"Ciao ci siamo riusciti" apparve sullo schermo di lei, ed un sorriso le illuminò il volto.
Era iniziata così, dopo qualche reciproca battuta nella chat di un sito per single, in cui si erano scambiati gli indirizzi di posta, ed ora erano finalmente riusciti a mettersi in contatto con Messenger e cominciavano una esperienza che avrebbe sicuramente lasciato una traccia profonda nella loro vita. Avevano già superato i 60 anni, la vita con loro non era stata avara, avevano avuto entrambi due meravigliose storie, ma il destino li aveva privati del grande amore, a lei dopo 28 anni e a lui dopo 26, ora quel destino li aveva fatti incontrare come a ripagarli di essere stato troppo crudele con loro.
Lei, vedova da circa dieci anni, non aveva figli e passava il suo tempo a curare amorevolmente i suoi due cani e la casa, con molteplici interessi, aveva un incarico di volontariato dove riversava tutto l'affetto e la passione che ancora aveva da dare.
Lui, vedovo da quattro anni, pensionato da due, viveva con i suoi due figli, già grandi, ancora alle prese con gli studi, sperava di poter tornare a sorridere incontrando una nuova compagna con cui condividere gli anni che ancora gli restavano. Avevano passato ore e ore a scambiarsi le esperienze vissute, a confidarsi i successi, le delusioni, i problemi legati alla terza età, alla loro solitudine, e avevano cercato tutti e due di evitare di parlare dei loro rispettivi partner deceduti a causa di un cancro.
Dopo tante parole e ore di mancato sonno passate davanti ad uno schermo, ritenevano ormai di conoscersi abbastanza e avevano finalmente deciso di incontrarsi.
All'appuntamento sembravano due ragazzi alla prima esperienza, visibilmente tirati ed emozionati, erano scesi dalle loro auto, ed in una piazza colma di gente, che sembrava essere stata convocata apposta per assistere al loro incontro, si erano dapprima guardati e poi, come per incanto, si erano gettati in un abbraccio liberatorio, neanche una parola, solo un "ciao", poi lei con la testa abbandonata sulla sua spalla, come in cerca di un rifugio, lui che le cingeva le spalle con le braccia quasi a proteggerla.
Dopo poco, un attimo sembrato lunghissimo, si erano presentati, "ciao, allora io sono Ennio, finalmente, sembrava impossibile riuscire ad incontrarsi", "già, ciao, ed io sono Livia, pare che ce l'abbiamo fatta", rispose lei, e con una risata cristallina si era di nuovo abbandonata nel suo abbraccio, si erano guardati fissi negli occhi e lui le aveva dato un tenero bacio sulla fronte.
Il ghiaccio era rotto, una insospettabile passione aveva sciolto i loro timori ed ora si lasciavano cullare e trasportare da questa nuova avventura, e come due ragazzini se ne andavano in giro tenendosi per mano, ridendo per qualsiasi cosa, come se finalmente tutto il calore che avevano custodito sotto la polvere della solitudine fosse esploso alla luce del sole, nei loro abbracci e nei loro baci riversavano tutto l'amore covato e trattenuto nel giorni tristi passati in compagnia del loro silenzio.
Ogni volta che si incontravano sentivano il loro sentimento crescere, e quando dopo ore di carezze coccole e affettuosità, di allegre risate e confidenze giungeva il momento di lasciarsi, i loro occhi divenivano tristi, e appena dieci minuti dopo averla lasciata Ennio la chiamava al telefono "ciao amore come stai? mi manchi tanto" e Livia visibilmente contenta di risentire la sua voce, rispondeva con tono appena percettibile "anche tu amore, quando ci vediamo?"
Era tutto troppo bello per poter esser vero.
Ed infatti non era purtroppo sempre così, a volte frasi dette magari solo per ironia, parole buttate lì soltanto per giocare, venivano fraintese, nasceva un battibecco di perché, percome, "tu hai detto così", "io ho risposto cosà", e la loro discussione si infervorava sino a degenerare, creando un fossato di freddezza che cominciava a minare la relazione.
