La cameriera fece scorrere i pesanti tendaggi e un timido raggio di sole illuminò il viso, ancora assonnato, di Lady Mary.
La nobildonna pensò che sarebbe stata una giornata assai intensa e il risveglio non poteva essere rimandato.
Annie depose il vassoio della colazione sul tavolino e, dopo aver sussurrato l'augurio di un buon inizio primavera, lasciò che la padrona gustasse un ultimo momento di pace e solitudine.
Lady Mary guardò la colazione, con una smorfia scostò il vassoio e poi si diresse verso la finestra per ammirare il suo amato giardino, fonte di tanta serenità interiore. Più invecchiava e maggiore era l'attenzione che indirizzava alla natura. Infatti, dopo la morte del marito assai più anziano di lei, decise di abbandonare la città per rifugiarsi nella sua villa in campagna, lontano dal caos cittadino e dalle mille banalità che riempivano la vita del suo poco amato parentado. Si era stancata di tutto, ma non di quella casa piena di bei ricordi, dove aveva trascorso una infanzia felice.
Tuttavia in quella giornata da poco iniziata doveva svolgere un compito, e, per quanto fastidioso (odiava le paternali), era una promessa e non poteva sottrarsi. Lanciò un ultimo sguardo alle sue amate rose ogni anno più belle e, senza esitazione, chiamò le cameriere per quella che lei definiva "la vestizione", preparandosi così ad accogliere l'unica nipote alla quale si sentisse profondamente legata.
___
"Buongiorno zia".
"Cara Elisabeth, non esitare e vieni a darmi un bacio. Come stai? Sei sempre più bella e solare".
"Non male cara zia".
"Veramente non è quello che mi aspetterei di sentire poiché tra due mesi ti sposerai. Dovresti essere al settimo cielo, toccare la gioia e sognare una vita serena. Credo che un -Non male- non ti sia consentito".
"Mi spiace zia, ma io non so mentirti".
"Lo so cara Elisabeth ed è per questo che sei qui. Ora dimmi cosa ti preoccupa e non tralasciare alcun dettaglio".
"Nulla zia, teoricamente va tutto bene. Anthony e io ci amiamo. Stiamo per realizzare il nostro sogno, ma lui appartiene a una famiglia molto nobile e il matrimonio sta diventando un evento troppo importante, talmente impegnativo che io mi sento messa da parte ad assistere impotente a quello che dovrebbe essere il mio giorno più felice. Mi sono tramutata in una spettatrice, abbandonando il ruolo di protagonista. Ė come se tutto avesse perso significato se non quello di apparire nel migliore dei modi e invitare il maggior numero di persone nobili e importanti. Sento Anthony distante più di mille miglia. Mi ha riposto in un cassetto e probabilmente mi tirerà fuori solo il giorno del matrimonio".
"Capisco Elisabeth. Allora cosa intendi fare?"
"Non ne ho idea cara zia. Vorrei fargli capire che dovrei essere io al centro delle sue attenzioni e non la lista degli invitati. Non dobbiamo essere sovrastati dagli accadimenti. Anthony non deve dimenticare il passato, quello che ci siamo promessi e il mondo interiore che abbiamo costruito. Oggi il matrimonio e domani? Io voglio vivere, gustare la vita e l'amore senza perdere il senso di noi".
"Bene Elisabeth. Direi che ho capito il problema, anche perché, mia cara nipote, che rimanga tra noi, ma ci sono passata anch'io".
"Davvero zia?"
"Certo mia cara. Io e tuo zio, pace all'anima sua, ci siamo tanto amati, abbiamo avuto un matrimonio felice, però, prima di quel benedetto giorno, ho avuto alcuni dubbi".
"E come ti comportasti zia?"
"Beviamoci una bella tazza di tè cara Elisabeth perché è una storia un po' lunga".
___
"Signor Conte, ė appena arrivata una lettera urgente da parte di Lady Elisabeth".
Il maggiordomo depose la missiva sul tavolino, ai piedi del letto e con aria titubante se ne andò.
Anthony aprì la busta con qualche preoccupazione, poiché non era normale ricevere una lettera a inizio giornata dalla sua futura sposa. Mancavano due mesi al matrimonio e la sua mente era totalmente invasa dai preparativi per quello che stava diventando un importante appuntamento mondano. Non doveva distrarsi, non gli era consentito, perché gran parte delle decisioni erano a carico suo. In tutta onestà la cosa non gli piaceva e su questo aveva parecchio discusso con Elisabeth, ma la sua famiglia era nobile e famosa, per cui si doveva prestare molta attenzione. Sbagliare era un lusso che non si poteva permettere.
Stava pensando al banchetto di nozze quando improvvisamente gli si fermò il respiro:
"Caro Anthony, io parto per un breve viaggio. Tu puoi raggiungermi se vuoi...
Dove il bianco copre il verde,
nel soffice e vasto candore
di una primavera sbocciata.
