Anche oggi la campanella ha sancito la fine dei compiti, interrogazioni e test a sorpresa, almeno per questa settimana.
Adesso due giorni di pieno fancazzismo e relax.
Comincerò a smaniare di nuovo domenica notte.
Finalmente è sabato, il meritato riposo.
Lontano da quelle esose bidelle, dai compagni che tentano di fare gli stilosi cercando di attirare l’ attenzione. I secchioni leccaculo e gli sfigati impomatati che millantano stile e savoir- faire, ma non sono capaci di fare un cerchio con il compasso. Le arpie delle professoresse e quell’ antipatico retrogrado antidiluviano del preside che tutte le sante mattine ci stressa ripetendoci la frase: “ A scuola ci dovete venire in orario, con un abbigliamento consono e rispettoso”.
Dalla voce stridula che si ritrova è simile a quella cornacchia che ha nidiato sul tetto della palestra.
Stop. Dimentica.
Oggi andremo in centro.
Faremo Via Ricasoli su e giù per cento volte, guardaremo i ragazzi carini, snobbero quello meno belli e prenderemo in giro quelli brutti.
Mangeremo un pezzo di pizza o qualche altra porcheria.
Fumeremo sigarette con le nostre amiche, ingnorando la salute, tossiremo come nonni con l’enfisema.
Faremo le smorfiose, berremo estathè masticando la cannuccia fino a che non cadrà da sola.
Parleremo di trucchi, rossetti, profumi, ragazzi e delle paranoie assurde dei genitori.
Mirco, quel ragazzo di quinta che gioca a pallone, che ha gli occhi verdi come il mare, due gambe che sembrano colonne greche.
Bellissimo, altissimo e fichissimo.
Se solo mi chiedesse di uscire, ma lui per la testa ha Jessica e il pallone.
Ha occhi solo per lei.
Lunedi prima di entrare a scuola, lo fermo e gli chiedo il numero di cellulare.
Se mi dice di no, vado da Fiori Rosa e mi bevo due frullati al cioccolato e gli rigo lo scooter.
Però quando fa ginnastica è un bel vedere.
Da quanto cammineremo già so che mi faranno male i piedi, ma le scarpe con il tacco sono un must.
"Accidenti, se piove come mi vesto? Con le dé colleté manco per idea, le sciuperei, ma andarci in scarpe da ginnastica nemmeno i bimbi delle colonie".
Devo vestirmi bene e conquistare Mirco.
“ Ma chi vuoi conquistare? Dove vuoi andare?” rispose Camilla.
E’ già tanto se finiamo i compiti in tempo e ci fanno uscire. Qui ogni giorno piove, ancora un po’ e mi spuntano le branchie. Io di andare in città con gli ombrelli come Mary Poppins non ci vengo nemmeno con la forza. Poi Giuly, io sono stanca, mangio e mi butto sul letto o sul divano. Ho bisogno di dormire.
In casa mia c’è sempre rumore, è peggio di una stazione. C’è gente che entra e che esce, ci manca solo un fischio del treno e mi travesto da controllore. Tu non hai gli allenamenti tutti i santi giorni. Fai una vita molto più tranquilla. Non hai un genitore, campione nazionale di pallavolo, che in te vede il figlio maschio che non ha avuto. Secondo lui dovrei saltare oltre la volta celeste. Non è vita questa, mangia piano, bevi solo acqua, stai dritta, vai a letto presto, studia… che pizza! Tuo padre lo vedi si e no solo il fine settimana, tua mamma solo la sera. io, fra nonna e fratello è già tanto se trovo il bagno libero. Una di queste volte mi lavo i capelli nel lavello di cucina
“ Certo che sei un freno,” riprese Giulia, “ non ti sta mai bene nulla.
Sei una lamentona. Esci e buonanotte che ti frega, è SABATO. Vivi "
” Guarda facciamo una scommessa, se smette di piovere entro la fine di questa strada, io vengo in città.” Rispose Camilla.
Magicamente dalle nuvole grigie un raggio di sole apparve e la pioggia cessò.