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“ Barbone trovato cadavere tra i rifiuti”.Purtroppo se ne leggono ancora di simili notizie, ma quasi nessuno ci fa più caso. A me, sono tornate alla mente le parole di saluto che un “ disadattato, senzatetto, senza fissa dimora “ mi augurò al sorgere del sole di un mattino di Agosto nella splendida città di Parigi. Ero molto giovane e, ancora oggi, nonostante gli anni passati non capisco, come i miei genitori – severi e irreprensibili -, abbiano permesso una vacanza così inusuale per quei tempi. Anni dopo, ritornai nella capitale francese, ma ci andai vestito di nuovo; con la baldanza del viveur, con la gran voglia di divertirmi nei locali più alla moda d’ Europa. L’ esperienza portata a casa da uno sbarbatello quindicenne- che stava attraversando gli anni più irrequieti ed entusiasmanti della seconda metà del novecento-; la frivolezza piacevole e spensierata passata qualche anno dopo: al Cafè de Flore, al Club 79; alle nottate trascorse nella discoteca Meridien in compagnia delle raffinate parigine? Le vicende possano essere state un aiuto all’ irrequieta ricerca di un qualcosa che ancora non conosco . Ero partito con un amico ed era la prima volta che mi allontanavo da casa per intraprendere un lungo viaggio. Avevo messo insieme pochi soldi ma, l’ entusiasmo e lo spirito di avventura, bastavano per lasciarmi sognare una vacanza diversa. Per tutto il periodo del viaggio, ho dormito in un sacco a pelo e per sfamarmi mi accontentavo di quel poco che riuscivo a comprare. A A Parigi, mi piaceva camminare sul lungo Senna, così avevo modo di guardare Les Bouquinistes: i famosi venditori che, con le loro bancarelle incastonate ai muraglioni del fiume, regalano la gioia dei tanti turisti. Uno spettacolo per gli occhi; tutti quei libri accatastati alla rinfusa, le cartoline, le stampe d’ epoca. Un vero spasso che dava gioia al cuore. Il momento più difficile era la sera. Bisognava cercare un posto tranquillo per dormire. Una notte la passai nei giardini del Louvre: quando ancora rimanevano aperti. La seconda, mi nascosi tra i mattoni che stavano a margine del fiume. Mi ricordo che faticai per dormire; era un continuo passare di disperati e vagabondi dal ghigno poco raccomandabile. Però, sistemato nel sacco a pelo mi sentivo tranquillo. Vedevo le stelle di Parigi e mi sembravano più belle di quelle che avevo lasciato in Italia. Quella sera, prima di addormentarmi, sentii venire da lontano una musica che mi dava turbamento. Era il suono della fisarmonica musette, meravigliosa melodia che mi è rimasta nella mente e, quando ancora la sento, mi fa pensare ai grandi poeti ed artisti che, da quelle parti, hanno inondato il vento di parole e di romantici colori. L’ ultima sera presi coraggio ed andai a passare la notte sotto il ponte più antico e bello di Parigi: Pont- Neuf. Sapevo che non sarebbe stato facile; i famosi clochard non permettono ai comuni vagabondi una simile avventura. Non vidi nessuno a quell’ ora, forse era presto per loro. Mi addormentai sfinito dalle camminate del giorno. All’ alba, svegliato da alcuni rumori, decisi di andarmene veloce da quel posto. Diedi un’ occhiata furtiva, ma non scorsi nessuno. Prima di salire la scalinata che portava dal fiume alla strada sentii un rumore simile alle scatole di latta quando si calpestano. Girai lo sguardo per vedere cos’ era. Un uomo vestito di pura poesia mi scrutava e pareva che dagli occhi iridescenti uscisse una rugiada di primo mattino. Venendo verso di me con pacata imperturbabilità, disse: “ Bonjour monsieur le clochard “. Da quella mattina anch’ io, entravo a far parte del paradiso degli angeli che colorano le strade del mondo.
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ma......che bello......bacioni (Rosita Bottigliero)
Chissą, forse siamo tutti clochard nell'animo... (Antonio Terracciano)
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