Osservo il sole coricarsi dietro la radura, mentre graffia le nuvole con i suoi taglienti raggi; non so quante volte l’ho già visto ripetersi in quel gesto, ma è da allora che i miei passi non trovano requie, probabilmente si sono persi insieme alla memoria di quando il mio cammino ebbe inizio …
Affondo le mie orme in una coltre friabile, come le ossa che scricchiolano intirizzite dal rigore del gelo… Ho fame… sento distintamente il suo morso, che nel dilaniarmi dai crampi mi smembra nello spirito. Sono stanca… Una stanchezza che, appesantendomi lo sguardo, mi addormenta il cuore e la speranza… Dove trovo la forza di cercarti ancora, di illudermi di poterti infine ritrovare, non lo so nemmeno io… eppure sono qui e la mia voce si specchia distintamente nell’eco che mi risuona intorno, una voce fatta di quiete, dove gli uccelli trovano spazio per cantare ed il fiume trova il tempo di scorrere, al passo del suo ritmo ombreggiato.
Immobile, ascolto il silenzio, un silenzio carico di segnali … Ho da tempo imparato ad interpretarli, è facile come mangiare i frutti caduti dal ramo, quei frutti così dolci e succosi dei quali adesso indovino il sapore nella delirante visione del digiuno di cui mi nutro da giorni … basta essere pazienti e saper aspettare, nella certezza che, maturando alla luce del sole, mi riveleranno la loro essenza nella chiarezza che appartiene alle più semplici Verità.
Ecco che mi arriva un intenso profumo d’aria pulita. Le narici si contraggono, aprendosi e chiudendosi per annusarne l’odore: l’alito del cielo mi parla delle sue intenzioni, lavando il vento alla fonte della Luna … adesso so … nevicherà!
Devo cercare un riparo, devo trovare rifugio prima che mi sorprenda la bufera. So bene cosa significhi affrontarla, quando i fiocchi di neve si trasformano in spilli acuminati che sferzano il manto trapassandone lo spessore per infilarsi direttamente sotto l’anima intimorita. I sintomi della paura mi si aggrappano alla pelle che, anche dopo essersi scrollata la neve di dosso, sente ancora su di sé il ricordo del brivido che ne intorpidisce il senso.
Digrigno i denti per allontanare la fame dalla mia bocca piena di indizi, ma vuota di stimoli da divorare e mentre la neve sbadiglia su rami d’argento, proseguo il mio peregrinare alla ricerca di Te.
Oggi Ti ho trovato nel gelo di un inverno senza stelle da rosicchiare, ma domani chissà che il mio sguardo non si colori delle tue calde tonalità autunnali, ammirandoti nella naturalezza con la quale la stagione si spoglia, per rivestirsi della Luce di Sempre …