Lì mi troverai, alla ricerca
delle allegre risate di due bambini
che giocavano con la fortuna.
Ti aspetterò,
persa nei ricordi, finché
l'amico muto non parlerà a te.
Ely".
Che vuol dire tutto ciò? Un breve viaggio a due mesi dal matrimonio? Tu puoi raggiungermi se vuoi?
Nonostante la giornata fosse appena iniziata, le facoltà mentali di Anthony si misero subito in moto e la verità non tardò ad arrivare. Poteva essere più stupido di quello che era stato? Quante volte aveva promesso a Ely di non farsi prendere dagli eventi? Quante volte le aveva detto che nulla al mondo sarebbe stato più importante di lei? Aveva sbagliato, l'aveva accantonata, messa al margine. Si risvegliò da quel torpore mentale sentendosi meschino e traditore. Era ora di fare qualcosa e l'avrebbe inseguita anche in capo al mondo pur di trovarla.
Immediatamente si fece preparare il cavallo per uscire il prima possibile. In realtà ancora non sapeva il posto dove poterla cercare, ma si convinse che sarebbe stato sufficiente togliere la polvere dal suo cuore e, immediatamente, avrebbe trovato la risposta.
___
Finalmente era arrivato. Fortunatamente la via era abbastanza asciutta e il cavallo gli era sembrato un fulmine. Alla fine del sentiero, posto ai piedi della collina, quello che vide gli tolse letteralmente il fiato. Per troppo tempo lui ed Ely non erano tornati in quel luogo, dove la primavera mostrava tutta la sua bellezza. Si guardò intorno e vide un mare di margherite talmente fitte da ricoprire il verde dell'erba. Il sole splendeva alto e sovrano tanto da far risplendere i colori di quella natura che sembrava si volesse vendicare delle monotone giornate grigie, figlie del generale inverno. Anthony chiuse gli occhi e improvvisamente si rivide bambino.
"Forza Ely, facciamo una gara a chi trova prima il quadrifoglio magico".
"No Anthony, non mi va. Io voglio raccogliere le margherite e portarne un bel cesto a mamma".
"Dai Ely, ti prometto che se riuscirai a trovare il quadrifoglio più grande diventerai una principessa e un giorno ti sposerò".
"Cosa? Sposare te? Che schifo. Io non mi sposerò mai. Resterò sempre con mamma e papà. Oh, eccolo qui! Questo bel quadrifoglio lo regalo a te, perché, a pensarci bene, sei simpatico e ora... chi arriva prima all'albero diventerà il padrone di tutti i quadrifogli del mondo".
Dopo essersi risvegliato da quel ricordo così lontano ma ugualmente intenso, si mise a correre verso l'albero che tanta compagnia aveva tenuto a lui e a Elisabeth nella loro giovane età. Aveva sempre saputo che loro due sarebbero rimasti insieme per sempre. All'ombra di quel muto amico ammirò lo sbocciare della bellezza dell'amica al pari di quella travolgente primavera che ora riempiva i suoi occhi. Adorava le margherite perché gli ricordavano i suoi colori, il candore della sua pelle e il giallo dorato dei suoi capelli.
Improvvisamente vide un foglio attaccato all'albero. Era di Elisabeth.
Nei riflessi trovo rifugio,
i mille colori di colei che
pulisce le pene dell'uomo.
Risento la sua musica,
ne ammiro la purezza,
così libera e impetuosa.
Immergo le mani,
rinfresco il viso e
apprezzo la vita.
Anthony non ebbe alcuna esitazione. Riprese il cavallo per raggiungere il posto indicato. Si rese conto di aver perso, come uno stupido, la semplicità del vivere. Gli sembrava di aver avuto la felicità tra mani, ma nel momento in cui l'aveva stretta, come una roccia friabile, si era trasformata in sabbia e tutto era sparito per far posto a un dolore che si stava impossessando del suo cuore.
Ecco il fiume e quello spazio verde dove loro due si stendevano per raccogliere il calore del sole, inebriati dai riflessi che l'acqua diffondeva in quello che consideravano il loro paradiso terrestre. Allora ebbe la visione del tempo passato, di loro due ragazzi con i piedi immersi in nell'acqua fresca e chiara.
"Tu credi di amarmi?"
"Ely, io ti amo e ti amerò per sempre. Nella mia vita, nel mio futuro vedo solo te. Saremo noi due al di sopra di qualsiasi cosa. Non mi interessa il mio ruolo, il titolo e la ricchezza. Chiedimi di rinunciare a tutto e io lo farò".
"No Anthony, io non ti chiederò mai di rinunciare a quello che sei. Se sto con te, sto con la tua famiglia, ma ti chiedo di avere sempre rispetto per me, per i miei desideri. Al mondo ci siamo noi e poi tutto il resto. Non devi dimenticarlo mai".
