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La vita presenta il conto

Amore

Aveva avuto tutto dalla vita: bellezza, potere, salute… almeno fino a quel momento, ed ora, tutto aveva acquistato un altro sapore: amaro, triste, consapevole che non c’ era nessuna possibilità di salvezza se non un’ angosciante rassegnazione.

Aveva fatto un interminabile attesa nello studio del dottore Iannelli e finalmente, era arrivato il suo turno. L’ infermiera l’ aveva fatto accomodare nello studio elegante. Il dottore, specialista in malattie neurovegetative, era seduto su un’ imponente scrivania in legno di noce massiccio, lo guardò al di sopra degli occhialini da vista e con aria professionale lo invitò a sedersi.

Corrado, dopo avere iniziato ad accusare alcuni disturbi, attendeva con molta ansia l’ esito di una serie di esami. Era iniziato tutto all’ improvviso, una mattina si era alzato con un forte mal di testa, aveva assunto un antidolorifico ma il dolore, invece di attenuarsi era aumentato, le fitte erano così violente che non aveva nemmeno la forza di vestirsi.

Provò a chiamare la moglie, mentre era intenta a prepararsi per recarsi al lavoro e per chiederle di passare in farmacia, affinché gli comprasse qualcosa di più efficace per il mal di testa. Ma stranamente, non riusciva a ricordare nemmeno il suo nome, cominciò a farfugliare: ” Ma… Ma… Marisa… Maria… Mirella…!”

Più si sforzava per ricordare il nome della moglie e più la confusione era totale, finalmente riuscì a chiamarla: ” Morena… Morena!” Era diventato paonazzo, come se la testa gli dovesse scoppiare da un momento all’ altro.

Finalmente la moglie, al richiamo del marito e palesemente preoccupata dalla voce concitata, corse nella stanza da letto e gli disse: ” Corrado, ma cosa ti succede perché urli in questo modo?” Lui sgomento rispose: ” Scusa non so che cosa mi stia succedendo, ho la testa che mi scoppia e non riuscivo più a ricordare il tuo nome.” Lei lo guardò stupita, ma al contempo cercò di mantenere la calma: ” Ma dai, non ti preoccupare, succede anche a me di dimenticare dei nomi, spesso anche delle persone care… passo in farmacia a comprare un farmaco più adatto per l’ emicrania.”

Quello fu l’ inizio di una serie di episodi preoccupanti, non ricordava i nomi, smarriva la strada, non rammentava dove avesse parcheggiato l’ auto, ma l’ ultimo episodio, in ordine cronologico e che l’ aveva messo letteralmente in apprensione, era stato qualcosa di molto grave. Era a tavola con degli amici e si apprestava a cenare, quando si accorse di non riuscire a coordinare i movimenti per tagliare la bistecca, tant’è che Morena, accorgendosi dell’ imbarazzo del marito provò a distrarre gli ospiti. In seguito a ciò, Corrado decise finalmente di farsi controllare da uno specialista, il quale gli prescrisse degli esami.

Ed ora eccolo lì ad ascoltare quello che gli avrebbe cambiato completamente la vita. Il medico gli confermò i suoi sospetti, Corrado era affetto dal morbo di Alzheimer, continuò illustrandogli tutta la malattia ed il suo inesorabile decorso. Ascoltando le parole del medico, divenne improvvisamente di ghiaccio, come se tutto ciò non lo riguardasse, era diventato insensibile a tutti i sentimenti come se la rabbia, lo sgomento, lo stupore, si fossero annientati ed al loro posto fosse subentrata un’ impressionante freddezza.

In un attimo ripercorse tutta la sua vita, costellata solo di soddisfazioni e successi e soprattutto dall’ amore smisurato che aveva sempre provato per la sua adorata moglie. Adesso doveva affrontare la parte più difficile, informarla della sua malattia, ma non aveva nessuna intenzione di dirglielo subito, voleva aspettare ancora un po’.

Non andò a casa ma si recò al porto, dove era attraccata la sua barca, e decise di uscire in mare ancora una volta, prima di non poterlo fare più. Era un esperto marinaio, spesso andava in barca da solo e stava per molti giorni in mare mettendo in apprensione Morena, le telefonò avvertendola che non sarebbe ritornato a casa, ma che si allontanava in barca per un po’ di giorni. Lei preoccupata cercò di dissuaderlo, ma non ci fu niente da fare, gli chiese cosa gli avesse detto il medico, ma Corrado cercò di eludere la domanda dicendo semplicemente: ” Non ti preoccupare… niente di grave.”

Aveva bisogno di digerire quel grosso macigno che gli era caduto improvvisamente addosso. Mentre la barca scivolava sul mare placido e dorato dai caldi raggi del sole, pensò a Dio… ed all’ importanza che aveva avuto nella sua esistenza. Era un credente ma non praticante, non amava gli apparati ecclesiastici e tutto ciò che ruotava attorno alla chiesa. Ma credeva fermamente all’ esistenza di un Essere Supremo che stava all’ origine di ogni cosa. Non amava pregare, perché non ne aveva mai avuto bisogno ed ora?

