Le lame del sole di agosto, che filtrano dalle persiane e si riflettono sulle pareti, stamattina, mi mettono subito di buon umore.
Con un balzo mi alzo dal letto, vado in bagno e apro l'acqua della doccia, e come sospinto da un vento di novità, cerco di godere di quegli istanti sotto il getto appena tiepido dell'acqua scrosciante, rigenerante.
Dopo circa dieci minuti, malvolentieri scendo dal paradiso, indosso l'accappatoio e rientro allegro in camera da letto, mi stendo un poco ed aspiro, soddisfatto l'intenso profumo che emana la mia pelle.
Paola ha appena aperto gli occhi, e si sta stiracchiando sulle lenzuola come un gattino appena sveglio, il suo splendido corpo, nonostante abbia già da molto tempo superato gli "anta", completamente nudo, sembra inviare tutti i suoi richiami più efficaci per rilasciare le endorfine ancora non completamente risvegliate, segnali e stimoli che riesco, con infinita fatica, a soffocare.
Anch'io mi sono nel frattempo tolto l'accappattoio, e vedendo la mia immagine riflessa nell'enorme specchio dell'armadio, con sullo sfondo l'immagine divina della mia compagna, mi viene da considerare quanto sarebbe positivo, salutare, stimolante e soprattutto naturale se l'umanità potesse di nuovo vivere la propria esistenza nella totale nudità.
Il mio pensiero corre immediatamente, con invidia, a quelle tribù indigene, dove, paradossalmente, ancora non sono arrivati i condizionamenti del mondo cosiddetto civile.
In una società tutta rivolta ad imitare i modelli che la pubblicità ostinatamente ci ripropone, a raggiungere ad ogni costo un'artefatta perfezione, l'umanità ha perso il piacere nel riconoscere ed apprezzare il proprio corpo così come la natura l'ha donato.
Paola con fare sornione, finalmente si alza dal letto, si dirige verso il bagno, si ferma davanti allo specchio, si osserva con i suoi capelli arruffati su un volto di bambina, prende lo spazzolino e si accinge a lavarsi i denti.
Il richiamo è irresistibile, mi avvicino a lei, le do un bacio sul collo, sotto l'orecchio sinistro, avvolgendola in un abbraccio in cui cerco di trasmetterle tutto il mio desiderio.
Guardiamo le nostre immagini riflesse davanti a noi, e tra un misto di rossore e di piacere, non proviamo alcuna vergogna nel constatare i mutamenti naturali dei nostri corpi, l'irrigidimento quasi immediato dei capezzoli dei suoi seni, o l'ingrossarsi e allungarsi del muscolo che fino ad un istante prima sonnicchiava nel mio basso ventre, le sottili perle di sudore che cominciano a brillare sulla nostra pelle, e come per incanto, come se tutto fosse diretto e orchestrato da una invisibile alchimia, scoppiamo entrambi in una fragorosa, empatica risata.
Tutti i difetti ed i segni dell'età, sulle nostre immagini riflesse, sembrano all'improvviso incredibilmente scomparsi, o quantomeno non li vediamo, cancellati da una perfetta elaborazione di un photoshop mentale, "le maniglie dell'amore" così come le misure o la consistenza ed il tono di vita, spalle e fianchi, del seno, del torace, delle cosce, delle natiche e degli organi sessuali, gioia e tormento di quasi tutti gli esseri umani, non hanno più alcun significato né valore.
Godiamo finalmente nell'osservare i nostri meravigliosi corpi respirare, così perfetti ed armoniosi nella loro imperfezione, in quei piccoli bagliori luminosi sulla pelle, eccitarsi ed ammirarsi soltanto, e, semplicemente, nello stare vicini, nel trasmettersi a vicenda quegli incomprensibili messaggi che soltanto loro riescono a percepire e decifrare.
Consideriamo convinti che probabilmente sarebbe sufficiente solo ritornare alle origini, spogliarsi di tutti i vestiti che quotidianamente mascherano e offendono la nostra pelle, impedendole di ossigenarsi, credendo erroneamente che ci aiutino a superare le nostre paure e le nostre vergogne.
E guardandoci negli occhi entrambi pensiamo come sarebbe molto più appagante sentirsi finalmente liberi, accettandoci così come la natura ci ha creato, vivendo in una profonda simbiosi con tutto ciò che ci circonda.
Così come mamma ci ha fatto, nudi.