Al tempo di mio nonno Nazzareno, più o meno tutti portavano un soprannome familiare e quello del casato dei Fracassi era “e Coch”, che mi ha permesso di fare collegamenti altrimenti impossibili, visto che nei i documenti reperiti fra Comune e Parrocchia c’erano errori ed omissioni in entrambe le fonti.
Non ho mai saputo da cosa provenisse quel nomignolo e mi son sempre chiesto se volesse dire vecchio (da bacucco) oppure il cocco (es: è il cocco di famiglia) o nel peggiore dei casi “stupido o babbeo”. Cucco, nel linguaggio prettamente toscano, è anche comunemente usato ad indicare un'azione di conquista, può essere usato come sinonimo di abbordare, attaccare bottone. Es. “Andare al cucco. Stasera andiamo al cucco”.
"e Coch", in dialetto romagnolo (il mio), potrebbe significare anche “il cuculo”, è una questione di accenti, pronunciato con la O chiusa significa appunto il cuculo, con la O aperta, significa il cocco.
Nell’augurare all’avo che la pronuncia fosse con la O aperta, quantunque mio fratello Giorgio la pronunciasse chiusa, spinto da curiosità ho approfondito. Sapete l’analogia che ho trovato col cuculo? Ve lo racconto subito: parassitismo di cova. Esso consiste nel deporre il proprio uovo all'interno del nido di altri uccelli della specie passeriformi. La femmina depone un solo uovo in ogni nido da aprile in poi per un totale di circa 15-20. Le uova somigliano molto a quelle della specie "ospite". Alla schiusa (che di norma avviene dopo circa 12 giorni), il piccolo del cuculo, con l'aiuto del dorso, si sbarazza delle altre uova presenti nel nido non ancora schiuse, presentandosi quindi nel nido come l'unico ospite. I genitori adottivi vengono ingannati da questo comportamento e nutrono il cuculo per 2-3 settimane come se fosse un proprio nidiaceo. La prima osservazione di questo modo curioso di agire è riportata da Aristotele circa 2300 anni fa, ma la spiegazione completa e dettagliata di questo comportamento la si deve al medico inglese Edward Jenner. In Francia questo comportamento del cuculo ha portato alla nascita del termine "cocu" per indicare una persona il cui partner sia infedele. Con il medesimo significato in Inghilterra si usa il termine "cuckold".
Il primo dei Fracassi cui mi è stato possibile risalire e che portava quel soprannome fu Battista, nato nel 1764. Che sia stato lui il primo magnifico cornuto del casato o il cocco di casa? Chissà? D’altronde, sia allora, sia ancora ai tempi della mia infanzia i nomignoli erano molto diffusi. Ricordo che un giorno la mamma mi mandò dai vicini ortolani a comprare della fava. Entrai in cucina mentre desinavano e salutai il padrone di casa che mi venne incontro: “Buongiorno Signor Surson!" (sorcione). Sorrise e mi disse: “Il nostro nome è Felici!”.
Un’altra volta mi capitò con un collega di mio padre, ferroviere e assiduo di casa nostra. Lo chiamavano “Zipon” (piedone). Ed io credendo d’italianizzare ciò che mio padre diceva in dialetto, esordii con un “Buongiorno Signor Zipone!”.
Sorrise anche lui e mi disse: “Mi chiamo Crociati!” I miei impallidirono perché venni poi a sapere che il Crociati non ci teneva per nulla ad esser chiamato col nomignolo, ma a un bimbo di 6-7 anni si perdonava tutto.
Certo è che questi nomignoli sono davvero strani, ricordo una famiglia ch’era soprannominata “putena vecia” ma per fortuna che a quel tempo non ebbi mai modo di rapportarmi con loro, visto che non erano amici di famiglia! E che dire di un certo Gastone che incontro per caso a trent’anni dalla mia infanzia? Parliamo di tante cose, ricordando fatti e parenti, poi lui mi saluta “Ciao Fracassi” - io di rimando - “Ciao Bellini” – lui soggiunge: “Guarda che io faccio Casadei, Bellini è il soprannome!”
Ad ogni buon conto ricordo che mio padre mi disse che il nonno aveva commissionato una ricerca araldica per vedere se fra gli antenati ci fosse mai stata una stilla di sangue nobile; tutto quello che saltò fuori è che chi impose nome al casato era un capitano di ventura medievale che portava un cappello nero a grandi falde su cui spiccavano tre penne di struzzo colorate: bianca, rossa e verde. Da come m’è stata raccontata, credo che il nonno s’aspettasse molto di più che non scoprire un personaggio del pari a “Brancaleone da Norcia”, ma si consolò con l’aver scoperto fra i suoi avi un antesignano del tricolore italiano.