Nata nel 1865, la nonna Erminia era un tipo assai tosto e severo ed io, sempre in conflitto con lei, non avevo pace per le sue terribili reprimende. "Stai attenta che con tutti quei soldi quello ti diventa un delinquente", diceva a mia madre quando alla domenica mi dava 50 lire per il cinema e i lupini.
Una zingarella della sua età, quando la nonna aveva 10 anni, le predisse che si sarebbe sposata a 33, che avrebbe avuto 6 figli e che sarebbe morta all'età di 86 anni nel giorno del suo compleanno. Bene, tutto si era avverato come aveva predetto la zingara, restava solo l’ultima chiaroveggenza che le dava un gran cruccio.
Infatti nel 1951, in ogni momento non faceva altro che ricordare con preoccupazione quella brutta profezia. Giunto il fatidico giorno, mi alzai di buon mattino, mentre lei era solita svegliarsi non prima delle 11, ritagliai con le forbici il coperchio di una scatola di cartone e con la carbonella, a caratteri cubitali, scrissi: MORIRAI ALL'ALBA! Poi con la punta delle forbici feci due forellini al cartello, presi dello spago e glielo legai a tracolla, mentre ancora lei ronfava della grossa. La nonna si svegliò alla solita ora e cominciò ad imprecare. Giunta, successivamente in cucina continuò ad inveire con la mamma, tuonando: "Guarda cosa ha scritto quell'assassino di tuo figlio, mi farà morire di crepacuore!". Io, per tutta risposta le dissi di stare tranquilla perché ormai s'era fatto mezzogiorno. Mia madre mi redarguì aspramente ma si vedeva che tratteneva il riso a stento.
Con la nonna ebbi un’infanzia molto tormentata, lei mi trattava sempre male, mai un sorriso, mai una carezza ed io le resi sempre la pariglia. Ricordo che, l’anno seguente al suo 86° compleanno, un pomeriggio, rimasti soli in casa, le dissi: “Te la sei cavata con la profezia della zingara ma non te la caverai con me!” e mentre sbiascicava il suo consunto e bisunto libro di preghiere, come un fulmine la legai ben stretta alla sedia, m’infilai un elastico intorno alla fronte ed una penna di gallina, presi la piccola mannaia che serviva per spaccare la legna e brandendola a mo’ d’ascia di guerra cominciai a danzarle intorno emettendo urla selvagge. Avevo proprio visto in quegli ultimi giorni un film di pellirosse e cow-boys e ripetevo le stesse parole di Toro Scalciante: “Tu viso pallido, lingua biforcuta, morirai di una morte atroce!”.
La slegai poco prima del ritorno di mia madre che credette solo in parte al lagnarsi furioso della nonna. Continuai ancora diversi anni a battagliare ancora con lei tormentandola con lucertole e amenità varie. A quel tempo avevo otto anni e mi stavo vendicando, a mio modo, delle sue angherie. Solo verso i 12 anni rivolsi le mie attenzioni da altre parti: le ragazzine cominciavano ad interessarmi e a divertirmi più della nonna.
Tuttavia, quando normalizzai il mio rapporto, anche lei cambiò nei miei confronti e cominciò a raccontarmi delle cose molto interessanti dei suoi tempi come quella volta quando a Rimini nel 1906 arrivò il Circo Americano e vide Buffalo Bill tirare in aria un dollaro e bucarlo al volo con la sua carabina.
La nonna, a dispetto della zingara, visse fino a 94 anni. Gli ultimi tre ricoverata nella clinica privata “Villa Assunta” con due donne che diuturnamente le prestavano assistenza. Aveva i calcoli alla cistifellea a quel tempo inoperabili. Il Resto del Carlino, che era usa leggere tutti i giorni, glielo leggevano le donne ed io, dato che l’andavo a trovare quasi tutti i giorni e mi ero messo a fare il bravo (almeno con lei!). La consolavo spesso e le dicevo che quando sarebbe uscita l’avrei portata a ballare, ma lei in un momento di tristezza mi ricordò che le avevo predetto una morte atroce, cosa che stava avvenendo. Cercai di spiegarle che i miei erano scherzi di ragazzaccio e che le volevo bene …mi abbracciò e nella malattia l’astio che l’aveva accompagnata per tutta la vita era improvvisamente svanito.