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Un giorno, mentre camminavo lungo la spiaggia, appoggiai gli occhi sulla linea dell'orizzonte e sconcertato cercai di capirne la falsità. Mi chiesi di come fosse possibile che, la nostra vista, riuscisse a ingannare cosi bene la nostra ragione. Davanti a me, il cielo toccava il mare. In un luogo che non esiste in nessuna parte della nostra terra, il cielo riusciva ad essere bagnato dal mare. I miei occhi vedevano distintamente quel luogo inesistente ed afferravano quella realtà come un concetto scontato. Avevo sempre guardato l'orizzonte. Fin da piccolo mi divertivo a guardare il sole nascondercisi dietro e, nella mia mente, cercavo di immaginare quanto profonda fosse quella fossa del mare per poter contenere la nostra stella lucente. Poi, sono cresciuto e via via ho imparato che il sole sta fermo ed è il mare ad andargli addosso. Ho invertito il movimento chiedendomi di come, allora, riuscisse il sole a non farsi spegnere dal mare, ma la logica della persona adulta, mi ha sempre portato al pensiero razionale del miraggio. Già, quella linea, la linea dell'orizzonte è solo un miraggio! In quella passeggiata, mi ricordo di aver sorriso. Continuavo a farmi bagnare i piedi dal mare e guardavo lungo la spiaggia quelle persone che, come me, guardavano l'orizzonte e si perdevano in esso. Gli occhi erano lontani, i pensieri annullati, il riposo assoluto. Li vedevo persi in quel luogo inesistente che riusciva a catturargli l'anima. Poi, accertatomi di non avere nessun ostacolo davanti chiusi gli occhi ed iniziai a vagare con la mente. I miei passi continuavano a lasciare orme sulla spiaggia, il mio olfatto godeva del salmastro rilasciato dalle onde, i miei occhi, pur chiusi, mostravano alla mia ragione, dei colori cangianti e morbidi come se si fossero gettati nella schiuma dell'arcobaleno. Ancora una volta il mio corpo si trovava in un luogo diverso dalla mente. Ricordo che voltando il viso verso il sole, le serrate palpebre, scaldandosi, proiettavano nella mia mente un rosso vermiglio, poi, girando la testa, percepivo il rosso virare al giallo passando per l'arancione. In quel momento non c'era il mare, non c'era il vento, non c'era il mondo. In quel momento esistevo soltanto io ed i colori; io e quel luogo magico creato dalla mia mente. Alcuni attimi dopo riaprii gli occhi e nella retina continuava ad essere presente la sfera colorata, il miraggio, che prontamente sovrapposi a quello dell'orizzonte per scatenare nel mio cuore un'immensità di emozioni talmente reali da farmi venire i brividi. Ricordo molto bene di quanto quei miraggi, quelle falsità logiche, riuscirono a creare il tremore della mia pelle. Dall'irreale era nato il reale. Da qualcosa inesistente per la mia logica, come per incanto, era nato il reale. Prima di Dio, niente! Continuai a vivere serenamente tra il vero ed il falso tra il bianco ed il nero tra il giorno e la notte. Arrivai vicino alla scogliera e mi diressi verso le scale che portavano all'attraversamento pedonale e, finita la salita, una forza straordinariamente forte mi spinse a chiudere nuovamente gli occhi prima di attraversare. Mentre il mio corpo stava attraversando la strada, la mia mente volò a quando ero bambino, sentii l'odore del latte di mia madre, sentii le sue morbide carezze confondere i miei sensi con le mie percezioni fino a che, un forte stridio di gomme, vinse le mie passioni. Continuai ad attraversare la strada convinto di sentire lo schianto, ma la forza che mi fece aprire gli occhi trovò soltanto un uomo al volante che gesticolava nei miei confronti. I miei occhi trovarono soltanto un uomo che non sapeva sognare. Un uomo che, se pur nel mio stesso luogo, era lontano dalla mia realtà. Ricordo che tornai a casa e mi misi seduto sulla terrazza ad attendere quell'emozionante momento in cui il mare tocca il sole. Ad occhi chiusi attesi per ore prima che il tepore delle palpebre diventasse freddo; cercai di immaginare quello che da anni tutti i giorni guardavo e ci riuscii. In un luogo della mia mente riuscii ad immaginare ciò che la realtà mi proponeva. Il miraggio si confondeva con la razionalità e, perfettamente uniti questi due tramonti camminavano di pari passo per unirsi nella più forte di tutte le forze: La natura.
Adesso che intorno alla mia casa, la civiltà dell'uomo ha costruito i suoi palazzoni, non posso più vedere il mare, ma mi basta andare in terrazza, mettermi seduto su di una poltrona e chiudere gli occhi. Quel luogo, lontano dal cemento e dai vecchi ricordi, continua ad esistere senza ombra di dubbio. Esiste con la stessa intensità con cui la linea dell'orizzonte tutti i giorni riesce a guidare i marinai.
Quei luoghi sono sempre stati lì, occorre soltanto esercitare la vista a vederli: dal niente può nascere la realtà. E' dal luogo della fantasia che nascono sempre le nostre emozioni! | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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«Anche questo piccolo racconto ha vinto un concorso ed è stato pubblicato in un mensile di Roma.» |
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Io vivo ad occhi chiusi ... Bravissimo ciao (Patrizia Ensoli)
Mi hai davvero emozionata col tuo racconto. Grazie (Vita D’Amico)
anch'io viaggio sovente così. Molto bello, bravo (Grazia La Gatta)
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