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Se ci si arrampicava per vicoli affacciati sul mare alla fine una antica villa chiudeva quel percorso. Circondata da un ampio giardino spiccava bianca tra cielo e quella veduta che l'abbracciava su di una altura di Adamantea. Da qualche giorno vi soggiornava una giovane e incantevole donna. Su consiglio di un caro collega, proprietario della villa, s'era decisa di trascorrere in solitudine, lontana da tutto, un periodo di tempo che le permettesse di ritrovare l'equilibrio con se stessa, ora che una triste situazione sentimentale l'aveva quasi portata alle soglie di una depressione. Si era ai primi di Giugno e l'Estate si presentava già come una fervida fanciulla desiderosa di coprirsi di sole .Sulle radure la poca erba prematuramente seccata, ospitava rovi di rose canine e cespugli di rupa che si arrampicavano su cespi di origano pronti a spargere nell'aria il loro aromatico odore. Anche se il luogo dove si trovava rendeva piacevole la permanenza, le ferite di cuore della donna sanguinavano tanto e quella sensazione di sofferenza non riusciva ancora ad allontanarla da sè.Fanny, questo il suo nome, trascorreva per lo più il tempo alla villa e solo verso sera, quando il caldo mollava la presa, usciva, gironzolava intorno tra i sentieri scavati negli anni da passi di persone pronte a godere di un panorama che dava spettacolo .In paese si recava solo per lo stretto necessario alla sua sopravvivenza ritornando a piedi su per i vicoli che la stancavano non poco. Si coricava quando nella notte, alle finestre aperte, spiccava un quadro di stelle con una luna, occhio di bue, che esaltava quella scena notturna, e lei sdraiata sul letto, rincorreva i troppi ricordi .Accadde in un pomeriggio verso il tramonto che conobbe la graziosa bambina dagli occhi grandi e tristi. Il volto pallido incorniciato da biondi capelli trattenuti da un fiocco rosa la rendevano particolare..< Chi sei, non ti ho mai incontrata da queste parti> l'aveva apostrofata la piccola con una vocina dolce e amichevole.< Fanny è il mio nome e sono qui solo da pochi giorni> era stata la sua risposta.< Il mio è Olga, potrei stare qui con te e farti compagnia> aveva chiesto. Sedute sotto ad un alberello di un piccolo pianoro, tutta la meraviglia del mare si offriva ai loro sguardi e conoscersi fu così semplice e delizioso da lasciare a Fanny un piacere nuovo molto appagante. La rivide per molti altri pomeriggi e ad unirle, sempre più c'era una comune afflizione mascherata da entrambe.< Ti piace osservare il tramonto Fanny> le chiedeva spesso Olga .< Il distratto sole indaffarato ormai a mostrarsi all'altro orizzonte, l'arancione tenue del suo scivolare che sempre di più tinge di rosso un cielo dove la luna poi, si mangia il suo spazio di stelle mentre la brezza prendendo coraggio va incontro alla fresca sera> continuava con enfasi Olga esternando le sue sensazioni spontanee. Di lei, Fanni sapeva abitasse vicino alla villa, di suo padre spesso assente per lunghi viaggi di lavoro e che studiava a casa seguita da un'insegnate privata, ma per il resto la bambina eludeva altre informazioni su se stessa. Fanny non insisteva, stava così bene con quell'esserino inteligente e tanto sensibile. Con lei s'era aperta, raccontandole dei suoi distrutti affetti e Olga aveva dimostrato di capire, consigliandola di prepararsi un domani e non di consumarsi al fuoco del rimpianto. Nel frattempo era curioso come una bianca colomba di mare ogni sera dopo il tramonto si fermasse sul davanzale, pronta a volare via quando il rossore del cielo si tingeva di inchiostro .A Fanny quella visita le arrecava gioia, che privilegio sapere che l'animale avesse scelto il davanzale della sua camera da letto. Poi, una notte fece un sogno che al mattino stentava a credere fosse stato tale, tanto le era parso di viverlo veramente. Seduta nel salone, intenta a leggere s'era sentita chiamare, voltatasi aveva trovata Olga, immobile con l'espressione seria.< Ma come sei entrata e come sapevi che ero in casa> le aveva chiesto muovendosi Istintivamente per abbracciarla con trasporto senza sentire la risposta.