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Lupus Arcignus

Ragazzi

Come tutte le mattine Lupus Arcignus si alzò da uno strano miscuglio di foglie e rami che, con molta fantasia, poteva essere definito "letto".

La luce del giorno illuminava quella casa- caverna che aveva costruito in mezzo alla foresta dove era nato e cresciuto.

Prima di fare colazione, come un rituale, passò davanti a un bellissimo (per lui, ovviamente) quadro che rappresentava due lupus, uno di grandi dimensioni dal pelo irto e scuro e l'altro molto più piccolo, nell'atto di attaccare tre grassi porcellus in mezzo alla boscaglia. Il quadro, dipinto da Zio Lupus Pittorum, era quanto di più bello Arcignus potesse desiderare perché ritraeva la foresta natia, lo sguardo crudele del padre mentre si avventava contro i tre porcellus e infine lui con la bocca aperta e quei piccoli denti già lucidi e aguzzi.

"Che bei tempi erano quelli", stava pensando il lupus mentre cacciava indietro quella lacrimuccia che tutte le mattine cercava di scendere dai suoi occhi arrossati dall'ira, durante la contemplazione del quadro.

"Com'era bello andare a caccia con mio padre. Quanti teneri e gustosi porcellus abbiamo inseguito e mangiato. Correvo tutto il giorno e tornavo a casa, prima di sera, con la pancia piena e con tanta di quella carne da sfamare una intera famiglia di lupuschiotti".

Si potrebbe pensare che il povero Arcignus piangesse il padre da poco scomparso, ma, in realtà, la sua disperazione era dovuta al recente proclama emesso dal ministero che eleggeva il porcellus a razza protetta, vietandone la caccia e punendo tutti i lupus che non avessero osservato il divieto.

"Ancora non riesco a crederci, come farò a non cacciare più i porcellus? Però non posso rischiare di essere punito con l'estirpazione dei lupus incisivi (la pena più dura prevista dal proclama). Sarei costretto a bere brodini aromatizzati al porcellus per il resto della vita".

Con passo lento e stanco andò ad aprire la dispensa, ma vi trovò solo un grosso ragno nell'atto di tessere la tela. Il lupus si avvicinò per capire se poteva essere considerato commestibile, ma, appena vide quelle zampe curve e pelose, ebbe un rigurgito.

"Mi piacerebbe capire come può il ministero affermare che un lupus debba nutrirsi di quaglie e fagiani" e gli venne in mente quella volta che, dopo aver erroneamente addentato un fagiano maschio, dovette andare al Pronto Soccorsolupus perché una penna gli si era fermata in gola. Dopo aver fatto diventare il povero ragno modello quadro appeso alla parete, decise di uscire per andare a cercare del cibo.

Gli piaceva la foresta, l'aria del mattino era fresca e appannata da quella nebbiolina che, sostando in mezzo agli alberi, rendeva il paesaggio quasi fatato. Con le zampe toccò il morbido muschio sentendo un brivido di piacere che gli rizzò il pelo, scuro come quello del padre. Arcignus guardò gli uccelli volare di ramo in ramo, intenti a giocare con le piccole foglie, cantando a squarciagola per la luce del giorno da poco ritrovata. Adorava la natura ancora umida per la notte trascorsa e amava osservare lo scintillio che la luce del sole creava quando incontrava la rugiada.
 Si, quello era il suo regno, la sua casa, il suo mondo e nessuna legge ministeriale lo avrebbe allontanato dal quel paradiso, a costo di diventare un lupus vegetariano.

"Ciao Arcignus, come stai?".

"Ben trovato caro Lupus Anzianum, io sto bene, ma ho una fame da lupus".

"Dillo a me, l'altro giorno, preso da allucinanti crampi allo stomaco, mi sono messo a mangiare della verdura e non mi sono accorto che in mezzo c'erano delle foglioline di Angiosperme Dicotiledoni. Ho avuto tachicardia e allucinazioni per tre giorni. Pensa che sono riuscito a immaginare bella anche la mia Lupus".

"Ecco", pensò Arcignus "addio sogno di diventare vegetariano".

"Dai Arcignus, ci si vede stasera al Gran Lupus Consiglium".

"Perché si riunirà il Gran Consiglio?".

"Ma certo Arci, non lo sapevi? Al calar del sole, tutti sotto la quercia del Buon Consiglium. I tre ululati del Lupus Maestrum decreteranno l'inizio della riunione".

Dopo il saluto, Arcignus andò alla ricerca di qualcosa da mangiare. "Le quaglie non sono pennute come i fagiani" pensò "anche se per sfamarmi ne servirebbero almeno una trentina".