Alzò gli occhi al cielo e senza pronunciare una sola parola, allargò le braccia in segno di riconoscenza e gratitudine per tutte le cose che la vita gli aveva donato e chiese a Dio, la forza di affrontare il terribile male.

La barca continuava tranquillamente a navigare, Corrado aveva programmato un piccolo viaggio nell’ isola Filicudi dove possedeva una graziosa villetta. Voleva stare da solo con la sua mente ancora lucida e la sua identità.

Avrebbe perso anche la capacità di discernere il bene dal male, il ricordarsi dei suoi affetti più vicini, dell’ essere uomo; sarebbe diventato un peso per sé stesso e per gli altri. E mentre pensava a queste cose con distacco, la sua mente si difendeva da questa terribile difficoltà trovando scappatoie nei grovigli di pensieri contrastanti. Stranamente non aveva ancora avuto vuoti di memoria e si sentiva in forma ma sapeva che la malattia avrebbe avuto dei momenti altalenanti, delle brecce di consapevolezza di sé ad altri in cui non rammentava nemmeno chi fosse.

A notte fonda, arrivò nel piccolissimo golfo e dopo aver gettato l’ ancora si avviò alla sua villetta che distava poco lontano. Era nascosta dalla fitta vegetazione fra corbezzoli e lentisco. Ma dal terrazzo riusciva a vedere la distesa azzurra. Non aveva sonno, si sedette su una vecchia sedia a dondolo e restò ad ammirare il luccichio delle onde che si infrangevano alla riva. Non avrebbe più goduto dei meravigliosi affreschi della natura, ma sarebbe diventato un pupazzo inerme senza più volontà.

Non ci pensò due volte, si diresse sulla spiaggia buia, si tolse le scarpe e gli abiti e cominciò ad entrare in acqua, non era fredda anzi il caldo del giorno l’ aveva resa tiepida, ma lui sentiva il gelo dentro e intanto continuava il suo proposito. Quando raggiunse una certa profondità, si immerse lasciando che l’ acqua entrasse nel suo corpo, nella bocca, nelle orecchie, sentiva che si stava abbandonando, quando in un baleno pensò a Morena, ma cosa stava facendo? Non poteva farle questo, lei aveva bisogno di una spiegazione e con tutta la forza che gli era rimasta reagì e riemerse.

Appena fuori annaspò, tossì, ansimò cercando di respirare e l’ aria gli inondò i suoi polmoni riportandolo alla vita. Non era questa la sua fine, doveva stare il più possibile accanto a lei, fino a quando poteva riconoscere i suoi bellissimi occhi d’ ambra ed il suo sorriso accattivante. Fino a che poteva accarezzarle la pelle di velluto e sentire, accanto a lui, il suo dolce respiro.

All’ albeggiare fece ritorno a casa ed appena varcò la porta, Morena corse ad abbracciarlo e lui, la strinse così forte da sentire il battito veloce del suo cuore. Lei lo guardò dritto negli occhi, gli accarezzò il viso stanco, era invecchiato di colpo, lo sguardo si era appesantito da rughe profonde e da un’ indicibile tristezza che lo attraversava spegnendogli quella luce che l’ aveva reso una persona forte e capace di mordere la vita.

Morena gli disse: ” Adesso mi devi dire cosa ti sta succedendo, ho il diritto di sapere la verità, ti prego Corrado, fra noi non ci sono mai stati segreti, non cominciare adesso a nascondermi le cose”. Lui abbassò lo sguardo, cercò di farsi forza per non piangere e le rispose: ” Non so come dirtelo ma mi sono ammalato, ed è una cosa seria, i vuoti di memoria, i movimenti scoordinati e tutto il resto sono i sintomi del morbo di Alzheimer”.

Morena sentì il suo cuore spezzarsi in due, voleva rassicurarlo dicendogli di non preoccuparsi che sarebbe guarito ma era consapevole che non sarebbe servito a niente mentirgli, gli disse: ” Io ci sarò sempre, tu non sarai mai solo.” Lui non si trattenne più e singhiozzando sussurrò: ” Ti amo.” Poi aggiunse: “ Promettimi una cosa, quando arriverò a non riconoscerti più, perché succederà, lo sai vero? Allontanami da te, voglio che tu non abbia anche questo dolore”. Restarono abbracciati, stretti l’ uno con l’ altro, scambiandosi tenerezze; poi Corrado la condusse in camera da letto, dove si amarono come non mai, quasi a voler suggellare per sempre quell’ attimo così singolare.

