Non ho mai avuto l’ abitudine a rifarmi il guardaroba.
Mi son sempre domandata da dove derivasse quella smania, che è diventata consuetudine popolare, di rivoluzionare il proprio modo di vestire.
Da quando ho avuto l’ autonomia decisionale di scegliere cosa mettermi, ho sempre orientato la mia preferenza verso quegli abiti che mi facevano sentire a mio agio e che, rispecchiandomi, sapevo che al mio gusto personale non sarebbero mai “ passati di moda”.
Forse ho anche avuto gioco facile perché, con l’ andare degli anni, la mia taglia è rimasta pressoché invariata, o forse perché sin da ragazzina avevo già le idee chiare su quello che sarebbe stato il mio stile.
Questo ovviamente non significa che potrei fare da manichino in un negozio di roba desueta o che non saprei accorgermi di quanto sarei ridicola se mi ostinassi a vestire gli abiti che portavo vent’ anni fa.
Tuttavia, mi rendo conto che in fatto d’ abbigliamento, così come nelle mie scelte di vita, c’è un filo conduttore che li accomuna: una costante che non saprei identificare meglio se non nella consapevolezza che, avendo sempre assecondato il mio istinto, le decisioni che prendo sono fatte per durare nel tempo.
Quando entro in un negozio, so già cosa mi serve e come lo voglio e difficilmente mi lascio convincere a cambiare opinione. Se vedo qualcosa che mi ispira maggiormente allora ritorno sui miei passi, ma è in ogni caso una mia risoluzione.
Nonostante l’ insicurezza, di fondo, ho sempre avuto le idee piuttosto chiare a proposito di ciò che mi piace e so essere in risonanza con il mio gusto.
Con l’ evolversi del carattere, di pari passo, anche il mio aspetto ha subìto una variazione sul tema, tuttavia non ho mai snaturato la mia personalità per seguire i dettami imposti dai volubili costumi del consumismo, né ho mai badato alla griffe, anzi ricordo di aver frequentato un corso di taglio e cucito grazie al quale ho imparato a confezionarmi da sola alcune mise, personalizzando in tal modo ancora più marcatamente il mio modo di essere.
Oggi invece i giovani preferiscono mimetizzarsi con la tappezzeria e confondersi nella massa per timore di dover rispondere della loro unicità, quasi temessero di essere smascherati se posassero quella facciata che li fa sembrare tutti uguali.
Questa è la mia rivoluzione: essere me stessa mentre gli altri mi vorrebbero diversa, risalire la corrente mentre gli altri ne seguono il flusso, vestirmi dei miei ideali mentre gli altri vorrebbero convincermi dell'attendibilità dei propri.
Adoro cambiare: se chiedete al mio parrucchiere è statisticamente comprovato che non mi sono mai colorata i capelli per due volte di seguito della stessa tinta.
Eppure riesco a cambiare aspetto pur mantenendo il mio stile, riesco a trasformare il modo in cui le persone mi guardano pur rimanendo sempre me stessa.
Piego i miei vestiti e li ripongo ordinatamente sulla sedia mentre penso che domani andranno ancora bene, perché la mia sarta di fiducia si chiama “coerenza”.