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La morte non ha occhi, ... ma ci vede.
La morte non ha orecchie, ... ma ci sente.
La morte non ha forza, ... ma possiede
il dono di un potere onnipossente!
Propaga lutti e ciò non gliene duole
per quel potere alla tragedia incline.
Decide COME, DOVE e QUANDO vuole
il GIORNO e l’ORA della nostra fine!
La falce eternamente insanguinata,
uccide giorno e notte senza sosta,
sospinta da una rabbia incontrollata
recide tutto ciò che gli si accosta!
Non ha alcuna pietà, all’improvviso
arriva e si comporta in modo truce,
ci porta via senza alcun avviso ...
e nel suo regno eterno ci conduce!
La morte è una tragedia ... lo sappiamo,
persino nel parlarne la evitiamo,
perché noi tutti assai timor ne abbiamo,
eppure, qualche volta ... la invochiamo!
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Una lirica che tratta un tema fuori dai canoni del quieto vivere, ma fa parte della simbologia finale della nostra vita, almeno così ci viene segnalata da ciò che si tramanda intorno a questa maligna figura. Un arnese che non ha pietà di nessuno, la sua azione devastatrice è sinonimo di bieca, funesta tragedia.» |
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