Dopo quel giorno continuarono la vita di sempre, almeno apparentemente ma i segnali della malattia diventavano sempre più forti e la fase degenerativa più veloce. Aveva iniziato una cura ma sapeva benissimo che non sarebbe servito a nulla. Uscivano sempre di meno, poiché spesso, in alcune situazioni, come ad esempio in compagnia di amici, iniziava a parlare senza senso o meglio lui sapeva cosa voleva dire ma le parole gli uscivano confuse e pasticciate. Gli altri cercavano di sdrammatizzare, ma le occhiate che si scambiavano tra di loro, erano loquaci più di mille parole dette. Erano un misto di commiserazione, derisione, pietà e altro.

Morena soffriva in silenzio e quando gli amici cominciarono ad isolarli, non se ne dispiacque più di tanto. Raccolse tutto il coraggio e la forza che possedeva, per stare più tempo con il marito e fargli pesare il meno possibile, tutte le difficoltà che incombevano su di lei. Adesso, anche le piccole cose di tutti i giorni: come farsi la barba, lavarsi, diventavano un grosso problema.

Durante la notte, se Corrado era meno agitato e conseguentemente riusciva a riposare, Morena si alzava di nascosto, si chiudeva nello studio e scriveva un diario, la cui stesura l’ aveva iniziata lo stesso giorno che aveva saputo della malattia di Corrado. In quelle pagine piene di dolore, annotava tutti i suoi pensieri e le sue emozioni; ciò era un modo per esorcizzare il suo dramma. E così fece anche in quella fredda notte di Gennaio, allorché sentendo un tonfo, a cui seguirono le grida di Corrado, corse in camera con il cuore in gola e lo trovò per terra. Aveva cercato di alzarsi da solo ma non si reggeva sulle gambe ed era caduto, per fortuna sul tappeto.

Morena cercò di alzarlo, ma lui la fissò con uno sguardo che non avrebbe mai più dimenticato e urlando le disse: ” Ma chi sei?... Non mi toccare…” Intanto si dimenava dandole spintoni, lei impallidì cercando di calmarlo, gli diceva: ” Corrado sono io, Morena, non mi riconosci? Tranquillo amore non è successo nulla.” Ma lui perso nel suo mondo rispose: ” Si mamma… faccio il bravo.” Questo per Morena divenne la tragedia più grande, l’ aveva perso, la sua mente aveva cancellato tutto di lei, gli anni passati insieme, il suo viso, il suo nome, la loro vita. Da quel momento non la riconobbe mai più e l’ impotenza di non poterlo aiutare, divenne insostenibile.

Inoltre, le sue condizioni erano peggiorate e da sola non riusciva a sostenere tutto quel peso, così chiamò un aiuto per poter riposare almeno qualche ora la notte. Il vuoto che sentiva dentro, da quando il marito non la riconosceva, era diventato una sottile e angosciante malinconia. Non aveva più voglia di truccarsi, di curare il proprio aspetto, in un certo senso, era come se quel male spaventoso, avesse colpito anche lei, non fisicamente, ma nell’ anima.

Passarono dei lunghissimi mesi, ma l’ amore per il marito non era mai venuto meno, anzi sentiva di amarlo più di prima. Stava delle ore accanto a lui ed anche se sapeva benissimo che non avrebbe capito una sola parola di quello che gli diceva, gli raccontava della loro vita insieme, delle lunghe passeggiate in riva al mare o delle escursioni in montagna. Parlava per delle ore ed alcune volte, quando il marito inaspettatamente si svegliava dal torpore in cui era precipitato e la guardava anche per pochi attimi, per lei era un’ immensa felicità.

In una sera d’ estate, particolarmente calda, lo portò in giardino a godersi un po’ di frescura. Era stato agitato tutto il giorno ma ora era più calmo. Erano vicini, gli prese la mano come faceva di solito, per fargli sentire la sua presenza. All’ improvviso lui gliela strinse. Lei stupita lo chiamò: ” Corrado… Corrado amore mi senti?” Lui si girò e in un attimo sorprendentemente le rispose: ” Si!”

Morena pensava che stesse sognando, poi lui ritornò assente ma per lei quel momento era stato qualcosa di veramente speciale. Avrebbero aspettato insieme ciò che inevitabilmente sarebbe dovuto accadere. La loro vita era stata generosa ed il loro amore era così grande e forte, che insieme avrebbero potuto affrontare con dignità la terribile prova, che il Signore gli aveva dato.

Anche nei momenti di grande sconforto, bastava che Morena sfiorasse la mano di Corrado, per rivivere la loro storia ed in quei momenti, si accorgeva che era stata molto fortunata e non provava alcun rimpianto, per quello che la vita gli aveva riservato.


Anna Rossi 04/09/2015 07:29 1 797

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«un racconto commovente e maledettamente vero... ripenso a mio padre... penso a quando non mi riconosceva e come allora lacrime maledette non vogliono sgorgare... la vita presenta il conto e non guarda in faccia a nessuno e mali come questi sono terribili per chi li vive e specialmente per chi è vicino a loro...»
Giacomo Scimonelli

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