Entrare in libreria per Claudia non era più intrigante come un tempo. Perdersi nell’universo di pensieri di uno scrittore, vagabondare in mondi fantastici, immergersi in storie di avventura non la stimolava più. Il titolo, la prefazione o le prime righe la scoraggiavano.
Continuava a cercare se stessa in quel vuoto assoluto, fino a che una tiepida giornata di ottobre, su uno scaffale quasi nascosto della sua libreria preferita, rimase catturata da un titolo: “ La metà che non so essere”. La scrittrice era francese, Una sola copia. Afferrò voracemente quel libro, come un affamato addenta un tozzo di pane, sfogliò le prime pagine Si affrettò alla casse a pagare. Cambiò i suoi progetti della giornata, annullò tutti i suoi impegni e si diresse verso casa. In fondo nulla era più importante da quando Fabio l’ aveva lasciata. Era stato circa due mesi prima, dopo un periodo di dolorosi incomprensioni.
Quel libro era un abito cucito su misura, Lì trovò se stessa, una donna che non sapeva amare, pur credendo di amare, lì trovò la causa del fallimento dei suoi rapporti sentimentali.
Capì che non aveva fatto altro che massacrare i suoi amori, o viceversa farsi massacrare, legandoli a un filo troppo sottile perché essi potessero non slegarsi e fuggire; capì che la sua rotta conduceva verso la solitudine, verso una sorta di anoressia mentale. Claudia non era capace di condivisione o viceversa era capace di annientamento, capì che amare vuol dire per metà non perdere la propria individualità, ma per l’ altra metà darsi all’ altro senza paletti, ammorbidirsi, riempire le voragini che allontanano.
L’ autrice francese era fautrice di una teoria che aveva denominato” teoria del baratto”. In pratica l’ autrice partiva dall’ espressione piuttosto comune di chiamare il proprio partner “ la mia meta”, Si tratta, da parte di ambedue di cedere una metà, in cambio della metà dell’ altro. Una specie di baratto. Il rapporto funziona solo ed esclusivamente se ambedue sono disposti a questo scambio in maniera quasi matematica, solo ciò non crea squilibri nella coppia. Sarebbe un errore anche cedere oltre la metà.
Chiuse il libro e poi gli occhi. Ripenso alle sue storie d’ amore. Capì che aveva ceduto troppo, o troppo poco, era stata quando vittima, quando carnefice.
Le venne in mente Giorgio; Claudia lo aveva amato follemente. Era un gentiluomo, ma in fondo un adulatore, che sapeva come corteggiarla, ma sempre incantato dai tavoli verdi. Perdeva davanti a una pallina che girava vorticosamente senza mai fermarsi sul numero che aveva puntato. Un uomo capace di regalarle cento rose rosse e il giorno successivo, farsi prestare venti euro per un taxi; un uomo che l’ aveva esasperata, capace di scommettere su tutto. Per Giorgio la vita era gioco e lo era anche Claudia in fondo. Lei era così stremata che il rapporto finì nel peggiore dei modi; all’ ennesima, furibonda lite, lei gli mise le valige davanti alla porta di casa.
Marco, era invece l’ impiegato modello, lei si divertiva ad umiliarlo in pubblico, paragonandolo al ragioniere Fracchia e facendolo sentire sempre un uomo mediocre. Aveva scambiato la sua dolcezza e sensibilità per una forma di debolezza.
Fabio, era la su dolente nota. Era un uomo pieno di fascino, che l’ aveva veramente amata, ma Claudia gli chiedeva sempre di più, era gelosa e possessiva, controllava il suo cellulare, guardava nelle sue tasche, gli telefonava continuamente durante le cene di lavoro e al suo rientro lo faceva sentire in colpa, tanto da averlo costretto a limitare i suoi impegni di lavoro. A lungo andare Fabio non resse più la situazione e la lasciò.
Claudia riaprì gli occhi e il libro che stava leggendo.