Era una giornata afosa della seconda metà del mese d’ agosto.
I nostri due figli, Pierpaolo e Riccardo, allora ancora bambini, insistettero affinché andassimo, mia moglie Rosanna ed io, al “ Mercatone” di Vergiate, in provincia di Varese, per comprare alcuni giocattoli.
Ci mettemmo in macchina, nella nostra mitica “Fiat Uno Fire” e partimmo.
Eravamo sul rettilineo di Cittiglio, proprio davanti ad un distributore di benzina, quando una macchina (un B. M.W. nero, ne sono certo), che percorreva la strada sull’ altra corsia di marcia, sbucò improvvisamente davanti a noi, a folle velocità.
I pensieri più disparati occuparono la mia mente: i miei bambini, mia moglie, mia madre, i vicini di casa, il mutuo da pagare, i colleghi di lavoro…
È strano, ma è proprio in questi momenti particolari della nostra vita che la nostra mente “ gira a vuoto”.
Rividi in accelerazione, come in un film poliziesco, dove le scene pericolose vengono appositamente velocizzate per fare apparire più veloce l’ azione sullo schermo, i giorni più significativi della mia esistenza: la morte di mio padre, il suicidio del mio miglior amico, il giorno del mio matrimonio, la nascita dei miei due figli, la mia nomina a docente di ruolo, la mia prima pubblicazione...
Ebbi paura di morire.
Improvvisamente, il B. M.W. si adagiò sul fianco, ci sfiorò, passò a quattro/cinque centimetri dalla testa di Pierpaolo, che assistette all’ incidente, come se fosse un nuovo gioco della sua Play Station 2, e si schiantò rumorosamente contro un albero.
Ebbi la netta sensazione che delle braccia invisibili avessero protetto la mia famiglia.
Dopo aver prestato soccorso alla donna del B. M.W., che per fortuna non riportava nessuna ferita grave ma che puzzava di alcool lontano un miglio, tornai in macchina e pregai in silenzio per lo scampato pericolo.
Dopo aver rimesso in moto l’ auto, notai alcune immagini di San Pietro Celestino V posate sul cruscotto che avevamo preso alla Basilica di “ Collemaggio”, a L’ Aquila, qualche giorno prima dell’ incidente.
Credo che la mia famiglia sia stata salvata grazie all’ intercessione di San Pietro Celestino V.
La cosa più sconvolgente di questa storia è che mia cognata ci telefonò in serata dicendoci che aveva sognato che eravamo tutti morti in un incidente automobilistico.
Ogni anno, quando torno in Abruzzo, trovo (quasi) sempre il tempo per recarmi alla Basilica di Collemaggio per rendere omaggio al patrono di Isernia e compatrono de L’ Aquila e del Molise.