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Si sà che quando si raggiunge l'età adulta, il raziocinio prende il sopravvento sull'innocente credulità dell'infanzia, ma oggi che mi porto un po' di anni addosso, amo pensare che a volte nelle vita delle persone possano accadere dei fatti inspiegabili, spesso chiamati miracoli. Io le definisco intercessioni nella sfera oltre l'immaginabile. Se chiudo per un momento gli occhi, andando indietro nel tempo, mi rivedo bambina, affascinata ad ammirare un enorme quadro appeso alla parete della camera di mia nonna Maria. Dominante l'immagine di Cosma e Damiano, due fratelli originari dell'Arabia, medici nel 300 d. c.a e venerati come santi perchè la loro morte fu un martirio. A quel tempo dividevo la stanza con lei, poichè da poco era rimasta vedova. Prima di addormentarmi, attraverso la fioca luce di un lumicino sempre acceso sotto al quadro, mentre fra gobbe di ombre nonna dedicava a loro alcune preghiere , io tentavo di cogliere dei particolari di quelle longilinee figure. Vestivano con degli abiti rossi bordati di pelliccia bianca come d'uso all'epoca e in mano tenevano, la palma del martirio e uno scrigno tipico per gli unguenti. Mi parevano due bei principi e nell'ammirarli, piano piano cadevo nel sonno. Ero ancora piccolina, ma avevo intuito della devozione forte della nonna, verso quei santi e fu così che in un pomeriggio di primavera, seduta assieme alla mamma nell'orto, chiesi soddisfazione alla mia curiosità ingenua.< Ora ti racconterò una storia che ha dell'incredibile per come si è svolta> iniziò mamma accontentandomi. Mi spiegò che cinque anni prima ch'io nascessi, era appena finita la seconda guerra mondiale e molti erano i reduci che sopravvisuti agli orrori, feriti o malati venivano rimandati alle loro famiglie dopo essere stati prigionieri per lunghi anni in campi di concentramento. Uno di questi era tuo padre, sottolineò con una voce un po' incrinata. Egli arrivava dall'ultimo campo di prigionia americano, dopo nove lunghi anni passati da catturato fra un campo di lavoro all'altro in diverse nazioni. Il figlio tanto atteso che nonna Maria incontrò una sera all'ospedale, dopo essere stata avvertita con un telegramma del Governo, altro non era che la fotocopia della morte, solo che uno scheletro giallognolo a causa dell'infezione al pancreas, dove la vita stentava ad accarezzare quel cuore di uomo consumato dagli stenti e dalle torture. Incontenibile era stato lo strazio di tua nonna, resasi conto che la sorte le giocava una brutta beffa, dopo tanta assenza, il figlio le veniva restituito solo perchè ella potesse vederlo ripartire questa volta per una destinazione senza ritorno. Mamma parlava convinta e anche commossa ed io la ascoltavo provando tristezza, mentre i tiepidi raggi del sole accarezzandomi il viso, parevano consolarmi .Tuttavia me ne stavo zitta e stringendole la mano, ascoltai il seguito. Quindi riprese a raccontare di come la nonna la sera dopo, nella sua stanza da letto, prima di mettersi a dormire, si inginocchiasse proprio sotto al quadro di Cosama e Damiano, fra lacrime di disperazione autentica, chiedesse aiuto proprio a quei due santi, pregandoli con tanta l'intensità, affinchè la vita del figlio amato non venisse ghermita da una avida morte. La mattina seguente, con i cuori pieni di lacrime lei e i quattro fratelli di tuo padre, si recarono all'ospedale per quello che sapevano sarebbe stato un ultimo addio .La solita suora, con la bianca tunica, sfoderando un beato sorriso su di un volto compreso in un candico scapolare, li accolse mentre avanzavano lenti nel corridoio.< Oh, voi resterete sorpresi per il dono di nostro Signore donato a vostro figlio Michele> l'avevano udita esclamare con un felice tono di voce. Quindi tua nonna si era sentì ta sussurrare parole di incitamento ad entrare nella stanza del moribondo. Era successo l'insperabile! La larva d'uomo che il giorno prima aveva lasciato su di un giaciglio di tormenti, ora, seppur sempre molto debilitato, era animato da una nuova debole energia vitale. Con l'espressione sollevata di chi riesce a cogliere ciò che intorno accade alzando lo scheletrico braccio, le aveva indicato di accostarsi a lui. I fratelli, con un'espressione sorpresa e incerta stavano attorno al letto, ascoltando tuo padre raccontare di un fatto tanto strano accadutogli nel profondo della notte .Con frasi lente frammiste a momenti di pausa, raccontò di come nel silenzio notturno, mentre tutto attorno a lui un velo nero lo stava avvolgendo, si era aperta la porta della stanza e in quel momento tra una luce fortissima, come di un sole che acceca, erano apparse due figure eleganti che s'erano accostate al suo corpo disteso. Sentivo una sensazione di sbigottimento e non riuscivo a distinguere chi fossero, perchè la luce che li avvolgeva era intensa e radiosa .Come se non toccassero terra si muovevano attorno al mio letto, uno intingendo una palma nel cofanetto dell'altro, sfiorando con sapienza ogni parte del mio corpo. Dopo ogni pennellata, sempre più percepivo il mio corpo, mentre prima mi ero sentito come sospeso in un vuoto. Terminata la particolare medicazione , con una esile voce all'unisono avevano decretato< Non temere, tu vivrai> Avrei voluto toccarli ma il corpo non rispondeva al comando. Come erano arrivati così se ne andarono silenziosamente portandosi con loro la meravigliosa luce. Penso che caddi in un profondo sonno ristoratore e al mattino, quando l'alba aveva sbirciato tra le persiane della finetra, m'ero destasto diverso, ricordavo tutto di quelle presenze così inspiegabili,, non sentivo più tanto dolore al corpo e respirando meglio, la mia mente pulsava fabbricando nuovamente piccoli frammenti di ricordi anche mio malgrado, quelli assai tristi. Ma la gioia nel sentirmi ancora parter della vita, era stata immensa, dopo tanto mio penare..Quando tuo padre, piuttosto stanco, s'era zittito, tua nonna aveva compreso che la sua supplica era stata ascoltata. Le preghiere erano arrivate fino lassù in quella dimensione dove aleggia l'impossibile. Da quel giorno il tuo papà stette sempre meglio, dopo una lunga convalescenza, la sua vita riprese a scorrere anche se le cicatrici sul corpo e nell'anima se le porta ancora oggi addosso, concluse mia madre.< Mi sembra come una bella fiaba a lieto fine > dissi alla mamma molto sollevata nell'anima..< E' la storia più bella che io conosco, perchè se tu oggi sei qui ad ascoltarla dalle mie parole, lo dobbiamo a quei santi.> sottolineò mia madre.< Mi rendo conto che può essere difficile crederci, ma a volte può far bene al cuore dimenticarsi della ragione.> terminò dandomi una tenera carezza . Me lo sono chiesta tante volte nel mio proseguo di vita: < Sarà successo veramente o è stata solo un'allucinazione di mio padre in quello stato di premorte> Mi fà piacere pensare che sia accaduto per davvero. In fondo, a noi infinitesimanli particelle d'un infinito imbrigliate in concetti terreni, dà giovamento all'anima, pensare che lassù qualcuno non ci dimentica mai e se ce lo meritiamo, a volte ci viene anche in soccorso.
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