Due giovani scogli, di un mare lontano, perso nello spazio senza confini, non più paghi dei giochi di onde, fluttui, brezze e vortici, s'incamminano per la strada di una diversa vita, tutta loro, tutta per loro.
Lui, scoglio grigio, ma di un tono chiaro che in particolari condizioni ambientali riverberava d'azzurro, indubbiamente bello, massiccio, esprimeva esattamente l'idea della stabilità della sicurezza.
Lei uno scoglio niente male, bianco, quasi accecante, non molto grande ma con curve ben proporzionate, senza spigoli. Quando veniva bagnata dall'acqua e questa poi scorreva via sembrava interamente ricoperta di diamanti che brillavano vividamente accendendola come una minuta luna spiaggiata lì, in quel mare, non era difficile invaghirsi di lei.
Quel giorno, quindi partirono, lui si portò appresso una stella marina come portafortuna, qualche alga per la fame mentre lei il giglio di mare ricevuto da lui e un sassolino tutto viola, un ametista che adagiata sul suo candore emanava una luce magica e anche quattro abiti di ricambio per le bizzarrie della meteorologia.
Rotolarono parecchio nell'universo e ormai al limite delle energie, giunti sul far di un buio ancor più buio, trovano rifugio ai limiti del firmamento, sotto una volta oltre la quale poi finiscono le stelle, solo il nulla ed un freddo silenzio.
In mezzo a code di comete, che fan da giaciglio, e lembi di cielo siderale che fan da coperte, s'addormentano.
Passano i primi giorni e per i due scogli, Terra e Mondo, la nuova condizione non è facile, si devono abituare ancora all'idea di cavarsela da soli, di vivere in un ambiente che non conoscono, ma la loro forza è l'entusiasmo e la tanta attrazione che cementa la loro antica amicizia rendendoli impavidi eroi l'uno dell'altra e pronti a compiere qualsiasi prodezza pur di rispondere al seducente richiamo di quella loro sfida.
A questi momenti di fatica e di scoramento, s'alternarono poi periodi di serenità, il tempo tetro dell'ieri cominciava a nascondersi dietro una fitta cortina di nebbia; svanite alcune preoccupazioni, affievoliti taluni dolori, insomma nell'atmosfera iniziava a circolare aria nuova e in tal respirare lo sguardo dei due era perennemente occupato a scrutare l'avvenire.
Fù per gioco che, un giorno, decisero di costruire un piccolo scoglio, si staccarono dei pezzi della loro materia e compattandoli assieme, levigando accuratamente, smussando, girando e rigirando, crearono una boccia, perfettamente rotonda, sembrava di madreperla talmente era liscia e bella, si divertirono a farla rotolare avanti e indietro a coprire le loro lontananze cercando di essere il più possibile precisi.
Un giorno, per caso, s'affacciò un luminosissimo pianeta chiamato Jupit, molto famoso perché ritenuto capace di compiere cose straordinarie e maestro nell'arte della magia. Non si sa perché capitò lì, considerato che da quelle remote parti non s'era mai visto, probabilmente aveva sentito ridere i due mentre, come spesso accadeva, si divertivano al gioco della loro boccia.
Ebbe un'illuminazione, vide con i suoi occhi esperti di futuro che quei due meritavano di occuparsi di quella boccia in una maniera più divertente e più utile, più in sintonia con il cosmo circostante.
Prese un po' di latte, del suo latte, e lavò la boccia, qualche goccia cadde per la via andando a macchiare un pezzo di cielo che ancor oggi deve esser pulito. Continuò quel lavaggio finché nella piccola sfera iniziò un timido cambiamento; dapprima si mise a vibrare e da fredda che era prese a intiepidirsi, il suo chiarore svanì e lentamente si accese di un brillante rosso vivo, poi nelle intermedie sfumature virò all'arancio e poi in fine divenne gialla, un giallo radioso che infondeva calore e bellezza per gli occhi. La vollero chiamare Shamis.
"Ecco", inizio a dire, "questo ora, sarà il vostro gioco per l'infinito, vi allieterà nei vostri giorni futuri, ma ricordate, difficilmente si addormenterà e voi non dovrete mai perderlo di vista, lui continuerà a girarvi attorno e sarà il vostro benessere."
Quindi fece rotolare la sfavillante boccia imprimendogli la giusta energia, difatti questa si mise a ruotare, seguendo una ideale traiettoria, intorno ai due scogli, i quali sbalorditi e rapiti dal vedere tanta magnificenza provenire dalla loro creazione furono percorsi da brividi di commozione.
Ad ogni passaggio i loro visi venivano investiti di un dolce tepore, la luce si animava e le ombre svanivano, i lineamenti degli scogli s'impreziosivano di tratti ambrati e di curve d’ oro.
Vennero poi gli sciami di lucciole della Flora e della Fauna, inviati da Jupit che con la sorprendente forza delle loro alucce, appoggiate un po' sulla pancia di Terra ed un po' sulla pancia di Mondo li spinsero l'uno contro l'altra fino a che le loro schiene si toccarono fondendosi, si formò così un'unico scoglio, grande come un pianeta che venne abbellito e arricchito di tutte le grazie contenute nel polline delle lucciole.
Mondo e Terra finalmente riuscirono a toccarsi, fino ad allora non era mai accaduto, ed ora addirittura erano fusi assieme; un unico corpo, due anime e una pazza boccia gialla che ora gli ronzava attorno e, se possibile, con ancora più vitalità.
Infine Jupit prese un buco nero lo riempi di fresca acqua di fonte e lo gettò sul nuovo pianeta, Terra e Mondo rabbrividirono. Dal nero del cosmo ora spicca un globo nuovo che sembra galleggiare nella sua quiete luce turchina . Un nuovo globo, bello, mai visto nulla di simile, in cui inizia a pulsare la vita .
Ancora oggi il loro gioco continua, quando Terra dorme è Mondo che guarda Shamis .
Quando è lui a riposare è Terra che sorveglia la piccola folle boccia gialla.