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Nella mia recente visita alla parrocchia di Santa Maria Della Neve, a Villamassargia,, come osservassi i miei ricordi, restai sorpresa, tutto sembrava più piccolo, l’ altezza dei muri le cappelle… che fine aveva fatto l’ angelo della Gioiosa Guardia, che pare provenisse dal Castello appartenuto al Conte Ugolino? Si trovava nella nicchia al centro della prima navata, fu spostato quando la Signora Pulvirenti, era sovrintendente alle belle arti, per essere restaurato, dopo quaranta anni, la nicchia è ancora vuota. In una delle architravi di ginepro che sorreggono il soffitto, c’è scritto un nome: Vincenzo Sais, mio Bisnonno. Era il falegname e anche pittore del paese, molti simulacri dei santi presenti nella Parrocchiale, furono restaurati da lui, chissà perché senti il bisogno di lasciare la sua firma! Nonno Vincenzo era bellissimo, conservo una sua foto che lo ritrae con i miei zii, Letizia e Peppuccio , la sua lunghissima barba bianca e i suoi occhi azzurri ne fanno un uomo affascinante. Lo ricordo bene grazie alle monellerie combinate da mia madre quando da ragazzina frequentava giornalmente la casa di nonno, tutte le volte che finiva una bara, mia madre si divertiva a infilarsi dentro e vedere come si stava. Morì un signore lasciando nella più completa desolazione moglie e figli, nonno Vincenzo costruì una bara, mamma chiamò la sorella Letizia, le disse: desidero regalare un po’ d’ allegria alla moglie del morto, quando mi sarò infilata nella bara metti il coperchio, zia Letizia non riuscendo a capire la gravità della cosa, prese il coperchio chiudendo Mamma che si premurava di sollevare con le ditta il coperchio perché entrasse un po’ d’ aria. Vennero quattro persone , pressa la cassa, uscirono per strada seguiti da nonno Vincenzo con un martello e i chiodi che sarebbero serviti per sigillarla. I quattro si lamentavano: come è pesante! Pare che dentro ci sia qualcuno. Nonno rideva ben lontano dall’ immaginare cosa stesse accadendo, giustificandosi: è pesante perché di legno fresco, il resto è suggestione. Arrivati a casa del defunto, la moglie, alla vista della cassa, cominciò ad urlare disperatamente, seguita dal pianto dei presenti che cercavano di darle conforto. Mamma intanto pensava all’ attimo che tolto il coperchio avrebbe dovuto spiccare un salto molto veloce. Quando nonno sollevò il coperchio con un balzò schizzò fuori , la vedova che li per li non capiva, urlò ancora di più, la confusione fu grande le donne non realizzarono chi fosse e si unirono alle urla, solo nonno riconoscendo la nipote le lanciò il martello urlando: sei un demonio! Come previsto da mia madre, quando gli astanti capirono, chi era e cosa aveva combinato, scoppiarono in una risata, quel funerale ebbe in dono un po’ di macabra d’ allegria. Nonno, sotto la barba, forse rideva anche lui.
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