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Buon viaggio, amore mio

Amore

... mi stringevi così forte come a voler

impedire a chiunque di strapparmi

dalle tue braccia.

Lo squillo del cellulare, quel mattino di piena estate, mi sorprese ancora a letto, mezza addormentata. Era il giorno del mio compleanno e volevo concedermi una giornata rilassante. Aprii mezzo occhio, cercando di centrare il telefonino e, senza neanche guardare chi mi chiamava, azzardai un "Pronto" che voleva significare: "Ma... A quest'ora!"

"Dai, Pulcino, stasera metti il vestito più elegante. Ti porto a cena fuori".

La voce gioiosa di Alessandro mi fece aprire di colpo anche l'altro occhio e mezzo e mi rizzai a sedere sul letto. Sbirciai la sveglia. Erano già le nove!

Alessandro aveva una voce dal timbro caldo, carezzevole e sentirla mi faceva sempre lo stesso effetto: quello di un cioccolatino fondente che si scioglie in bocca.

L'avevo conosciuto l'anno precedente, proprio il giorno del mio compleanno. Per quell'occasione avevo deciso di regalarmi un viaggio a Parigi, città, a detta di tutti, dotata di grande fascino e che io ancora non conoscevo. Alloggiavo in un hotel nei pressi di Montmartre, a pochi passi dalla fermata della Metropolitana. Al mio arrivo, il 4 agosto, non vuotai neanche la valigia. Una doccia veloce e giù in strada, alla scoperta del mondo. Non volevo perdere neanche un'ora.

L’ incontrai o, meglio, mi scontrai con lui, nell'ingresso dell'albergo. Camminavo col naso all'insù, ammirando le colonne che reggevano una possente arcata a metà dell'enorme androne. Dei bei motivi decorativi in stile Liberty avevano attirato la mia attenzione, quando all'improvviso sentii un urto. Mi resi conto di aver investito qualcuno. Stavo cercando vergognosamente di scusarmi col mio stentato francese, quando il tipo m'interruppe: "Scusi, se parla in italiano, forse la capisco meglio". Credo di essere arrossita fino alla punta dei capelli. Per farmi perdonare, volli offrirgli un caffè al bar dell'hotel. Egli accettò volentieri e da quel momento divenimmo inseparabili. Quel bell'uomo era a Parigi per lavoro. In Italia era inserito da anni in uno studio legale specializzato in recupero crediti, così mi disse mentre attraversavamo una piazza resa viva ed allegra da una moltitudine di persone di ogni foggia e razza. Montmartre, sotto quel cielo terso, con quell'aria frizzante e sbarazzina come i suoi artisti, mi affascinò immediatamente.

Gli impegni di lavoro occupavano Alessandro solamente al mattino e, visto che egli conosceva abbastanza bene Parigi, si offrì di farmi da cicerone: cosicché il pomeriggio e la sera erano dedicati interamente a me.

Nacque tra noi una complicità meravigliosa. Si rideva, si scherzava e si parlava di tutto. Con me era sempre gentile, comprensivo ed il suo animo denotava una sensibilità che mi ammaliava. Allegro di carattere, quando era serio aveva l'aria di uno studente che fa una relazione su un trattato di filosofia. Con lui mi sentivo completamente a mio agio. Aprirmi e confidarmi fu facile. Ci innamorammo senza scampo.

Immersa in questi ricordi e canticchiando allegra un motivetto in voga quell'estate, mi infilai sotto la doccia, pregustando già la cenetta con Alessandro.

Mi portò in un ristorantino nelle Langhe. Il cameriere ci fece scendere alcuni gradini e ci accompagnò in un locale sottostante. La sala si trovava nella "crota", con le volte in mattoni rossi, calda ed accogliente. Col dolce arrivò la sorpresa. Alessandro distrasse un attimo la mia attenzione e, mentre mi accingevo a divorare la mia torta di nocciole, vidi una busta sotto il piattino. La presi e l'aprii.

Due biglietti d’ aereo per Parigi andata e ritorno: 5 - 10 agosto.

Alessandro sorrideva. Mi alzai d'istinto per buttargli le braccia al collo e... il giorno dopo ci trovavamo nello stesso albergo di Montmartre dove un anno prima ci eravamo scontrati ed innamorati.

Un'emozione palpabile scorreva nelle mie vene, mi scaldava il viso ed il sangue, mi ripagava di una vita di sofferenze e di delusioni e mi infondeva una fiducia mai provata prima. Ero felice, sì! Di una felicità sconosciuta. Guardavo al futuro con un ottimismo sorprendente e con una voglia di vivere che credevo ormai morta. Alessandro risvegliava in me la donna attiva che ero sempre stata, quella con “ sette vite come i gatti" come spesso venivo definita.

Disfacemmo i bagagli, e... fuori, sotto il cielo di Parigi. Furono giorni indimenticabili!

Montmartre, con i suoi angoli pittoreschi, i suoi colori ed artisti variopinti, ci offriva ore interminabili di spensieratezza e di buonumore. Pigalle dalle vetrine curiose e bizzarre, d’ altro canto non poteva che suscitarci ilarità e divertimento. Una mattina, passando davanti ad uno dei tanti negozi di biancheria "osé", assistemmo ad una scenetta divertente. Si fermò, a pochi passi da noi, una coppia sulla quarantina con un figlio adolescente. Marito e figlio appiccicarono subito il naso alla vetrina, strabuzzando gli occhi. La donna, che in testa aveva un cappellino che sembrava un omaggio floreale alla Madonna di Notre- Dame, afferrò per un braccio, visibilmente scandalizzata, i suoi ometti ed esclamò seccata più che mai: "Allora, andiamo o no a mangiare questo gelato?".

