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Laura era al suo primo lavoro importante. Dopo il conseguimento del diploma di scuola superiore a pieni voti aveva deciso che non avrebbe continuato con gli studi perché voleva subito mettere in pratica quanto studiato alacremente sugli amati libri di scuola. Sin da piccola aveva avuto un bel rapporto con la lettura tanto da spingerla a rinunciare anche ad uscire con le sue amiche pur di leggere quel testo di cui le avevano parlato con entusiasmo o che aveva scoperto mentre gironzolava con occhi curiosi nella biblioteca comunale. Leggere era il suo dolce rifugio da quel mondo che spesso l’ aveva fatta sentire inadeguata a causa della sua estrema sensibilità che faceva di lei un facile bersaglio per animi più scaltri e furbi. L’ essere sensibile era il suo tallone d’ Achille, se da una parte era orgogliosa di questa sua naturale predisposizione ad avvertire a pelle situazioni e persone, dall’ altro era motivo di sofferenza perché la faceva sentire diversa. Una diversità che la portava a volte a chiudersi in se stessa per evitare brutte sorprese nonostante lei caratterialmente fosse una ragazza molto solare e aperta. Eppure nonostante ripetuti colpi della sorte accusati anche a fatica, l’ animo di Laura non si era mai indurito, era rimasto intatto, ingenuo e fiducioso negli altri sino quasi alla soglia dei trenta anni quando trovò questo suo primo lavoro in un’ azienda che operava in ambito commerciale. Aveva messo piede in quell’ azienda con tanti bei propositi, finalmente il sogno si realizzava, diventare autonoma economicamente ed impegnata in un lavoro che la appassionava e per il quale era portata. All'inizio aveva trovato un pò di difficoltà ma con determinazione ed impegno era riuscita ad ottenere un buon collocamento in quella ditta nella quale trascorreva gran parte della sua giornata. Era completamente assorbita dal suo lavoro, lo faceva con dedizione, precisione, passione forse anche troppa, ci metteva anima e cuore arrivando a dare anche senza che le venisse richiesto. Il suo spirito analitico la facilitava nel lavoro ed il suo esser pignola le spianava la strada in una mansione che faceva della bontà del dato il fiore all'occhiello. Continuò a crescere professionalmente per diversi anni; anni trascorsi dedicandosi quasi completamente al lavoro in ragione di questo forte senso del dovere che aveva ereditato sin da piccola da sua madre. Non si accorgeva che stava focalizzando eccessivamente la sua attenzione in un'unica direzione, il fatto che non avesse molta fortuna in amore la portava ad immergersi sempre più in quello che faceva in maniera totalizzante. Iniziò a capire che qualcosa non andava quando facendo un bilancio della sua vita si accorse di aver lasciato all'aspetto ludico una parte veramente irrilevante. Le sue energie era quasi totalmente assorbite da quelle ore in ufficio e la sera non aveva nessuna voglia di vestirsi per uscire con le amiche. Non rinunciava alle uscite del fine settimana e alle vacanze estive ma per il resto nulla, mai una settimana bianca o un viaggio a sorpresa durante il resto dell'anno, tutto scorreva come un film visto e rivisto tante volte con pochi sprazzi di novità. Quando si rese conto che non poteva continuare così, iniziò a rivedere un pò di cose, cercò di riprendere in mano la situazione e si disse non è possibile continuare nella stessa maniera, così mi farò solo del male. Così iniziò a sostenere dei ritmi lavorativi più vivibili, iniziò a gestire meglio il proprio tempo dedicandosi di più a quello che le faceva piacere. Adorava il cinema, il teatro, i concerti, leggere e fare lunghe passeggiate, soprattutto in montagna. Ridimensionò le aspettative e gli obiettivi, ma si sa quando gli altri sono abituati a vederti fino a tal giorno sotto una certa luce fanno fatica a scoprire poi che qualcosa in te è cambiato, soprattutto se a loro non conviene vedere questo cambiamento. Tra un amore finalmente sbocciato, anche se un pò complicato, l'impegno nel volontariato, la palestra una