Trentacinque candeline non erano poi cosi tante anche se alla fine non erano nemmeno cosi poche.
Un traguardo abbastanza normale per tutte le persone, poi sfortuna o altro potrebbe impedire anche di festeggiare i primi compleanni.
Non era solita fare festa o programmare qualcosa.
Per lei era un giorno come tanti altri, nulla di speciale.
Una delle tante anime sole, vivendo ai margini della società.
Rinchiusa in se stessa per non provare disprezzo e vergogna per come si era ridotta.
Nessun legame etero.
Un fratello che non sentiva più da anni.
Una sorella in manicomio ed i genitori venuti a mancare prematuramente.
Gli altri parenti praticamente li vedeva a Natale, da quanto mi diceva.
Eravamo dirimpettai di scrivania e capitava che mi raccontasse dettagli della sua vita, alcuni poco edificanti e abbastanza esosi.
Ne avrei fatto volentieri a meno.
Avevo già i cavoli miei che purtroppo erano più grossi e gravi dei suoi.
Il più delle volte facevo finta di sentire. Annuivo come una bobble head.
Parlava raramente e menomale, su una frase di venti parole dieci erano cioè.
Terribile.
Si piangeva adosso. Faceva la vittima e quel che era peggio cercava di apparire interessante e spiritosa.
Era più noiosa di una zanzara di notte.
Si rinchiuse nel suo bozzolino di ansie, paure e speranze.
Aveva un gatto randagio che trovò dentro una scatola ed il suo umile lavoro di centralinista.
Una vita anonima, anche troppo normale.
Non avrebbe trovato di meglio.
Sveglia che suona come sempre alle 6: 30.
Doccia e colazione.
Si sarebbe guardata allo specchio cercando alcuni capelli bianchi e si sarebbe massacrata il morale per la condizione fisica al limite dell'osceno.
Flaccida, smagliature evidenti, un giro vita come un gommone.
Cosce e fianchi cosi larghi che per trovare un paio di jeans dove chiamare il sarto di Pavarotti
In ufficio l'avevano soprannominata "canotto di lardo" e altri soprannomi sempre sullo stesso leitmotiv.
Cattiveria, battute e frecciatine a parte, era grassa.
La pigrizia, il metabolismo e forse lo stress erano stati complici della sua ascesa ai 100 kg.
Anche lei ci metteva del suo.
Movimento praticamente assente. Poggiava il suo sedere sulla sedia dell'ufficio e per otto ore tranne pausa pranzo non muoveva un muscolo.
Poi tornava a casa stanca chiaramente, rapida doccia, cena leggera.
Si alzava da tavola con la fame e si riposizionava davanti al pc per chattare con persone conosciute sui social, con amici virtuali, guardare un po' ebay e youtube.
Ragazzi praticamente pochi.
Si sentiva inadeguata e se ne rendeva conto, si percepiva bene.
"Fino a che resto vestita tutto bene, ma quando cominciio a denudarmi tutto crolla, come la libido del partner. Tutti i miei sogni e desideri colano a picco come il Titanic". Raccontava spesso
Rimedio evitare di spogliarsi e restare coperta.
Grosso problema d'estate... al mare i ragazzi più giovani da chiamarla Moby Dick a betoniera, damigiana, porta aerei, le affibbiavano ogni nome di cosa che fosse più leggera di 120 tonnellate.
Era un'esclusa, ma se da una parte aveva anche un viso con lineamenti dolci, il cervello non era al massimo dell'avanguardia.
Una ragazza di paese, vissuta sempre in famiglia.
Rare vacanze oltre il confine di regione.
Trasferita in una grande metropoli con tutti i problemi del caso, non era facile.
Dialetto a parte era più chiusa di una cozza.
Era matura per fortuna, ma alla fine era una delle tante.
Non molto simpatica, un po' lenta, non che fosse ritardata, stolida nel capire anche le cose più semplici. La classica valigia della Samsonite.
Personalità assente, fascino non pervenuto, magnetismo nemmeno l'ombra.
Non per colpa sua, siamo tutti a base carbonio, ma qualcuno possiede quel pizzico di magia, quel classico qualcosa in più che riesce a farle stare fuori dal cerchio dei normali.
Lei e tanti altri possono solo stare a guardare.
Che tristezza.
Guardai l'orologio sulla scrivania. Era l'ora di andare a casa e togliere le tende.
Menomale, mi avesse detto ancora qualcosa le avrei tirato la stampante, tanto più brutta di così non poteva diventare.