Dopo di che, evidentemente per paura che la virtù dei suoi paladini venisse intaccata, schizzò via, trascinandosi dietro i due maschietti i quali, nonostante i rimbrotti della donna, continuavano, parecchio interessati, a girare la testa verso la vetrina.

Bastò uno sguardo tra me ed Alessandro e contemporaneamente sbottammo:" Allora, si va o no a mangiare questo gelato?"

E via di corsa ridendo come due adolescenti.

Les Champs Elysé es ed i Campi di Marzo mi sembravano infiniti. Mano nella mano li attraversammo più volte, godendo della loro vastità e di quel verde che mi faceva venir voglia di rotolarmi e fare le capriole. Il cinguettio degli uccelli sui rami degli alberi era musica dolce per le nostre orecchie. Ad un certo momento Alessandro mi abbracciò dicendomi: "Senti questa musica? Tu sei musica, musica che cammina.".

Non scorderò mai più quelle parole e lo sguardo col quale mi avvolse quando le pronunciò.

Ultima sera, cena alla Tour Eiffel. Più tardi, dalla seconda piattaforma, potemmo ammirare uno spettacolo mozzafiato. Parigi di notte, da quell'altezza, con tutte quelle luci colorate, mi dava l'impressione di vivere in un sogno luminoso. Dagli sguardi di Alessandro traspariva un sentimento che mi scioglieva il sangue dentro. Pareva volesse spogliarmi con gli occhi e non solo dei vestiti, ma anche di tutti i pensieri tristi, tale era profondo ed indagatore il suo modo di guardarmi.

Ad un certo punto della cena, colsi nei suoi occhi una velatura di tristezza. Durò un solo istante e, prima che potessi chiederne il motivo, mi porse il calice dello Champagne e, sollevando anche il suo, mi disse: "Alla vita! Pulcino mio, alla vita ed al tuo bellissimo sorriso.".

Quella notte, abbracciandomi, mi strinse così forte come a voler impedire a chiunque di strapparmi dalle sue braccia. Prima di addormentarsi, mi sussurrò ancora: "Promettimi, tesoro, di sorridere sempre. Sempre!".

E si addormentò, visibilmente stanco ed un po' pallido.

Sentii di amarlo di un sentimento che faceva quasi male, che mi riempiva di felicità e, nello stesso tempo, pareva strozzarmi le viscere.

Per tutto il viaggio del ritorno, sull'aereo, mi tenne la mano con la solita dolcezza e mi guardava come a voler fotografare il mio viso.

Mi riaccompagnò a casa in auto, che avevamo lasciato all'aeroporto di Torino e, dopo avermi dato un bacio, mi salutò col solito "Ciao, Pulcino mio, a domani.".

Quella sera mi addormentai con mille visioni negli occhi, sulla pelle il ricordo delle sue carezze e nell'animo un senso infinito di pace. Non mi ero mai sentita così bene e così sicura in tutta la mia vita come in quel momento.

Dormii profondamente per parecchie ore, stanca e felice.

Il mattino dopo rimettevo a posto gli abiti, quando sentii lo squillo del telefono. Corsi, sperando che fosse Alessandro.

Mi sorprese invece la voce di sua sorella che incespicava affannata:

"Lory, vieni subito! Alessandro è stato portato un quarto d'ora fa all'ospedale!".

Afferrai appena le sue ultime parole. Mi precipitai in garage e, con uno sciame d'api dentro la testa, corsi all'ospedale.

Facendo i gradini due alla volta, giunsi al reparto: stanza n. 4 letto 2 e lì... lo vidi, quel volto bellissimo, contornato da riccioli neri, naso e profilo da dio romano, occhi dalle lunghe ciglia nere... Occhi che adesso erano chiusi.

Cecilia, sua sorella, mi fece cenno di non parlare. Alessandro si era appena addormentato.

Mi portò fuori ed in pochi istanti tutto il mio mondo crollò. Leucemia!

Alessandro lo aveva scoperto 10 giorni prima che partissimo per Parigi. Si era sentito male una mattina: forti dolori addominali e grande spossatezza. Aveva fatto una serie di analisi e poi il terribile verdetto: leucosi mieloide cronica.

Aveva pregato Cecilia di non dirmi niente. Ora tutto mi appariva lucido.

I suoi frequenti pallori, la stanchezza che cercava di camuffare attribuendola a settimane intense di lavoro ed ai frequenti viaggi cui lo sottoponeva lo studio presso il quale lavorava. E scherzava spesso dicendo che avrebbe dovuto mettersi a dieta per nascondere l'incipiente gonfiore del suo ventre! Aveva saputo nascondere così bene la sua malattia in quelle due settimane da non far trapelare nulla.

Ora i miei pensieri roteavano come su una giostra impazzita; il mio corpo pareva percorso da cento cavalli in corsa.

Rientrai nella camera, lo guardai mentre dormiva... e la mia vita si fermò lì, a quel "Ciao, Pulcino mio, a domani".

Caro amore mio, hai voluto farmi rivivere, per il mio compleanno, il viaggio del nostro primo incontro e poi te ne sei andato così, con un semplice ciao, quello di tutti i giorni.

Mi hai regalato un anno di felicità che mi ripagherà di tutte le sofferenze, passate e future e, anche se la vita mi trascinerà ancora nel bà ratro, so che io non smetterò mai di sorridere, di sorriderti, perché, leggero come ali di farfalle, aliterà sempre in me questo soffio meraviglioso che si chiama Amore.

Grazie, amore mio e, ovunque ora tu vada, buon viaggio!


Ada Firino 15/06/2014 22:33 1294

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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