I miei ricordi risalgono a quando ragazzina mi arrabbiavo con mio padre, quando lottavo per la mia indipendenza. Mio padre era il classico “ uomo all’ antica” e perciò io essendo una figlia femmina ero limitata nella mia libertà. Avevo regole molto rigide e spesso avevo degli scontri molto accesi con mio padre. Io continuavo a chiedere spiegazioni ai suoi continui no e la sua mancanza di risposte mi faceva arrabbiare. Ma non voglio dilungarmi molto sulla rabbia tra me e mio padre o tra me e gli altri, quello che più mi ha segnata è il mio conflitto interiore con Dio.
Io, credente fin dalla nascita, non perché figlia di cattolici ma perché la fede era parte integrante del mio essere.
Il mio rapporto con Dio è sempre stato di fiducia assoluta ed io riponevo la mia vita nelle sue mani. Lo vedevo nella mia immaginazione come quel padre buono che ascolta i suoi figli, li difende, li consola, li protegge. La mia fede era così grande che mai avrei pensato di metterla in discussione, avevo talmente inculcate le parole della bibbia che niente poteva scalfirle “- cercate e troverete – chiedete e vi sarà dato – bussate e vi sarà aperto -”
Ma gli eventi della vita sono imprevedibili e ad un certo punto ti trovi ad un bivio. E ti rendi conto che tutto quello in cui credevi è senza fondamenta e crolla. Quando attraversi la strada del dolore e non vedi via d’ uscita, quando ti rendi conto che il tuo Dio non ascolta le tue parole ti senti sola, abbandonata al tuo destino. E ti fai mille domande e puntualmente tutte rimangono senza risposta, sì perché non ci sarà mai una risposta al dolore che vedi negli occhi di un bimbo ammalato di tumore, non c’è una risposta al dolore che tocchi con mano quando lo vedi negli occhi di tuo figlio. Ed è allora che la rabbia esplode con tutta la sua violenza, ma è una rabbia interiore, una rabbia che ti chiude lo stomaco e ti piega.
E te la prendi con te stessa perché non riesci a difendere tuo figlio, a proteggerlo dal male, e la tua impotenza ti svuota, ti fa mancare le forze, e la tua fede che fino ad allora pensavi fosse invulnerabile vacilla. Ti senti sprofondare, risucchiare in un buco nero.
Che ne è del tuo Dio?
Dov’è?
Pensi che il tuo Dio non ti ascolta perché sei tu che non sai pregare e ti senti in colpa. E poi ci sono quelli che ti dicono di aver fede, che Dio non ti abbandona, che Dio ti mette alla prova.
E che vuol dire?
Che me ne faccio di un Dio punitivo che ti priva dell’ affetto più caro?
A me non interessava essere “ messa alla prova” Io volevo un Dio che mi desse delle risposte, un Dio che mi accogliesse nelle sue braccia, che mi desse calore e che mi ascoltasse. Volevo un Dio che proteggesse le persone che amavo, volevo un Dio che aiutasse mio figlio. Non, io non chiedevo niente per me da Lui, io chiedevo pietà per mio figlio ma non ebbi risposte, risposte alle mie continue preghiere.
Ed allora, allora ti isoli, e tagli i ponti con la fede, preferisci stare senza un Dio. Non credi più. Ma la rabbia rimane dentro e impari a conviverci. Senti che ti manca la terra sotto i piedi, e precipiti sempre più giù.
E ti chiedi: dove ho sbagliato?
Ancora non lo so, so solo che ora sono senza fede, senza un Dio e senza mio figlio.