Così Il loro rapporto fatto di alti e bassi andava avanti già da quasi tre mesi, durante i quali nonostante una incredibile ed appagante attrazione fisica, erano venuti alla luce i primi problemi di intesa, si incontravano due tre volte alla settimana, lui si fermava qualche sera a dormire da lei, facevano l'amore e si addormentavano appagati, poi la mattina era sufficiente una sciocchezza per scatenare la gelosia di lei o la possessività di lui. D'altronde non era facile far collimare il vissuto di due persone, estremamente diverse per abitudini, per gusti ed interessi, diversi impegni sociali e famigliari, diverse amicizie.
Avevano deciso di passare un fine settimana in Norvegia, con la speranza che qualche giorno di convivenza avrebbe chiarito ad entrambi quali erano le aspettative possibili di quella unione. Ma si era rivelata una pessima scelta, un disastro sotto ogni punto di vista, tanto che al ritorno avevano deciso di interrompere quel rapporto così strano, da una parte meraviglioso per il reciproco desiderio di essere vicini, incollati, dall'altra soffocante per il bisogno di ritrovare un po' di quella solitudine a cui si erano troppo abituati negli anni trascorsi.
In questi periodi di lontananza avevano continuato a scambiarsi e-mail, messaggi e telefonate, a volte si confidavano l'assoluta sensazione di vuoto, il desiderio di rivedersi e la tristezza dello scorrere delle giornate lontani una dall'altro, ed in altre continuavano ad addossarsi la colpa delle loro incomprensioni, della impossibilità di proseguire quella storia burrascosa.
Dopo l'ennesima telefonata "chiarificatrice", come era già successo tantissime altre volte, avevano deciso di rincontrarsi e di tornare a fare i fidanzati, il bisogno di stare vicini, di parlarsi di ridere e godere ancora l'una dell'altro era troppo forte per resistere, ma dopo cinque, sei, massimo sette giorni tutto ritornava a vacillare come prima. Era triste vedere che due persone, a cui era stato concesso di vivere un bellissimo rapporto adulto e maturo, si scontrassero e si insultassero per motivi futili e sciocchi, continuando a tenere un atteggiamento impulsivo ed incosciente come due ragazzi di 20 anni.
Il rapporto si era protratto in questo continuo tira e molla per altri tre mesi e poi per altri due, fino a quando un giorno, ormai l'astio e l'acredine avevano preso il sopravvento sulla passione, il bisogno di non piangere era divenuto più forte di quello di ridere, il sereno dopo la tempesta non bastava più a colmare la loro sofferenza, e dopo un ennesimo incontro per cercare di appianare gli ultimi dissidi, lei, con una freddezza insospettabile, che le era sicuramente costata molto, aveva deciso che così non poteva continuare.
Livia si era alzata e gli aveva porto la mano dicendogli "ok, ciao, non abbiamo più nulla da dirci, non mi scrivere più, non mi cercare, non voglio più vederti, ora vai, ciao".
Il gelo e la determinazione nei suoi occhi non lasciavano dubbi, questa volta era veramente la fine, sia lei che lui, sapevano che avrebbero sofferto, ma la situazione, troppo degenerata, non consentiva ormai nessuna altra soluzione.
Ennio si alzò a sua volta, senza neanche abbozzare il cenno di un saluto, e cercando di non incontrare ancora quello sguardo, aveva aperto la porta, attraversato il giardino, ed era infine scomparso dietro il cancello inghiottito dal rumore del traffico.
Avevano entrambi riposto tutte le loro speranze in un sogno, che avevano idealizzato olre misura, senza tener conto delle loro reali aspettative, della loro natura.
Erano due animali solitari e non erano disposti a condividere la preda, anche se stavolta la preda era l'amore.