Seconda notte
E' qua!
Ma in silenzio com'un'immenso baratro che oscuro assorbe ogni mia domanda che rapisce ogni pensiero e silente resta.
C’è uno spazio nullo nella mia mente, oscuro, buio e profondamente irraggiungibile.
Là nasconderò ogni mio pensiero e come lui m’ appare così io sarò per lui: una profonda oscurità impenetrabile senza voce e senza pensiero.
Un brivido improvviso, lungo la schiena, era il segno che mi sfiorava o, almeno, cercava di sfiorarmi nel vano tentativo di accendere qualche pensiero, ma non trovò nulla. Tutto di me era sprofondato nel mio spazio nullo come fossi morto.
Or lo sentivo ed eravamo alla pari come due spiriti e dal terrazzino guardavamo un cielo stellato.
Potevi tornare, pensai, a quel mondo di stelle e di luce, ma preferivi la tenebra e perdesti i tuoi occhi in quell’ immensità e più non fosti.
Come fuggito, mi lasciava solo a guardare quelle stelle, superiori in numero a tutti i demoni e così lontane che la morte diveniva normale desiderio.
Era quel senso di distruzione totale, di annullamento, che mi assaliva ogni qual volta toccavo l’ eterna guerra che anche le stelle fuggono.
Ero di nuovo in questo mondo e fuori del mio spazio nullo potevo tornare umano e vivere di desideri umani che non davano più alcuna soddisfazione tanto erano inutili e vuoti.
Per questa volta era solo comparso ed aveva fatto sentire la sua presenza. Non capivo questo suo modo di fare, come di un guardiano che viene solo a controllare.
Ma questo era il segno che sarebbe tornato.
Terza notte
Non doveva preannunciarsi, ormai si manifestava palesemente e questa volta non mi nasconderò neanche io, ma non conoscevo il suo nome ed alla mia domanda qual sia un nome per chiamarti rimane in muto silenzio.
Allor t'interrogherò della tua scienza sì che la mia si abbia a ingrandir della tua, gli dissi.
E fu quà la tua prima risposta: “ e io ti interrogherò della tua sì che la mia e la tua sian pari”.
L'affare sembrava conveniente ove mai la mia scienza fosse stata inferiore alla sua. Intanto, la mia conoscenza di lui era inferiore alla sua conoscenza di me e alla fine avrei acquistato ciò che di lui non sapevo e ancora era solo silenzio.
E con gran sorpresa fu lui a iniziare: “Vedo il tuo cielo notturno e nero e punteggiato da poche stelle, mentre il mio ne è illuminato come a giorno”.
Guardai fuori: “È vero. Ma questo ci è dato di vedere anche se sappiamo dell'esistenza di un'infinità che non possiamo vedere perchè lontane”.
Restò in silenzio, ma sapevo che stava guardano ancora un cielo nero e che non sentiva suo:”Io ne vedo tante, ma pur tante non sono infinite. C'è una fine di questo mondo oltre il quale neanch'io posso allungar lo sguardo e il sentire. Ma sono il padrone e il signore di questo”.
Toccava a me, ma tutto tornò in silenzio e sentii di non esser più in compagnia ma il cielo m'apparve affollato da voli d'oscure ali che le poche stelle eran ormai scomparse.
................. continua