situazione un pò delicata in famiglia ecco qua che le giornate si erano iniziate finalmente a riempire di cose che avevano un valore e davano una certa consistenza alla vita stessa. Tanto stress accumulato non aveva però giovato alla salute di Laura che un poco alla volta, giorno dopo giorno si era vista sfiorire. Strani pensieri balenavano nella sua mente che vagava smarrita di fronte a quello che poi sarebbe accaduto, un gesto inconsapevole che avrebbe comportato un lungo percorso fatto di bisogno e richieste di aiuto. La sua famiglia le era stata accanto in maniera irreprensibile, con affetto ed amore l'aiutarono a guarire. Delle sedute di psicoterapia contribuirono ad accelerare la ripresa e dopo mesi difficili, con molti ostacoli da superare Laura riprese a vivere. Fece tesoro di quella esperienza e una volta rientrata nel mondo del lavoro tutto sembrava andare per il meglio. Poche domande imbarazzanti in ufficio, per la verità nessuna, si domandò poi con gli anni se fu effettivamente delicatezza quella che ebbero i colleghi nei suoi confronti o semplicemente indifferenza. Comunque sia riprese tutto come se nulla fosse accaduto, desiderosa di andare avanti e ricominciare daccapo. Sembrava andar tutto per il meglio fintanto che Laura non aprì gli occhi, finalmente, e realizzò con profonda delusione, la stessa di quando era adolescente, che condividere gli stessi spazi fisici non vuol dire necessariamente condividere interessi, ideali, passioni o comunque modi di vedere. Quello che per tanto tempo le era riuscito sopportabile come l'invidia, l'indifferenza, il menefreghismo, il guardare soltanto il proprio orticello, ora le stava stretto e trascorreva sempre più tempo a fantasticare di quello che sarebbe stata la sua vita se nel suo percorso avesse incontrato altre persone ed altre situazioni. Lì dove lavorava da tanti anni non si era mai sentita valorizzata, a parole forse sì, ma nei fatti concreti molto poco e sempre più con il passare del tempo sentiva stretto quell'ambiente che percepiva sempre più distaccato e con poca possibilità di crescita, sia professionale, sia umana. Erano tutti così presi dai propri pensieri che alcuni giorni, molto spesso per la verità, trascorrevano in assoluto silenzio, né un commento, né una parola a spezzare la monotonia delle giornate. Questo per Laura fu una sconfitta, lei che desiderava l'armonia, che cercava sempre di capire e giustificare, si sentiva sconfitta dalla sua stessa natura che le impediva di vivere con superficialità i contrasti e le disarmonie che la circondavano. Da qualche tempo però aveva iniziato a scrivere, era per lei un'ottima palestra per l'anima, scrivere poesie o racconti, riflessioni o comunque i propri pensieri l'aiutava a sopravvivere ad una routine quotidiana che a fine giornata non le aveva dato niente oltre a non averle permesso di dare di più di quello che gli altri volevano e che in molti casi era proprio niente. Aveva trovato il suo mondo, anche se in gran parte virtuale, ma comunque passava sempre più le ore che le rimanevano a disposizione assorta in questa sua passione che le stava dando una nuova chance per rimettersi in gioco, per credere ancora che la sensibilità non è un difetto, ma un pregio prezioso da coltivare e stimolare, a dispetto di tutti coloro che aveva finora incontrato nel suo cammino e che non ci avevano pensato due volte prima di ostacolare il suo naturale approccio alle cose, sempre all'insegna del sentimento, del rispetto e dell'amore. Aveva iniziato a conoscere anime sensibili ed affini alla sua e tutto ciò la faceva sentire meno sola. Ne condivideva le emozioni, le sensazioni, attraverso la lettura dei loro scritti se ne era fatta più o meno un'idea, di come potessero essere profondamente anche senza averli conosciuti personalmente e ne apprezzava giorno dopo giorno sempre più la presenza. Anche dietro un monitor Laura "sentiva", "percepiva", "immaginava" ma soprattutto sognava, e da profonda sognatrice quale è continua a sognare. |
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