Ogni anno c’è sempre un “ altro” 25 aprile, che puntualmente viene oscurato dai media e completamente ignorato dai tanti politici e pensatori che in questo giorno sono impegnati nelle loro “ gare” di retorica.
E’ un 25 aprile senza luci, senza cerimonie e discorsi, ma, fortunatamente anche senza demagogia e senza ipocrisia.
Vedete, la storia la scrivono i vincitori ed è sempre piena di lacune; allora il dovere dei posteri sarebbe quello di dare voce ai vinti, nel tentativo di dare corpo ad una verità compatibile con la realtà degli accadimenti. Credo che in un paese civile, la partecipazione politica seriamente interpretata ed intenzionata alla ricerca del bene comune, non debba prescindere dai valori immanenti alla persona umana: verità, giustizia e soprattutto memoria del passato, che è alla base di uno sviluppo compatibile con la pace e la solidarietà sociale.
In Italia questi valori sono stati sacrificati alla ricerca di un consenso che assicurasse un potere fine a se stesso e la tragedia di quei giorni, disgiunta da un revisionismo politico e culturale, ha segnato una spaccatura nella società che esiste tuttora: per cui chi aveva vinto allora si sente investito di una superiorità morale e intellettuale rispetto ai vinti. Oggigiorno, ricercare delle verità storiche acritiche e obbiettive rispetto a quegli avvenimenti, è considerato politicamente scorretto o antidemocratico!!
Ed allora, fuori dal coro degli “ EVVIVA” e degli “ OSANNA”, vorrei ricordare che in quel fatidico giorno, non tutto dovrebbe inorgoglirci di senso patriottico!!
Anzi, a dispetto di tutta una tradizione brachilogica del diritto e della giurisprudenza (pensiamo al Beccaria e al Machiavelli), in quella precisa occasione sono state commesse azioni di una barbarie inaudita, con esecuzioni sommarie senza processi e a furor di popolo!
Ci siamo turbati e scandalizzati con le immagini brutali di Gheddafi assassinato per strada e ci siamo indignati per le pene capitali inflitte a certi dittatori sanguinari. “ Nessuno tocchi Caino” abbiamo gridato in coro!! Ebbene in quel lugubre lontano giorno “ noi”, popolo italiano, non abbiamo soltanto trucidato il Caino (nostrano dittatore), ma anche Abele.
Abele era una giovane donna di nome Clara, il cui unico torto fu di innamorarsi dell’ uomo sbagliato nel momento sbagliato!
Ma il dramma non si è esaurito quel giorno … E non si è limitato a questi pochi delitti “ eccellenti”…
La Resistenza, per lo meno nella sua nutrita componente antifascista ma “ non democratica”, è colpevole dell’ assassinio sistematico di circa trentamila persone nei mesi successivi e con gli stessi metodi!
Non solo gerarchi del disciolto partito fascista, ma anche parenti, amici e conoscenti; o anche semplici inimicizie di quartiere e antagonisti vari … Tutti furono sommariamente giustiziati!
Un inutile e vergognoso spargimento di sangue fraterno!
Può sembrare anacronistico trattare di questi argomenti, specialmente dopo i decenni di calcolato silenzio; ma assurgere questi avvenimenti a fondamento della crescita democratica nel nostro paese è ipocrita, inopportuno e fuorviante, dal momento che avevano lasciato sul terreno solo macerie morali e materiali.