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656 persone sono online 1 autore online Lettori online: 655Poesie pubblicate: 361’342Autori attivi: 7’477
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♦ Marina Demelas |
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Questa è un racconto erotico: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerlo.
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Forse era stato solo in quel momento, che si erano sentiti perfettamente fusi, e avevano percepito che tutto quello che c'era stato fino allora fra di loro, era stato solo lenta progressione di intimità necessaria per toccare quell'istante sublime. Le parti dei loro puzzle interiori, incalcolabili e sparse nella polvere degli anni di vita, dei ricordi, di pensieri e speranze, si erano gradualmente armonizzate, quasi coincidessero. Stretti, che più non potevano essere, avevano superato qualunque estraneità, vivevano in ogni loro particella una sensazione di appartenenza e di pace. Sfuggiva loro ogni coscienza di sè, la separazione fra corpo, cuore e mente: tutto fluiva indistinto in un'unica sensazione. Circondato dalle sue braccia e dalle sue gambe Sergio si sentiva ondeggiare, una sorta di moto immobile. Il piacere più dolce si irradiava lungo tutti i loro comuni sensi, e questo stato di grazia gli sembrava desiderabile e possibile per sempre. Poi, come quando all'orizzonte del mare calmo, si vede avanzare l'onda anomala, impetuosa e travolgente, anche dentro di loro, quell'estasi calma, rapida si dissolveva, mentre saliva, inarrestabile, il loro desiderio di arrivare all'apice dei sensi. Simile al vortice, questo momento, che forse sentivano come una caduta, inevitabile fine di un equilibrio di piacere, perchè ormai era troppo grande il loro desiderio di precipitare insieme in quell'abisso, nulla più poteva trattenerli. Era stato in quel momento, quando in loro esplodeva il massimo parossismo del piacere, che, come un lampo, il desiderio che quella loro calma immane potesse diventare un figlio, aveva attraversato Sergio, come una lama: un figlio loro, sarebbe stato la compiutezza dell'amore, perfetta e semplice. Il pensiero che solo un figlio, in quanto concretizzazione che avrebbe superato loro stessi, avrebbe potuto dare un senso a tutta la bellezza che stavano vivendo. Sergio immaginò che forse, quello stesso desiderio che sentiva lui, all'unisono lo provasse anche Irene. Quelle sensazioni fugaci che si possono avvertire, più facilmente che comunicare; se in un attimo si sentono, può servire la più laboriosa delle ricerche per riuscire a dirle, e senza mai riuscire ad arrivare alla potenza di quell'impressione sul pensiero. Però lo sussurrò, piano, nell'orecchio di lei: - Un figlio, nostro... ci pensi? Vide riflesso negli occhi di lei, quella specie di sogno, e la sua commozione, mentre dolcemente gli abbracciava la testa, come a racchiuderla sul seno, come a dire "sei tu un bambino", ma intanto ci aveva pensato, anche lei. In quel desiderio così prepotente gli sembrava consistesse anche lo stesso principio della vita, come se fosse stato proprio in quell'attimo d'amore che esplodeva pieno il loro parallelo amore per la vita e che, in quel concretizzarsi in un superamento di loro stessi, c'era anche il loro impulso di eternarsi e vanificare la fugacità della loro vita soggettiva. Ma, pure in quel loro estatico abbandono, sentivano fortemente, e con pena, un'altra coscienza, che teneva conto di quanto un'altra vita non potesse prescindere da considerazioni di realtà. Un'altra vita avrebbe dovuto disporre di tutti i presupposti per la felicità, perchè davvero potessero pensare realmente ad essa; e a loro due non era dato, di crearle. Solo l'averlo immaginato, pensato, con tutta l'intensità con cui l'avevano fatto, nei loro cuori lo avevano sentito quasi come se lo avessero realmente concepito. In altro tempo, in altro luogo, sarebbe successo, e con quel senso di necessità che trovava il suo trascinamento nella forza del loro amore. Con naturalezza si erano sciolti dal loro avvolgente abbraccio e subito, con la stessa naturalezza, Sergio si era diffuso con tutto il suo corpo sopra di lei. Scivolavano interi l'uno sull'altra, le braccia sulle braccia, le gambe sulle gambe, i piedi sui piedi, mentre il suo pene, invaso di calma eccitazione, saliva e scendeva nel suo ventre, i loro occhi si penetravano con la più emozionata trasparenza. Sergio le toccava la fronte, le sfiorava i capelli, rinnovando sempre in sè stesso il piacere di guardarla, in tutte le mille sfumature con cui ogni cambiamento gli restituiva il suo viso. Il loro movimento totale si era fatto via via sempre più rapido e impetuoso, il piacere profondo che sentivano si era impadronito completamente di loro e irresistibilmente li trascinava verso il picco più alto. Più nessuna remora a resistere li tratteneva, e correvano insieme verso il loro abbandono più completo. Nella danza di tutti i loro sensi si accompagnavano, mossi dalle onde del piacere, e si sentivano sull'orlo del più desiderabile degli abissi, e anelavano di compenetrarsi reciprocamente in ogni angolo di loro stessi, per scivolare interamente in quell'assorbente, più grande, sensazione. Sergio scendeva in quella finale partecipazione con i sospiri più profondi e forti, suoni del suo piacere, che in quel suo smarrimento di coscienza più nessun filtro tratteneva. L'identico abbandono e gli stessi sospiri Irene invece li viveva interiormente, li viveva muti, in tutta la sua morbida accoglienza, mentre una sua retrocoscienza tutto osservava attenta. E in quest'altra coscienza, quasi con ironia, udiva quei sospiri, che, nell'ancestrale, celante, repressione della gioia, sentiva troppo vivi e come se fossero esplosi intorno e tutto il mondo li sentisse e il dito del peccato si fosse puntato contro di essi. Ma nessuno li poteva sentire e tutto questo lo pensava con ironia, come parte di un altro sè, e niente, nella sua autenticità, che assomigliasse al peccato, associava a quanto stava stava vivendo. | |
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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Foto di gruppo con poesia Autori Vari
Un ritratto degli autori del sito attraverso le loro poesie
Pagine: 200 - € 14,00 Anno: 2009 - ISBN: 978-88-6096-494-6
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«E’ con grande gioia che leggo questo bellissimo libro, che contiene parole che illustrano le caratteristiche e la bellezza della cultura e della religione Tibetana, dello splendido paesaggio del “tetto del mondo”. Le poesie contenute in questo libro dimostrano sintonia con il puro, amorevole e semplice cuore del popolo Tibetano. Apprezzo moltissimo l’amore e l’affetto degli autori di queste poesie verso le tradizioni del Tibet e verso la sua eredità spirituale.
Agli autori di queste poesie va il mio ringraziamento e le mie preghiere, ma anche a tutti coloro che le leggeranno!»
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Il ricavato della vendita di questo libro sarà dedicato al beneficio dei monaci e dei rifugiati tibetani
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