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La mia vita? ... E’ finita!
Non mi resta che implorare
la clemenza del Signore,
...se mi vuole perdonare
pei peccati fatti in terra:
per i vili tradimenti,
per le scuse, le menzogne,
per l’invidia, l’arroganza,
l’avarizia, l’incoscienza,
e per queste deficienze
voglio fare penitenza
per non esser condannato
alle fiamme dell’inferno,
meglio avere un posticino
riservato in paradiso
e per questo devo fare
un’esame di coscienza.
Io durante l’esistenza
nei passaggi di carriera
ho giurato pure il falso
allo scopo personale
di salir di qualche grado!
Mi vergogno per l’azione,
sono pronto a rimediare
per pagare la mia colpa,
ma pretendo la certezza
di salire in paradiso,
è la sola condizione!
Altrimenti resto ancora
a peccare sulla terra,
sino al giorno stabilito
della triste dipartita.
Mi dispiace lasciar tutto:
soldi, casa, vecchi amici,
qualche amante, la famiglia,
gli intrallazzi commerciali,
le scommesse clandestine
con i cani ed i cavalli,
ma fin quando sono vivo
faccio quello che mi piace.
Quando arrivan gli ottant’anni
è una cosa regolare
che si ha la sensazione
della fine ormai vicina!
Quel provare sulla pelle
la paura di morire ...,
non mi devo vergognare ...,
è l’istinto naturale,
non ci posso fare niente!
Non dipende dal volere
prettamente personale,
ma da quello che decide
la sentenza celestiale.
Sono sempre nelle mani
benedette del Signore,
sono un povero mortale!
......
Alla fine, belli e brutti,
brava gente e farabutti,
siamo vittime di lutti!
E’ la morte! Tocca a tutti! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Quando si arriva in cima alla scala della vita non si può salire oltre, bisogna accettare il verdetto celeste che non ammette deroghe. La nostra vita si compone di trenta mila giorni, entro i quali facciamo del bello e del brutto tempo, ma quando poi si arriva in dirittura di arrivo, purtroppo non ci resta che invocare la legge divina per chiedere perdono dei nostri peccati. E' una sorte terrestre riservata a tutti, ricchi e poveri, grandi personaggi e attori ignoti, che sul palcoscenico del mondo si sono esibiti in un percorso del tutto personale.» |
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