I giovani di Amardolce aspettavano le festività patronali estive con trepidazione e soprattutto la processione finale, consacrata alla Madonna dei Raccomandati, che coronava le tre giornate di festa, per motivi non proprio religiosi. Si trattava, infatti della spasmodica attesa di origine erotica.
Bisogna innanzitutto puntualizzare il fatto che essi erano praticamente a digiuno da qualsiasi tipo di esperienze sessuali e le sole donne nude, che erano riusciti a vedere, erano quelle raffigurate sulle pagine patinate riservate alla biancheria intima del giornale di vendita per corrispondenza Postalmarket o sui giornaletti erotici che circolavano all’ epoca dei fatti: Isabella, Zora la Vampira, Jacula, Jolanda de Amavida, Biancaneve...
I più fortunati avevano avuto la possibilità di realizzare, a un prezzo relativamente accessibile, il loro desiderio d’ amore, andando alla Pineta di Pescara dove alcune donne quasi tutte prosperose, esercitavano il mestiere più vecchio del mondo.
Valerio, un solitario giovanotto di sedici anni, scoprì, quasi per caso, che nella cantina della casa di suo nonno c’era un tunnel che attraversava tutta la strada e che in fondo al piccolo cunicolo c’era un tombino che si affacciava provvidenziale sulla strada. Quando suo padre lo cercava per punirlo, Valerio si nascondeva nella piccola galleria e ci rimaneva fino a quando non sentiva la voce della madre che lo cercava disperatamente.
Fu durante una processione che fece una scoperta sconvolgente: dal tombino, nel quale era rannicchiato, riusciva a vedere le gambe delle ragazze che passavano.
Rimase per tutto il tempo della cerimonia ad ammirare le gambe di quelle ragazze che, per lungo tempo, avevano turbato i suoi sogni adolescenziali e, per la prima volta della sua vita, vide… il “ paradiso” dalle grate arrugginite di un tombino.
Fu durante l’estate 1977 che accadde un fatto che gli sarebbe rimasto impresso nella mente per tutta la sua vita.
Grazie all’intuizione geniale del sindaco del paese, Amardolce diventò la meta prelibata di un folto gruppo di ragazzi lancianesi, vastesi e pescaresi che veniva a passare i mesi estivi in montagna “per respirare un po’ di aria fresca”.
La colonia, come veniva chiamata dagli abitanti abruzzesi, era una lauta fonte di guadagno per i commercianti che aspettavano il loro arrivo, come una manna caduta dal cielo, per rimpinguare le loro tasche di fatto vuote per quasi tutti i mesi del resto dell'anno. Il turismo, e di conseguenza l’artigianato e il commercio, subirono un forte incremento che, a tutt’oggi, molti amardolcesi rimpiangono amaramente.
All’ inizio della stagione estiva, arrivavano “le signorine della colonia”, come venivano chiamati dalla popolazione locale, e tutto il paese era in fermento, perché il loro impegno richiedeva molta pazienza per preparare il terreno, affinché fosse tutto pronto per l’ arrivo dei giovani villeggianti.
La più bella in assoluto tra “le signorine della colonia” di quell’ estate era Fabiola, una ventenne che indossava di solito una minigonna vertiginosa che faceva girare la testa a tutti gli uomini del paese. Era di una bellezza selvaggia.
Il giorno in cui ci fu l’agognata processione, Fabiola si fermò provvidenzialmente per alcuni minuti sul famigerato tombino e Valerio ebbe il tempo materiale per accorgersi che la ragazza non indossava le mutandine e vide, per la prima volta nella sua vita, l'agognata meta.
A dire il vero, ci rimase male perché si aspettava che l’oggetto dei suoi desideri si mostrasse nudo e diverso…
Da quel fatidico giorno guardava Fabiola con sublime adorazione ma non proferì parola con nessuno dell’accaduto. Aveva scoperto la stella più luminosa del cielo attraverso le grate arrugginite di un tombino di fogna.
Fabiola non tornò più ad Amardolce e quel ricordo indimenticabile svanì dalla sua mente fino a quando, anni dopo, Valerio ormai cinquantenne, non fu invitato a una festa organizzata da un suo collega di lavoro.
Tra gli invitati, c’era una splendida cinquantacinquenne, vestita in modo elegante, che si avvicinò a Valerio e gli disse a bruciapelo:
“Piacere, mi chiamo Fabiola! Marco mi ha detto che sei di Amardolce. Conosco bene quel bellissimo paesello di montagna perché nel 1977 ho fatto la signorina della colonia.”
Valerio fece finta di non ricordarsi di lei perché il suo era un segreto che si era riproposto di portarsi fino alla tomba, ma uscendo dalla festa, alzò lo sguardo verso la volta celeste ed ebbe l’impressione di toccare il cielo con il dito, perché dopo una lunga chiacchierata, la donna aveva accettato di rivederlo per una serata in pizzeria...