Io, viaggio con il treno, è una vita che viaggio in treno
e della gente che sale e che scende, conosco tanto.
A volte, involontariamente raccogli le angosce di un uomo, il dolore di una donna.
Ma difficilmente ti fermi con loro, con “ la gente”.
Eppure, la conosci da tanto, molti di loro vanno avanti e indietro sempre con lo stesso treno: denominatore comune dell’ esistenza e degli stati d’ animo.
Un po’ di tempo fa, notai una donna giovane mai vista prima, ben vestita, curata alla perfezione, occhiali scuri e labbra disegnate con rossetto rosso vivo, in quel treno composto sempre dalla stessa gente era una persona nuova e mi ha colpito.
Ella era seduta di fronte a me ed accanto ad un uomo che era intento a vedersi cose sue sul cellulare.
E, sembrava che ogni tanto da dietro agli occhiali scuri quella donna, posasse gli occhi sul cellulare dell’ uomo.
Carpivo in quell’ uomo un senso di fastidio per il fatto che la donna ogni tanto gettava lo sguardo sul suo telefono.
La cosa è andata avanti per giorni.
Io abitudinario prendo posto sempre al “ solito posto” e lei sempre immancabilmente lì, di fronte a me ed accanto a quel signore che nonostante non gradiva le “ sbirciatine” al suo telefono, continuava a sederle vicino.
Ogni giorno treno delle 8, 00:
stessa gente, stesse scene discorsi di vita: sport, vacanze, lavoro e anche sopravvivenza.
E loro lì, di fronte a me…
A volte mi son chiesto perché guarda e cosa da dietro gli occhiali scuri?
E perché guarda sul cellulare del suo vicino di viaggio?
Cosa tenta di carpire, perché è così curiosa?
L’ atro giorno, poco dopo essermi seduto a lei di fronte, scena solita, il signore si è sistemato, ha preso il telefonino ed ha iniziato a guardare non so cosa.
Dopo alcuni minuti è successo l’ incredibile.
L’ uomo con fare duro ha chiesto alla donna che cosa aveva da guardare e perché stava a fissare il suo telefono.
S’è appellato addirittura alla legge sulla privacy.
La donna non ha risposto, lasciava che lui inveisse senza scomporsi più di tanto.
Ha retto fino ad un certo punto finchè ha iniziato un pianto silenzioso.
Poi, ha preso un fazzoletto dalla tasca del giaccone per asciugar le lacrime, e a questo punto si è tolta gli occhiali: era cieca.
La donna era cieca.
I suoi occhi fissavano il nulla: non guardava né me, né sul telefono del suo vicino di posto per “ sbirciar” semmai segreti e fatti privati.
Questa situazione mi ha fatto pensare...
Non bisogno mai dare per scontato ciò che si vede esteriormente.