La notte fu tranquilla, riuscimmo a chiudere occhio entrambi.
Si destò poche volte, un paio per andare in bagno, ma nulla di grave e perchè aveva sete.
Forse la luce in fondo al tunnel era veramente prossima.
Mi strizzava l’occhio e mi sorrideva, poi tornava a dormire, ogni tanto gli tastavo la fronte per sentire se aveva la febbre. Tutto normale.
Vedere un uomo di quasi novanta chili pesarne poco più di di sessantacinque, faceva tenerezza e sgomento.
In un momento di silenzio, mi rivolsi a Dio.
Verso le sei cominciò a diventare arzillo come un pettirosso, io ero sbriciolato.
Andai in cucina per mettere su il caffè e preparare colazione, ma prima dovevo far pace con il sapone e con l’acqua. Mi guardai allo specchio: barba più lunga dei capelli, una cera che nemmeno dracula e due occhi da zombie. Un paio di giramenti di testa, ma nulla di che, la cervicale non ha gradito la poltrona, prenderò un moment.
Uscii dal bagno e mi diressi in cucina, mio padre stava alla finestra con lo sguardo verso est.
Gli piaceva l’alba, la natura che si stava vegliando, le prime luci, le ombre che andavano scomparendo. L’aria pulita, fresca.
Si voltò verso di me " Sei uno straccio topo, perchè non ti metti un po’ a letto? Riposati un paio d’ore, io mi sento abbastanza bene, se ho bisogno ti chiamo".
Dè, come proposta era ideale, ero veramente stanco, tutto ‘sto stress era pesante.
Lo vedevo lucido e in palla, "Va bene vai, magari dormo un paio di ore, grazie Pa" risposi.
Arrivai in camera praticamente a quattro zampe.
Mi tolsi tutto.
Il tempo di accendere una candela, mettermi l’ipod ed il letto mi rapì.
Non me lo ricordavo così comodo, sette respiri e come per magia il cervello si spense.
Oblio...
" Matte è mezzogiorno che fai, mangi qualcosa? " bisbigliò una voce familiare.
"Caffè grazie, mi basta un caffè. Come stai papà? "
"Papà!? Matte, ma ti senti bene? ".
Sì, ho avuto un incubo come non avevo da anni.".
"Amore, stanotte hai avuto la febbre molto alta, da quanto mi son preoccupata ho chiamato pure la guardia medica."
"La febbre? A quanto? Chiesi con ancora i sensi ovattati".
"40° parlavi a vanvera, chiamavi tuo padre, volevi Mati ed era come se tu fossi posseduto. Ora come ti senti?
"Non lo so, non mi sento più le gambe e la schiena mi fa un male boia"
Ha chiamato tuo padre, oggi viene a farti visita, tua sorella è ancora dispersa nel nulla.
"Mio padre? Ma come sta? Non si sente stanco per la chemio? "
"La chemio? Matteo ma che stai dicendo, ora mi fai preoccupare. Siamo a Novembre, tuo padre sta bene, è guarito mesi fa e non c è stata recidiva. Ricordi? "
"Sì sì tutto chiaro, lascia pure qua la tazza, magari dormo un altro po‘.
"Ok lungherone, se hai bisogno chiama" Mi baciò sulla bocca.
Lentamente tutto tornava chiaro, lucido, nitido.
Appena questa influenza mi avesse dato tregua, dovevo recuperare il tempo, avevo messo in pausa la mia vita per quasi due anni.
Ora potevo andare a pesca con il mio vecchio, continuare a parlarci e forse un domani dargli dei nipoti.
E’ stato un anno ricco di momenti, alti e bassi, sorrisi di gioia e pianti di dolore.
Il destino stavolta è stato magnanimo.
Mi stirai come un arco, pronto a dormire di nuovo, l’odore di caffè saturava l’aria, dalla cucina mia moglie cantava una dolce melodia.
Accesi un lumino, feci suonare Summer Haze ed aspettai che Morfeo mi portasse con lui un’altra volta.
L’incubo era finito.
Fine