Invece lo aveva scordato, in nome di tutto quello che la sua stirpe nobiliare rappresentava e, in quella circostanza, gli stava chiedendo. Si mise a sedere sopra quella soffice erba piccola e tenera che aveva salutato l'inverno e accolto la primavera. Non si può essere tristi in un periodo come quello in cui tutto rinasce e si risveglia dal torpore invernale. L'apatia e la malinconia dovrebbero lasciare il posto a pensieri leggeri e gioiosi per gustare pienamente la bellezza della natura. Si stese sul prato e si sentì rinfrancato dall'umidità del terreno e dalla musica che proveniva dallo scorrere delle acque.
Poi vide un foglio trattenuto da un sasso.
Una promessa, una intenzione,
un impegno del cuore,
un solo desiderio.
Mi hai chiamato e io sono arrivata,
in cima a quella collina,
dove lo sguardo non trova confine.
Di fronte a tanta bellezza
ho visto la meraviglia che è in te,
circondati dal ballo gioioso delle rondini.
Senza esitazione salutò quel paradiso e rinfrancato montò in sella al cavallo per inseguire la sua Ely. Finalmente la trovò. Era lì, seduta in cima alla collina ad ammirare il risveglio di quell'incantevole primavera esaltata dal volo delle rondini. La vedeva di spalle, i biondi capelli che seguivano i tentacoli del vento, la grazia che circondava quella figura così esile eppure tanto forte. Di fronte a lei c'era il vasto panorama delle colline colorate di fresco. Anthony era talmente estasiato che avvertì un leggero capogiro. Il suo mondo era quello. A lui non serviva altro per raggiungere la felicità. In quel momento ringraziò Dio per avergli dato la vista e un cuore, per osservare e amare. Improvvisamente una folata di vento gli portò via il cappello dove era ricamato lo stemma nobiliare della sua famiglia. Anthony seguì con gli occhi la strana traiettoria di ciò che per lui rappresentava il dovere, ma non la sua missione e lo vide atterrare vicino ad alcune piccole campanule, tenere e delicate come la sua Ely.
Silenziosamente si sedette accanto a lei, di fronte a quel meraviglioso panorama figlio di madre natura.
Avrebbe voluto essere un pittore e disegnare la bellezza che aveva davanti a sé, tanto grande da sembrare irreale e in mezzo a quello splendore c'era lei, un fiore appena sbocciato, così dolce e profumato da inebriare chi si fosse fermato a osservarlo.
"Ciao Ely, come stai?"
"Bene Tony, e tu?"
"Ora che ti ho trovato sono sereno. Potrai mai perdonarmi?"
"L'ho già fatto Tony. Come vedi ti stavo aspettando".
"Ora che facciamo Ely?"
"Decidi tu. Mi hai trovato, per cui credo tu abbia capito a cosa tengo più di ogni altra cosa".
"Sì. Lo so!".
Fu più che normale che di fronte alla bellezza di Elisabeth, raggiante come quella primavera, Anthony baciò la sua futura moglie con un ardore inconsueto, ma non inaspettato, perché il suo amore era totale. Quante volte lo avevano fatto sulla cima di quella collina che sembrava una terrazza sospesa in mezzo all'incanto di un mondo che continuamente avrebbe potuto stupire l'uomo. Si sentiva dentro a un sogno e loro due, insieme, lo avrebbero reso eterno, più lungo della vita stessa, convinti che tanta felicità non potesse trovare un limite temporale. La amava con tutta la forza che sentiva nel corpo, ma, nello stesso tempo sapeva di essere amato.
Allora, come tante altre volte, tra un bacio e l'altro si misero ad ammirare il panorama di fronte a loro, le piccole case, gli alberi, le strade, i fiumi e per un attimo volarono sopra tutto questo, nella soave bellezza di uno spazio che sentivano loro.
___
La cameriera entrò nella camera di Lady Mary e fece scorrere i pesanti tendaggi affinché un raggio di sole, un po' meno timido, potesse augurare il buongiorno alla nobildonna. Dopo aver posato la colazione sul tavolino, la cameriera consegnò una busta che Lady Mary aprì con la solita indifferenza, leggermente contaminata da un'ombra d'irritazione poiché il mattino era da poco iniziato. La cameriera in piedi e di fronte al letto si meravigliò del luminoso sorriso che risaltò sul viso della padrona.
Lady Mary si alzò e senza esitazione si diresse verso la finestra per ammirare, come di consueto, il suo bellissimo giardino. Era felice e questa volta per un motivo in più. Lesse la lettera una seconda volta e volgendo lo sguardo verso la cameriera:
"Annie puoi dare disposizioni per la mia vestizione. Oggi devo fare una miriade di faccende tra cui rimandare un matrimonio e annunciare alle rispettive famiglie che i futuri sposini sono già partiti per quello che definirei - Un viaggio di nozze anticipato-".