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Senti freddo. Le tue manine sono gelate. I tuoi piedini lo stesso. Hai indosso solo una piccola vestaglia. In un angolo, rannicchiata, piangi. Ti mancano. Ti manca papà e mamma. Vorresti fossero lì con te. Che ti portassero via da questa stanza buia. Non volevi andare con loro. Ti hanno costretto. Ti hanno strattonato. Non hai potuto neanche salutare lo zio Claudio. Loro sono cattivi. Ti trattano male. Ti costringono a dei giochi che non ti piacciono. Si arrabbiano se ti rifiuti di giocare con loro. E ti picchiano. Tu sai di non aver fatto niente di male. Non capisci il motivo di simili botte. La stanza dei giochi la odi. Sai benissimo che quando entri là dentro devi farli divertire. Ma tu non provi divertimento. Ti vergogni. Cominci a piangere. Loro dicono che non devi piangere. Alcuni ti parlano in lingue incomprensibili. Altri sembrano quasi voci familiari. Ma non riesci a capire chi siano. Sono mascherati. Sembrano maschere di Carnevale. Ci sono altri bambini assieme a te. Non comprendi la loro lingua. Anche loro sono impauriti. Vorresti prenderli per la mano e scappare con loro. Ma i cattivi controllano le uscite e le finestre hanno le inferriate. Fuori non odi nessun rumore. Nessun auto passare. Nessuna persona che conversa con qualcuno. Sembra di essere in un buco nero. La mamma e il papà non ci sono. I tuoi pensieri tornano costantemente da loro. Pensi a Gianni, il piccolo fratellino di cui sei tanto gelosa. Mamma dedica tutte le attenzioni a lui da quando è nato. Adesso la gelosia è svanita. Ti manca anche lui, con i suoi pianti che spesso ti svegliavano. Ti manca la tua cameretta con carta da parati rosa. I tuoi peluches disposti in fondo a letto. Hai nostalgia di Leo, il tuo caro orsetto che tutte le notti ti accompagna nei sogni. Non puoi più stringerlo a te. Non ti può più dare quella sicurezza che spesso cercavi nell’ abbracciarlo. Senti le voci dei cattivi. Non sono melodiche. Sono cariche di energia negativa. Lo senti. L’ avevi percepito anche quella mattina. Ma non ci avevi dato peso. Quando quell’ uomo si è avvicinato a te, hai deciso di essere cortese e di fare la brava signorina. Sentivi aleggiare intorno a lui la malvagità, ma credevi che fosse soltanto una tua paura. Te lo ricordi benissimo. La sua voce, i suo lineamenti, la sua corporatura. Ma quel pensiero cerchi di scacciarlo. Non vuoi piangere ancora. Perché è ciò che ti provoca il ricordo dell’ uomo cattivo. Pianto. E ancora pianto. Allora ti alzi e vai sul lettino. E’ sporco. Puzza. Ma è l’ unico posto disponibile per dormire. Sono due notti che non dormi. Due notti che, guardando dalla finestra vedi le stelle. Riesci a vedere solo il cielo. La finestra è posizionata alta. Ti è impossibile vedere altro panorama. Allora decidi che la cosa migliore è contare le stelle. Ti sono sempre piaciute. Quasi ti incantano. Ma adesso non provi più gioia nel vederle. Il tuo stato d’ animo è a pezzi. Il tuo corpicino è stato violato. E’ solo un passatempo. Contare. Come per scandire il tempo. Le stelle come i minuti. O forse come le ore. Non lo sai. La concezione del tempo già di per sé ti risulta vaga. Adesso lo è ancora di più. Non sai che sono passati sei giorni. A te sembra un’ eternità. Un’ eternità che vorresti arrestare. Vuoi tornare alla tua vita. Vuoi tornare a casa. Ti mancano i gesti quotidiani. Pure la scuola che tu odi tanto. Ti manca la maestra che ti sgrida. I compagni che ti canzonano. Non lo avresti mai creduto di rimpiangere tutto ciò. Senti un rumore. Sai che sono loro. La porta si apre. L’ uomo cattivo entra nella stanza. Fingi di dormire. Lui capisce la tua finzione. Ti chiama. Tu non rispondi. Allora decide di strattonarti e di buttarti giù dal letto. Batti il sedere in terra. Hai sentito male. Vorresti piangere, ma ti trattieni. Non vuoi regalare questa gioia all’’ uomo cattivo. Lui ti prende per un braccio e comincia a trascinarti verso la stanza dei giochi. Non opponi più resistenza. Sai che è inutile. E’ troppo forte per te. Vedi la luce di quella stanza. Vorresti restare al buio perché ti da sicurezza. Cresce in te lo sconforto. Sai che devi farli divertire un’ altra volta. Ma oramai non hai più energie. La rassegnazione si è impossessata di te. Il tuo sguardo è mutato. Non più occhioni blu splendenti, ma tristi occhi vitrei. Il chiarore ti assale. Sei nella stanza dei giochi. Poi la porta si chiude. |
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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