Carissimi,
desidero in qualche modo parteciparVi il mio pensiero sul ripensamento di alcuni alla partecipazione del nostro Pontefice presso l ‘ Università di Roma” La Sapienza”.
Io credo che il problema più grande non sia quello, legato alla religione, anche se come credente mi sento personalmente toccata nell’ intimo e come essere umano pensante, profondamente amareggiata.
Il potersi confrontare con ogni credo, in qualsiasi argomento, poter disquisire in modi diversi, non fa che allargare la nostra conoscenza e magari far si che si possa capire , rivedendo alcune posizioni radicate in noi, magari non giuste.
Come si può rifiutare che il Papa, tralasciando cosa possa rappresentare per la comunità cristiana, possa esprimere liberamente il Suo pensiero.
Sono e siamo dispiaciuti per ciò che è accaduto.
Considerando poi che era stato invitato a presiedere all’ inaugurazione dell’ anno accademico dell’ Ateneo romano e che con grande disponibilità aveva accettato l’ invito, il rivedere e conseguentemente negare al Papa di poter esprimere il proprio pensiero, è un tornare indietro, un modo per annullare anni di lotte che ci hanno portato o meglio che avrebbero( dopo l’ accaduto) dovuto portarci a manifestare liberamente le nostre idee.
Negare l’ accesso al Santo Padre in un luogo come l’ Università “ La Sapienza” che di sapiente, ormai ha ben poco, dato che dà libero accesso a tutti, insignendo con “ laurea ad honorem” una varietà di personaggi che ben poco hanno a che vedere con lo spirito della conoscenza umana.
Mi è piaciuto il pensiero del celebre prof. Israel ordinario di matematiche complementari a La Sapienza che è rimasto basito e si è dissociato dai suoi 63 “ eminenti” colleghi, contrari alla partecipazione del Santo Padre
Costoro che avevano fatto loro una celebre frase di Voltaire: “ Mi batterò fino alla morte perché tu possa dire il contrario di quello che penso”, l’ hanno rinnegata, comportandosi in modo incivile, riportando con il loro ostruzionismo, l'Ateneo Romano ad un ritorno verso un passato oscurantismo , rendendone “ ex” l’ aggettivo prestigioso.
La mia opinione non vuole essere vertente a giudicare. Ma i fatti parlano da soli. Qualche tempo fa c’è stato un concorso per magistrati. Da ciò che ho letto è stato annullato poiché i partecipanti avevano commesso negli scritti dei veri orrori (non errori), non sapendo portare a termine semplici locuzioni. Aggiungo a quanto detto che, costoro sicuramente erano in possesso di lauree, nelle quali la lingua italiana aveva un posto preponderante nella loro preparazione! Mi chiedo queste lauree come le hanno conseguite?
Quali sono stati i professori che hanno giudicato idonee queste persone? Con quali insegnamenti e preparazioni hanno insignito di lauree studenti, visto l’ accaduto sono alla stessa stregua di ragazzi che hanno solo una licenza media.
Molto probabilmente, mi viene da pensare, che siano se non gli stessi, quantomeno professori allo stesso livello dei “ fatidici 63” che non hanno permesso ad un professore di teologia e quant’ altro come il S Padre, di poter dare i suoi lumi ed il suo pensiero a persone vuote, che non conoscono l’ umiltà e a quanto pare, riferendomi al suddetto concorso, nemmeno nozioni elementari di italiano.
Questo è stato un vero e proprio atto di intolleranza, conclusosi con una pessima figura da parte di questi illustri 63( così vanno chiamati) e di quella piccola minoranza di studenti che come asini li hanno seguiti.
Il Prof. Joseph Ratzinger, nonché il nostro Papa, con estrema umiltà (segno di grande intelligenza) ha saputo tirarsi indietro. Sicuramente questi illustri professori presuntuosi ed arroganti, prima o poi capiranno di aver perso il confronto di un pensiero che unisce, poiché espresso in libertà nel rispetto e nell’ amore per tutti!
Ancora scuse a Benedetto XVI il nostro Papa!