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Pugna sleale, d’angioino modo;
Clemente quarto la battaglia causa;
a Mondragone, ‘elli sbarcar di frodo;
ciascun baron tradisce, speme clausa;
cade Manfredi, cadono gli svevi;
valor continua, forza senza pausa.
Tornano, i prodi, al Ciel de’ Reami previ,
vuota è a Palermo e a Napoli, la corte;
i mori si ritrassero, almi e lievi...
solo un trapasso fu, e non la "morte":
il gaudio accolse i manni coraggiosi;
san Pietro, apre ai valenti, le alte porte;
memoria al Sati della pira io posi:
"Il re ci lascia, e noi lui seguiremo!"
Pugna ogni fante, in custodir gli sposi;
al re e a regina, in sacrificio estremo,
l’armata para i dardi dell’offensa:
" Seguito al Ben di Signoria noi semo!"
Videro i prati, di speranza immensa. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«La battaglia di Benevento fu causata dalle arringhe di papa Clemente quarto affinché Carlo d’Angiò sbarcasse a Mondragone con un esercito in armi. Clemente minacciò di scomunica i baroni delle Sicilie che avessero mantenuto parte per Manfredi, per cui, dianzi alla battaglia, i più tradirono. Rimasero gli svevi e maomettani della Basilicata, a difendere gli ideali imperiali. Si batterono con coraggio, fino all’ultimo coraggioso, fante o cavaliere che fosse. Nel rito del Sati la vedova entra nella pira funebre del marito.» |
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