< Ma io abito qua>. Anche la bambina le si era avvinghiata addosso mettendosi improvvisamente a piangere. A quelle lacrime Fanny preoccupata, aveva cercato di capirne la ragione. < Non mi è più permesso incontrarti, ed io invece vorrei tanto stare con te> piagnucolava la bimba tra i singhiozzi. Fanny stava per rassicurarla promettendole una soluzione quando si trovò sveglia e così frastornata da non riuscire più a prender sonno nuovamente. Al mattino spostando il lenzuolo notò, poggiato sopra, il nastro rosa che raccoglieva i capelli di Olga. Lo prese in mano dolcemente, come un oggetto prezioso rimanendo ancora più strabiliata associandolo allo strano sogno. Con quell'oggetto in tasca ritornò per altri pomeriggi sul piccolo pianoro, ma non rivide più Olga. Ora oltre i suoi problemi di cuore se ne aggiungeva uno nuovo non cercato, ma che le procurava profonda delusione e rammarico per aver perduto l'amicizia della bambina. Una mattina che si sentiva più abbattuta, decise di recarsi in paese, così,per vedere persone e parlare con loro. Dopo qualche sguardo qua e là,si accomodò ad un tavolino di un piccolo bar ordinando un gelato. Situati attorno uomini intenti a chiacchierare tra di loro o a commentare i fatti del giorno. Si sentiva osservata, questo lo sapeva, loro la consideravano la straniera. Una persona, poco dopo, le si avvicinò< Posso farle un po' di compagnia, mi sembrate triste> chiese educatamente .< Si certo,,accomodatevi pure> rispose dopo un attimo di riflessione. Le avrebbe fatto sole che bene dialogare con qualcuno .< Come vi trovate alla villa, non avete alcun timore a viverci da sola?> chiese impensierito il conterraneo< Perchè mi fate questa domanda che trovo assai curiosa> domandò Fanny sorpresa.< Ma allora voi non sapete niente> continuò sentendosi autorizzato a raccontare ancora.< Nei primi anni del secolo scorso in quella villa ci abitava una nobile famiglia. Il padre, un conte, era sempre in viaggio per questioni di commerci inerenti al suo lavoro. La madre quasi inesistente, perchè sempre malata di depressione, se ne stava rinchiusa nella casa. Avevano una bambina seguita da una governante che la aiutava anche a studiare. La bambina era molto intelligente e conosciuta al paese dove veniva con l'educatrice a passeggiare .Il dramma avvenne in un pomeriggio al tramonto di un giorno di Giugno quando la madre, in preda ad un raptus .spinse giù dalla finestra la bambina che soleva sedersi al davanzale per ammirare il tramonto. Corre voce che la sua anima giri per la casa e intorno ad essa, manifestandosi con apparizioni strane senza trovare pace. Ne ha visti di proprietari quella bella villa, tutti dileguatisi in fretta, intimoriti da innaturali segnali. L'attuale proprietario non ci viene quasi mai e forse così lo resterà un po più a lungo> concluse l'uomo ironicamente osservando l'espressione della donna che aveva vicina. Fanny sentiva crescerle dentro una sinistra inquietudine, ma la sua logica la tratteneva dal lasciarsi andare< Come si chiamava la bambina> chiese con un filo di voce temendo la risposta.< Olga era il suo nome, era così dolce con gli occhi sempre tristi e affamati di vita> ribadì il paesano. Fanny si alzò con le gambe tremolanti e lentamente risalendo gli stretti vicoli arrivò alla villa. Che storia surreale le stava accadendo, si sentiva trapassata da una sensazione alterata e macabra. Decise in fretta che l'indomani sarebbe ripartita verso casa sua. Oramai le era impossibile vivere là con quel timore di trovarsi davanti ad eventi che la sua mente non era certo pronta a sopportare, ora che tutto appariva così annunciato. Quella sarebbe stata la sua ultima notte in quella villa, sdraiata sul letto guardava alla finestra, un quadro ben diverso dalle altre notti, in un arco scuro, le nuvole sembravano far capriole nell'attesa di liberarsi dell'acqua che trattenevano .Si, il vento che dal mare urlava già prometteva un temporale dopo tanto caldo. Credette opportuno in quel momento, chiudere le imposte prima che iniziasse a piovere, quando la solita colomba di mare bianca si avvicinò posandosi sul davanzale.< Non sei voluta mancare neppure oggi, piccola colombella> le parlò Fanny quasi commossa. Coinvolta nella strana atmosfera, Fanny come in trance, pensò di prendere il nastro rosa che era servito a raccogliere i biondi capelli di Olga, seguendo un impulso inspiegabile allungò il braccio offrendolo all'uccello che lo colse dolcemente con il becco e subito dopo spiccando un volo si librò nell'aria, ritornò per un attimo accanto al davanzale ed infine scomparve nel vuoto inghiottito dai nembi scuri.< Chi potrebbe mai credermi se gli raccontassi questa inconcepibile avventura> pensava Fanny mentre continuava a cercare con lo sguardo ciò che purtroppo non avrebbe più rivisto .Affacciata e impietrita dall'incredibile fatto stava immobile alla finestra, già le prime gocce grosse di pioggia, gettatele addosso dal vento che sibilava dal mare la bagnavano. Si confondevano con le sue lacrime sgorgate per un addio talmente unico e un po' per un senso liberatorio di voler credere finalmente assolta l'innocente anima di Olga.
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