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Una vita sbagliata

Ragazzi

La macchina scivolava per le strade strette e piene di curve, incurante della pioggia che cadeva fitta e pareva non volesse smettere.
Ma Silvio aveva fretta di arrivare prima che facesse buio. Era impaziente di osservare le facce della gente del paese quando l’ avessero visto arrivare con quella Mercedes grigio perla, nuova di zecca!
Ricorda benissimo tutti i suoi amici che l’ avevano sconsigliato di andarsene, gli avevano detto che sarebbe tornato indietro con la coda tra le gambe, più squattrinato di prima. Silvio avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non dare loro quella soddisfazione, si, proprio qualsiasi cosa...
Infatti, non avevano torto, era stata dura abituarsi alla grande città, da solo, senza nessuno a cui rivolgersi per domandare da dove poter incominciare. Aveva stretto i denti, aveva passato la fame e umiliazioni a non finire, aveva accettato lavoretti da pochi soldi e vissuto in una stanza di una pensione malfamata e sporca.
Finchè un giorno la sua vita cambiò per completo. Un tizio che bazzicava spesso quella zona, elegante, con un sigaro in bocca, ma con un ghigno per niente rassicurante, gli si avvicinò e gli propose di lavorare insieme a lui. Silvio avrebbe voluto dirgli che si facesse i fatti suoi, perché aveva capito dalla sagoma e modo di fare dell’ individuo il tipo di lavoro che avrebbe potuto offrigli...
Ma la curiosità e la voglia di uscire da quel porcile, gli fece accettare la sua proposta. Infatti si trattava di sorvegliare un gruppo di ragazze che dovevano “ lavorare” per loro due. Gli disse che le cose andavano bene, ma che cercava appunto un socio, perché non poteva più gestirle da solo.
Silvio sentì che la nausea gli saliva fino alla gola, ma “ doveva” cambiare vita a tutti i costi... Non sarebbe mai tornato al suo paese a testa in giù e con le pezze nel sedere.

Mancavano pochi chilometri per arrivare, non pioveva più, e un bellissimo tramonto si intravedeva in mezzo alle montagne.

Silvio pensava, erano ormai cinque anni che era partito, chissà se si ricordava ancora di lui quella ragazzina mingherlina tutt’ occhi, lei era stata, diciamo così, la sua prima fidanzatina da adolescente, allora aveva quindici anni, doveva essere diventata una bella ragazza, forse si era fidanzata con qualcun altro, o forse no...
Ricordò anche sua zia Luisa, una donna che si era dedicata a lui anima e corpo, quando da piccolo, i suoi genitori erano morti in un incidente d’ auto. Zia Luisa non si era mai sposata, forse proprio per lui, e pensare che lui non le aveva mai scritto ne telefonato in tutto il tempo che era stato via... Ora si vergognava, e poi, se qualcuno avesse saputo quale lavoro faceva, chissà come sarebbe andata a finire. Ma... perché avrebbero dovuto saperlo? No, non c’ era nessun pericolo. In quel piccolo paesino si viveva fuori dal mondo. Come se si trovassero ancora nel medio evo!
La macchina imboccò la strada che portava in piazza, dove c’ era naturalmente un grosso bar. Ma con sua grande sorpresa lo trovò chiuso, e i tavolini avevano le sedie rovesciate sopra di essi.
Silvio si domandava cosa fosse successo, il padrone del bar era quasi un fratello per lui, erano cresciuti insieme, era spesso in casa della zia e giocavano insieme tutti i giorni. Un po’ deluso si diresse alla casa di zia Luisa, tanto, era lì che si sarebbe sistemato, non sapeva ancora per quanto tempo.
Ma arrivato davanti a casa, un’ altra sorpresa lo aspettava, la casa era chiusa e non c’ era anima viva nemmeno da quella parte. Incominciava a preoccuparsi, quando vide una donna che veniva verso di lui. Subito la fermò e le chiese se poteva dirgli dove trovare Luisa, una signora anziana che viveva in quella casa.
La signora lo guardò sorpresa e:” Come! Non lo sa? Luisa è morta proprio ieri sera, e questa mattina le hanno fatto i funerali. Ma scusi, lei chi è?”
Silvio era pallidissimo, in fondo voleva bene a sua zia, gli aveva fatto da mamma e, quella notizia lo lasciò senza parole. Con voce rotta dall’ emozione le chiese di nuovo: “ Mi potrebbe dire dove posso passare la notte? Sono il nipote della signora Luisa, e domani me ne tornerò a Roma”.
La signora lo guardò meglio e gli disse: “ Ma allora tu sei Silvio! Non ti ricordi di me? Sono la mamma di Loredana, eravate molto amici anni fa, andavate a scuola insieme... Senti, se si tratta solo di una notte puoi venire a dormire da me. Mia figlia si è sposata l’ anno scorso, e mi è rimasta la sua camera libera..”
Un’ altra delusione per Silvio, ma cosa credeva, che sarebbero rimasti tutti lì ad aspettare lui? Volle fare un’ altra domanda prima di accettare e chiese come mai in piazza non c’ era nessuno e il bar era chiuso? La mamma di Loredana lo guardò molto seria e gli disse che sua figlia si era sposata con il padrone del bar, e che per lui, Luisa era stata una della famiglia, per questo aveva chiuso, e non avrebbe riaperto per almeno tre giorni.
Silvio ripartì molto presto la mattina dopo, voleva andare via da lì prima possibile, si sentiva ridicolo, stupido, vanitoso, e non sapeva che altro! Voleva fare il galletto e lasciare tutti a bocca aperta, invece comprese che la vita era tutta un’ altra cosa e che la sua era tutta sbagliata.


Franca Merighi 29/03/2020 20:15 911

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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