Finalmente arrivò sera e tutti i lupus si ritrovarono riuniti sotto la grande quercia. Arcignus si guardò intorno e quello che vide fu un ben triste spettacolo. I lupus erano diventati quasi delle ombre erranti, tanto erano dimagriti. Perfino Lupus Obesum era irriconoscibile, ma la cosa più sorprendente era che il pelo dei lupus si stava ingrigendo, perdendo quel nero lucido e famelico che contraddistingueva la specie.

"Io, Lupus Maestrum, dichiaro ufficialmente aperta la riunione. Siamo qui per affrontare una nuova crisi. Dopo il Lupusbacterium, il Consiglium deve risolvere un problema che riguarda la sopravvivenza di tutti noi".

Arcignus ricordava bene il Lupusbacterium. Praticamente fu uno strano virus, proveniente dai porcellus, che colpì parecchi lupus, riempiendo il loro manto peloso di orribili macchie rosa. Lo stesso Arcignus ne venne contagiato e, oltre a chiudersi in casa per un intero meselupus, si coprì le chiazze utilizzando polvere di carbone. Poi, dopo aver bevuto una particolare pozione scoperta da Lupus Farmacistum, le macchie sparirono.

"La situazione è nota e, guardando il vostro aspetto, direi che tutti voi state rispettando il nuovo proclama", riprese il Maestrum "Tuttavia non tutti sanno che il Gran Ministro, oltre a essere stato finanziato dalla confraternita dei porcellus per la sua corsa al potere, ha discendenze porcellesche. Detto questo io decido che la trentesima notte del corrente meselupus n. 6, esattamente nella notte di San Oreste Lupus, la squadra che ora nominerò andrà a rapire il Gran Ministro. La sua liberazione avverrà dopo il ritiro del proclama che ci ha fatto cadere nel baratro della fame più nera. La squadra sarà composta da Lupus Forzutum, Lupus Velocium e da Lupus Arcignus. Tu Arcignus terrai l'ostaggio chiuso nella tua dispensa fino a quando io stesso verrò a liberarlo. Andate e fate il vostro dovere. La riunione è sciolta".

Arcignus era soddisfatto e prima di tornare alla caverna, salutò Zio Lupus Pittorum che, da un angolo, aveva osservato e dipinto tutta la scena, convinto che il momento sarebbe diventato storia da raccontare ai posteri. Il piano andò a buon fine e durante la notte di San Oreste Lupus, il Gran Ministro venne rapito, incappucciato e portato nella dispensa di Arcignus insieme a due guardiaporcellus.
 Tutti i Lupus erano felicissimi e già pregustavano la fine di quell'orribile periodo di fame. Si poteva riaprire la caccia al porcellus e colmare le dispense drammaticamente vuote. Arcignus era contento per la missione appena svolta. Finalmente si era sentito ancora Lupus come un tempo, feroce e crudele, ma anche rapido e preciso. Suo padre sarebbe stato orgoglioso di lui e chissà che dal Lupusparadisum non avesse ammirato l' impresa cattiva del figliolo.

Tuttavia i fatti presero una piega strana e il Lupus Consiglium venne nuovamente riunito e... in tutta fretta.

"Cari Lupus giungo a voi con delle novità. Io, Lupus Maestrum ho contattato il Ministero e proposto la liberazione del Gran Ministro e delle due guardiaporcelllus in cambio della revoca del proclama. Il Presidente di tutti i ministeri mi ha risposto dicendomi che il decreto verrà ritirato, ma non sono interessati al destino degli ostaggi. Stupito dalla risposta, ho svolto alcune indagini e immediatamente ho capito il motivo: il Presidente è un lupus e negli ultimi tempi è dimagrito di dieci chili. Detto questo e in considerazione che i prigionieri sono a casa di Arcignus, stabilisco che sarà proprio il nostro compare a deciderne le sorti. Dichiaro quindi la seduta sciolta e il problema risolto. Da domani si riprenderà la caccia al porcellus".

Il Maestrum si alzò e di seguito tutti i Lupus tranne uno, Zio Lupus Pittorum impegnato a dipingere l'ennesimo capitolo della lupustoria. Lupus Arcignus era al settimo cielo e non solo per la ripresa della caccia. Tornato a casa aprì la porta della dispensa e fece brillare i bianchi denti grazie alla luce di una notte di luna piena che penetrava dalle fessure rocciose.

L'indomani si alzò dal pseudo letto e, dopo una rapida occhiata al quadro, aprì la porta della dispensa e ammirandone il contenuto, si disse: "Adoro il profumo dei prosciutti appesi e della carne fresca" e immediatamente si commosse nel vedere la stanza piena di cibo.

"Mai sfidare i Lupus" e dopo questo soave pensiero decise che era giunta l'ora di fare una abbondante lupuscolazione.

Paolo Gugnoni 30/12/2013 09:23 1082

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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