella strada periferica priva di illuminazione, la mia anima prega per te ogni giorno, sperando che la giustizia terrena possa farti uscire al più presto da quel carcere in cui da tempo ti trovi segregato per colpa mia.
Ti hanno dato la pena perché, vedendo la mia sagoma apparirti davanti all'ultimo momento, non hai frenato e poi, preso dal panico, non mi hai soccorso.
Ma devi sapere che è stata colpa mia: io cercavo in tutti i modi la morte, per la fine di una storia d'amore. Ero giovane ancora, e certo, se non avessi fatto quel gesto, sarei prima o poi "guarito", avrei trovato un'altra donna con la quale condividere la mia esistenza. Ma sarebbe stata la stessa vita? Non conoscendo soluzione migliore, ho aspettato l'arrivo di un'automobile che viaggiasse a forte velocità, e praticamente mi ci sono buttato sotto.
Sarei contento di vedere, da Quassù, per te una vita terrena ancora lunga, dopo avere scontato quella pena che non meritavi.
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Paradiso, Viale dei Gelsomini, n° 1536412704
Gentile signor chirurgo, so che quell'intervento non riuscito su di me che mi ha causato la morte pesa ancora sulla sua coscienza. Lei aveva (come tutti i medici) un'assicurazione che le ha evitato guai peggiori, ma so che da quel giorno lei non è più lo stesso, che ha paura di operare, che la sua serenità è scomparsa, che spesso di notte ha degli incubi...
Le auguro di potersi riprendere il più presto possibile: ero anziano, e quel difficile intervento, anche se fosse riuscito, mi avrebbe cambiato di poco la vita, perché già altri mali erano in agguato, perché la vecchiaia non perdona. Sarei vissuto ancora qualche anno, ma a che pro? La ringrazio, dottore, per avermi, inconsapevolmente, praticato un'eutanasia cui ormai da tempo anelavo, per avere mandato la mia anima in questo luogo beato senza farmi troppo soffrire sulla terra.
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Paradiso, Viale degli Oleandri, n° 985677217
Non so, povero rapinatore che mi uccidesti perché non volli consegnarti il portafoglio con un migliaio di euro (io che avevo un conto in banca di più di un milione), in quale viale di questo immenso Paradiso la tua anima ora alloggi, ma vorrei tanto vederti.
So che dopo avermi sparato un colpo di pistola, nella foga e per la rabbia della rapina non riuscita avesti un grave incidente durante la fuga con il tuo complice: il motorino andò a schiantarsi contro un muretto, e tu moristi sul colpo.
Ebbene, la mia anima vorrebbe tanto vedere la tua, per farti sapere che forse ho più colpa io della tua morte che tu della mia. La mia estrema avarizia mi spinse a fare l'"eroe", a negarti quel portafoglio che custodiva meno di un millesimo dei miei risparmi, e chissà se il mio apparente coraggio nel difendere il gruzzolo non fosse in realtà dettato da un inconscio desiderio di morte, di autopunizione per la mia vita vuota, in cui non avevo mai saputo fare di meglio che rincorrere esclusivamente il dio denaro?
So che quei soldi ti sarebbero serviti per comprare la droga, per obbedire alle esigenze di una dipendenza che non avevi liberamente scelto e che uno Stato più moderno avrebbe soddisfatto senza il bisogno di ricorrere al mercato nero. Se ti avessi concesso quel portafoglio, saremmo ancora vivi tutti e due: io avrei avuto forse l'occasione di emanciparmi dal mio pensiero unico (il denaro), e tu, col tempo, di uscire dal cosiddetto "tunnel" .
Fammi sapere se questa lettera è arrivata nell'angolo di Paradiso in cui ti trovi: la mia anima arde dal desiderio di abbracciare la tua!