Kenyac suonò il campanello e la porta si aprì immediatamente.
"Mi fa paura questa stanza, così buia e fredda"
disse a se stessa, mentre premeva l'interruttore del faretto, unico punto luce da accendere, come da istruzioni ricevute. Sapeva che lui era già lì, immobile su quella sedia, dietro a un vetro inscurito, che separava due ambienti piuttosto ampi dell'appartamento. Come un rituale, posò la borsa nel tavolino, sciolse i lunghi capelli neri e iniziò a spogliarsi, ma non completamente. Doveva restare in abbigliamento intimo, come da istruzioni.
"So cosa devo fare, ti piace guardarmi mentre mi spoglio, vero?" Sussurrò con un tono di voce caldo e suadente, mettendo in risalto le belle gambe in calze a rete che avrebbe tolto, durante il suo ballo con spogliarello privato. Era quasi pronta, doveva solo accentuare il trucco.
Le piaceva ballare e questo era il lavoro di un tempo, ma arrivò la grande crisi, la compagnia di danza moderna fallì e lei si ritrovò senza impiego e senza soldi. Allora si inventò una nuova occupazione. Tutto procedeva come Kenyac aveva immaginato fino a quando ricevette una strana raccomandata. La busta conteneva l'invito a presentarsi a un ben specificato indirizzo e veniva anche precisato che, di volta in volta, le sarebbe stato richiesto un certo tipo di "ballo", un determinato abbigliamento e che non avrebbe mai visto in faccia il suo cliente. Le venne spiegato come accendere la luce, dove appoggiare le sue cose, quanto tempo ballare e tante altri piccanti ma doverosi dettagli. Nulla doveva essere lasciato al caso e per il disturbo le veniva anticipata una somma di denaro che, per lei, costituiva il guadagno medio settimanale.
Accese lo stereo e lentamente iniziò il suo lavoro, toccandosi ripetutamente nei punti più intimi, perché le era stato chiesto di simulare una masturbazione. Mentre ballava le venne in mente il suo ex ragazzo, da poco lasciato, nonostante l'amore che sentiva per lui. Alvian non avrebbe concepito la sua scelta lavorativa e non era sua intenzione farlo soffrire per cui, a malincuore, decise di restare sola. Chiuse gli occhi continuando a toccarsi sempre più intensamente, con la speranza di cancellare il ricordo di lui.
"Ti guardo e ti vedo bella, come sempre. Vorrei toccare la tua pelle, mordere i tuoi seni, contaminare i tuoi pensieri. Vorrei adorare ogni piccolo punto del tuo corpo, annusare il tuo profumo e illuminare le parti più intime e segrete, fino a perdermi dentro di te. Vorrei legare la mia voglia alla tua, ma non posso che guardare e morire dal desiderio. Il mio essere freme, ma non mi rimane che ammirarti, come un voyeur che non sa amare ma solo morire di passione. La passione sarà l'amica dei miei occhi che vedono solo te".
Terminato lo spogliarello, Kenyac mise i vestiti nel borsone, indossò il solo impermeabile, come da istruzioni e uscì dall'appartamento, con la consueta sensazione che, in tutta questa storia, qualcosa non fosse chiaro.
Alvian spense telecamera e monitor ed entrò nella stanza per togliere il manichino dalla sedia dietro al vetro. Non si era mai rassegnato dall'aver perso l'amore di Kenyac e allora gli venne in mente l'idea di adorarla a distanza. L'avrebbe spiata e osservata per tutta la vita. "In fondo, anche questo, potrebbe essere un modo per amare" pensò mentre usciva dall'appartamento.