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«Questa mia poesia vorrebbe essere una sorta di compendio di storia del linguaggio. Nella prima strofa sottolineo che, da quando l'umanità l'ha creato, il linguaggio ha assunto sempre più importanza, finendo col montarsi la testa... Supportato da credenze religiose (seconda strofa), esso, prima soltanto orale, fu "vestito" con l'invenzione della scrittura, che diede alle lettere i "caratteri" (terza strofa) . Fu usato da tutti, dai politici che decisero le sorti delle nazioni, dai grandi intellettuali e dalle persone più semplici (quarta strofa) . La quinta strofa allude alle lingue ora morte (latino, antico germanico, ecc.) , che però, prima di estinguersi, pensarono bene di fare tante figlie (l'italiano, il francese, l'inglese, tutte le lingue che attualmente si parlano e si scrivono nel mondo) . Per quanto riguarda l'ultima strofa, infine, so benissimo, come mi ha fatto notare in bacheca una poetessa, che anche la carta non è eterna, ma le esigenze della rima mi hanno portato a immaginare (era una poesia di "fantasia", del resto) che quelle parole si siano illuse così tanto da credere di essere diventate immortali!» |
Inserita il 30/07/2017 |
"Fummo create per facilitare
quasi tutti i contatti fra gli umani,
però poi i nostri pregi ad esaltare
ci mettemmo, con sogni sovrumani.
’In principio era il Verbo‘, ci fu detto,
e noi c’inorgoglimmo così tanto
da crederci dotate d’intelletto,
e ci paragonammo a Dio soltanto.
Ci diedero i caratteri, un vestito,
e spesso più di un significato:
fu ogni nostro apparire riverito
in tutte le contrade del Creato.
Decidemmo le sorti degli Stati,
e quelle delle umili persone,
uscimmo dalle penne di gran vati,
da bocche di donnette semplicione.
Eravamo però - ahinoi! - mortali,
ma con calma e pazienza ben facemmo
parecchie figlie a noi piuttosto uguali,
e la nostra genia non estinguemmo.
Un domani, chissà, per lui fatale,
chi ci ha creato più non ci sarà,
ma resteremo noi, nell’immortale
vita su carta, per l’eternità! " |
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