« La fotografia rende presente un evento passato.».
(Roland Barthes, La chambre claire. Note sur la photographie, 1980)
La fotografia, dal punto di vista antropologico, studia il comportamento dell’ uomo in un preciso momento della sua esistenza, fissando sulla pellicola l’ espressione che meglio corrisponde al suo stato d’ animo.
Il cinema, invece, ricostruisce, in una serie di fotogrammi e sequenze, la realtà della vita condizionata dalla… finzione.
La fotografia diventa arte, con la “ a” maiuscola, quando riesce a coinvolgere emotivamente lo “ spectator”, il cinema quando la recitazione è legata più alla bravura dell’ attore di trasmettere una tensione psicologica che alla tecnica dei mezzi usati capaci di riprodurla.
Il coinvolgimento (individuale) di una persona davanti ad una fotografia è sempre vincolato al modo in cui riesce a materializzare, in concreto, il concetto di “ astrattezza” che l’ opera riesce a presentare sotto forma di ricerca personale e di sperimentazione artistica.
Non si può non tener conto che questo fattore, se si vuole dare un valore all’ impegno sociale che si cela spesso sotto ogni tentativo di (ri) proporre argomentazioni nuove.
La fotografia non è soltanto il frutto di un procedimento meccanico, d’ altronde abbastanza semplice, ma dell’ abilità soggettiva di interpretare gli avvenimenti quotidiani.
Anche la più banale delle sensazioni può apparire “ grandiosa” se vista in un certo modo: la sensibilità svolge un ruolo importante nella decodificazione del significato di ogni cosa.
Ciò che cambia non è il soggetto, ma il modo di percepire.
Abbinare la fotografia allo strumento che riesce a realizzarla, è un grave errore in cui non bisognerebbe mai cadere, poiché nella sua storia sono frequenti le esperienze che hanno escluso l’ uso di tali sussidi per eseguire capolavori d’ indubbia fama mondiale.
Gli splendidi “ fotogrammi” di Luigi Veronesi, Christian Schad, Man Ray e Lá szló Moholy- Nagy (anche se in maniera diversa) ne sono la dimostrazione più palese…
Oggi, fotografare la realtà diventa sempre più difficile, poiché essa è in continua evoluzione.
L’ essenziale non è individuare l’ evento singolare, che si presenta davanti all’ obiettivo, ma riuscire a decifrarlo.
L’ arte della fotografia è sempre più legata al mondo della moda e della pubblicità, ma non si può distoglierla, neanche per un attimo, da quello dello studio e della denuncia sociale, in quanto tradiremmo i motivi per i quali fu inventata: la democratizzazione e la diffusione dell’ opera d’ arte attraverso la scoperta per straordinaria del XIV secolo.